2. Un cuore spento

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New York - Harlem 155th Street

La maggior parte di loro ancora non aveva compreso a fondo l'essenza e l'anima di quell'antica arte cinese, eppure Jordan non aveva alcuna intenzione di arrendersi.

In piedi, al centro della piccola sala adibita a palestra, scrutò i ragazzi che si stavano allenando sui tappeti. Alcuni venivano dalle zone limitrofe, quelle dove la povertà ancora non aveva lasciato il posto alla nuova ricchezza e riqualificazione in atto da una decina d'anni. Altri dal South Bronx, separato dal distretto di Harlem solo dall'omonimo fiume.

Ragazzi di ogni età, provenienza e colore che Jordan cercava di strappare a una vita sulle strade, dove la droga e l'appartenenza a una gang sembravano l'unico destino di chi nasceva dalla parte sbagliata di un quartiere.

Non che Jordan credesse che bastassero due o tre giorni a settimana di Wushu tradizionale per imparare ad avere più rispetto di se stessi. La maggior parte dei suoi allievi frequentava la palestra solo per due motivi: l'irrisoria cifra di iscrizione, che non bastava nemmeno a pagare le bollette della luce, e l'idea malsana di ognuno di loro di trasformarsi in un moderno Bruce Lee.

In realtà quell'antica disciplina cinese, la stessa dei monaci Shaolin, oltre a essere una valida arte marziale era soprattutto uno strumento di crescita interiore, una pratica per migliorare autostima e sicurezza.

Jordan si era salvato dalla depressione e da una vita allo sbando proprio grazie al Wushu.

Non era stato semplice. Si era trattato di un percorso durato anni da quando, poco più che adolescente, aveva visto suo fratello gemello morire di overdose senza riuscire a fare nulla per poterlo salvare. Era stato come se gli avessero strappato una parte dell'anima, come se da quel momento fosse spezzato dentro, una mente e un cuore a metà.

Jordan tornò a concentrarsi sui ragazzi che lo circondavano intenti nei loro esercizi, e ricacciò indietro i ricordi di una vita che non gli apparteneva più.

Adesso, a quasi trent'anni, guardandosi nel grande specchio addossato a una delle pareti della palestra, non riusciva più a riconoscere nulla di quell'adolescente a cui era rimasto solo un padre violento e ubriacone.

L'uomo che vedeva riflesso appariva il ritratto stesso della salute: sguardo sicuro e serio, un corpo slanciato ma muscoloso, capelli corti e scuri e il viso dai tratti decisi appena coperto da una leggera barba. La disciplina del Wushu aveva scolpito il suo fisico, reso più forte il carattere, regalato una nuova vita lontana dalle strade e dato un senso alla sua stessa esistenza. Anche il percorso di accettazione della sua omosessualità si era plasmato attraverso l'applicazione quotidiana di quella pratica.

Eppure, la sua anima ancora oggi rimaneva spezzata.

Jordan non era in grado di far durare una relazione per più di un paio di settimane. Era come se il suo cuore fosse spento, inaridito, incapace di provare profondi e reali sentimenti se non per quei ragazzi che in tutti i modi cercava di strappare a un destino quasi certo di morte prematura e violenta.

Cerco ancora di salvare Phil.

Jordan scrutò ognuno degli allievi. Era consapevole del fatto di aver avviato l'attività solo con l'obiettivo di cancellare il senso di impotenza, che lo accompagnava da più di dieci anni. Se non avesse avuto anche la palestra sulla Broadway, in un quartiere residenziale con una clientela ben più redditizia, non avrebbe mai potuto continuare a tenere aperto quel buco in cui cercare di salvare almeno un'anima persa.

«Va bene, ragazzi. Per oggi possiamo fermarci. Andate a cambiarvi, ci vediamo dopodomani,» disse ad alta voce, battendo le mani due volte per attirare l'attenzione di tutti.

La Vendetta del Drago - Sangue Divino II Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora