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La lama gli graffia leggermente la pelle, mentre si passa delicatamente il rasoio sul viso per rasarsi quella mattina. Di solito non lo fa. Ha smesso da tempo. La sua schiena ha vissuto abbastanza anni ormai per poter reggere il peso della rasatura ogni giorno. 

Oggi è diverso, però. Deve andare a leggere per lui. Non è difficile scegliere cosa mettere. Era stato lui a regalargli quella camicia nera, dicendo che con i pantaloni marrone chiaro sarebbe stata perfetta. 

I capelli, una volta molto più lunghi, sono ancora ricci e folti nonostante i suoi 80 anni. E sa che per lui sono sempre stati un'incredibile attrazione al naturale, con una testa scompigliata di chi ha amato prima di dormire. Li lascia come sono e poi, molto lentamente, si dirige verso la sua stanza. Il libro ben stretto nella mano destra e premuto contro il cuore, in un gesto quasi inconsapevole.  

È seduto vicino alla finestra, dove si può vedere uno splendido lago, sul quale stanno volando alcuni uccelli che non riesce a distinguere. 

Non riesce a dire nulla mentre la prima luce del mattino risplende sulla pelle ancora abbronzata dell'uomo che ha amato per tutta la vita. Harry si schiarisce la voce, restando sulla porta per evitare di invadere lo spazio personale dell'uomo seduto davanti a lui. 

Si gira e lo guarda. "Salve, posso aiutarla?" 

Fa male. Dover mandare giù tale mancanza. Sente il vuoto ad ogni respiro, ma non può farci nulla. Non è più lì. Solo Harry sa come farlo tornare. 

"Sono venuto a leggere per te, ricordi?" dice il riccio con gentilezza "Margaret dovrebbe avertelo detto"

Ad Harry si spezza il cuore nel vedere la confusione nel viso dell'uomo. Non può farci niente, però. Può solo stare a guardare mentre il suo cervello lo porta sempre più lontano da lui. 

"Certo, devi essere... uhm, Harold?"

Harry sente il cuore sprofondare sotto le scarpe. Non è il suo nome, ma lo chiamava così quando tutto era più facile, ma anche fin troppo complicato. 

"Si, sono io" sorride, dolcemente "Posso accomodarmi?"

La parte più dolorosa della loro separazione , è sicuramente dover guardare mentre il suo cervello smette di funzionare. Ogni giorno è peggio e ogni giorno Harry vive con la paura che non torni più indietro. Che si scordi di tutto quello che hanno dovuto passare per l'amore dell'altro. 

Harry non si lascia scoraggiare dal silenzio dell'uomo e si siede comunque sulla sedia accanto a lui. 

"Allora, dove eravamo rimasti?" chiede retoricamente "Ah si, al luna park."

Egli sbircia nel quaderno che ha aperto sulle ginocchia ed è orribile vedere che non sembra capire che l'inchiostro su quelle pagine gli appartiene. 

"Sei comodo?" chiede Harry, senza allungare la mano come faceva di solito. 

L'uomo accanto a lui annuisce, stringendosi di più nella coperta che ha sulle gambe. 

"Bene" sospira "Era l'estate del 1938 e Harry lavorava già tutti i giorni per 40 centesimi l'ora...





Harry Styles non era mai stato un tipo di molte parole. Non era neanche il genere di persona a cui piaceva passare del tempo in compagnia. Nonostante ciò, era amico di Niall Horan. Probabilmente il ragazzo più sociale di Dover. Si erano conosciuti al porto, dove lavoravano allo scarico e alla consegna delle merci. Erano esattamente l'opposto l'uno dell'altro, ma per qualche strano motivo andavano d'accordo. 

Quella sera si erano trovati al luna park costruito sul molo e fu quella sera la prima volta che lo vide. Era seduto con Sarah, la ragazza di Niall, sulla ruota panoramica. 

I'm always gonna hear your nameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora