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Tsukishima kei, 23 anni, non riusciva a decidere quale cosa fosse la più sorprendente di quelle successe quella mattina. Forse la faccia che aveva fatto sua madre quando l'aveva visto scendere in cucina: dire sorpresa era un eufemismo (le era scesa qualche lacrima ed era corsa ad abbracciare il figlio dopo avergli sorriso. Kei infondo la capiva, non era cosa normale ultimamente vederlo uscire dalla sua camera di sua volontà). O forse sorpndersi a cambiarsi, lavarsi e salire in macchina velocemente nonostante fosse in largo anticipo per lo shinkansen delle 7:00. E tutto questo solo per uno stupido messaggio mandato da un idiota che non sentiva da più di due anni. In macchina non aveva aperto bocca, e neanche guardato fuori dal finestrino, si era messo le cuffie e aveva chiuso gli occhi. La madre aveva rispettato il suo silenzio, lanciando ogni tanto qualche sguardo dolce accompagnato da un sorriso al figlio minore, che non poteva vederla.

Arrivati alla stazione, kei saluta la madre, che ricambia con un largo sorriso, scende dalla macchina ed entra nella stazione. Dà una veloce occhiata ai tabelloni, va al binario e si siede su una panchina isolata, senza mai staccare la musica.

Lo shinkansen arriva preciso come sempre.

Apre gli occhi lentamente. Dove si trova? Mette a fuoco ( per quel che può) e si guarda intorno. Ora ricorda, è sullo shinkansen, ha passato più di un'ora e mezza a dormire. Tra circa 15/20 minuti dovrebbe arrivare a Tokyo.

Ferma la musica, che era andata avanti incessante e guarda il suo riflesso nel finestrino: le occhiaie che vivono sotto degli occhi appena visibilmente rossi. Sospira, si sistema meglio gli occhiali e continua a guardare il paesaggio che scorre veloce fuori dal finestrino.

La stazione di Tokyo era esattamente come ricordava: caotica

Si diresse verso la fermata della metropolitana evitando il più possibile le persone (per quanto poteva), le mani in tasca, la musica ancora in riproduzione. Scende le scale, guarda la linea che l'avrebbe portato a destinazione, prende il biglietto e va al binario. Troppa gente. Sulle sue labbra compare un sorriso ironico: che si aspettava? Sarebbe dovuto rimanere a casa, sotto le coperte, al sicuro da sguardi non richiesti.

Chiude gli occhi e prende un respiro profondo. Appena li riapre, una porta del treno è aperta davanti a lui. Ci sale ricevendo alcuni spintoni, e si aggrappa ad una delle maniglie.

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Salvami || kurotsukkiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora