30.06.2018 - Uno strano hobby

1.8K 72 9
                                    

È stato Metin, mio grande amico d'infanzia e avvocato dell'azienda, a dirmi della malattia di mio padre. Tutti sanno che il signor Aziz è partito per una lunga crociera rilassante, ma la realtà è ben diversa. Mio padre ha una brutta infezione ai polmoni e i migliori medici in questo campo si trovano a Cuba. Ecco cosa farà realmente il signor Aziz, partirà per andare a curarsi.
Metin non ha saputo tenere riservata la confessione di mio padre relativa alla reale motivazione della sua partenza. Ha ritenuto che fosse giusto parlarmene, forse per darmi un motivo in più per restare ad Istanbul a gestire gli affari di famiglia.
Io adesso conosco la verità, ma dovrò mantenere a mia volta il segreto con tutti, amici, dipendenti e persino con mio fratello. Soltanto io e Metin conosciamo la verità, e ovviamente neppure mio padre sa che io la conosco.
È sempre dura non poter essere sinceri, per uno come me che detesta le bugie e gli inganni...

Arrivo di buon mattino in azienda. Mi dirigo verso Sanem, intenta a parlare con Güliz, e le chiedo di portare nel mio ufficio i documenti delle campagne pubblicitarie degli ultimi tre mesi.
Dopo pochi minuti trovo Sanem alla soglia del mio ufficio, arrivo di spalle e lei, non vedendomi e non aspettandosi la mia presenza, si spaventa e le cadono sul pavimento tutte le cartelline. Mi è sembrato di vivere un deja-vù. Mi sto abituando all'idea di farmi trovare alle spalle di Sanem. Ad essere onesto mi diverte vedere la sua reazione di paura non appena si accorge della mia presenza.
Aiuto Sanem a raccogliere le cartelline da terra e mi accorgo che nella sua mano sinistra, sul palmo, c'è scritto qualcosa. Le prendo la mano, leggo e scopro due nomi: Ahmet e Mete. Le chiedo di cosa si tratta. Lei risponde dicendo frettolosamente che è un suo hobby. Che insolita ragazza! Un hobby?! Scrivere due nomi maschili sul palmo della mano? Che tipo di hobby è mai questo? Sanem comunque aveva contagiato anche me, perché quelle cartelline, malgrado volessimo posarle sulla scrivania, continuavano a cadere.

Dopo un po', mentre ero intento a leggere con attenzione le cartelle, arriva Sanem, con in mano un panno e uno spray detergente, e mi dice di voler pulire le cartelle, perché a suo dire erano impolverate. La lascio fare, ma continuo a ripetere nella mia testa: "Che insolita ragazza!". Perché mai viene nel mio ufficio con l'idea di voler pulire le cartelle?!
Prima ancora che finisse le chiedo di fare una fotocopia di un documento e scopro che Sanem non ne è in grado. Le dico di lasciarsi aiutare da Güliz, ma Sanem, ancora una volta, mi sorprende. Con una tenerezza e una purezza da bambina, piccola e indifesa, mi dice di non volersi fare aiutare da Güliz, mi racconta che in ufficio viene presa in giro da tutti, le danno continuamente dell'incapace. Io che detesto i comportamenti di questo tipo cosa potevo fare se non aiutarla, se non spiegarle come usare la fotocopiatrice?
In ufficio i dipendenti mi guardavano con aria stranita. Probabilmente pensavano: "Il signor Can scende a questo livello? Il signor Can anziché farsi aiutare, aiuta Sanem? La "tuttofare"?" Vedevo i loro sgaurdi allibiti e ad essere sincero mi divertivano molto.
Perché non avrei dovuto aiutare Sanem? Io non sono quel tipo di capo che sta al di sopra dei suoi dipendenti, insieme creiamo un team e fintanto che ci sarò io a dirigere l'azienda nessuno dovrà sentirsi escluso o sottovalutato.

Giunta sera, all'orario di chiusura becco nuovamente Sanem nel mio ufficio, con la sua borsa in spalla, pronta per rincasare. Le chiedo se ha bisogno di qualcosa e lei molto premurosamente si offre di mettere a posto le cartelline. La ringrazio, ma le dico che non ho finito di leggerle tutte, perciò le porto a casa con me. Sanem, anziché salaturmi, rimane ferma dinanzi a me...

La conosco solo da due giorni, ma non riesco a capire questi suoi atteggiamenti così strani. Non capisco se si sente impacciata qui al lavoro, oppure se è semplicemente molto timida. Certamente col tempo imparerò a conoscerla.

In realtà mi chiedo io stesso come mai mi ritrovo a scrivere di Sanem in questo diario.
Ho deciso di iniziare a scrivere i miei pensieri e a descrivere le mie giornate perché qui ad Istanbul mi sento tremendamente solo. In giro per il mondo avevo le montagne, gli alberi e la natura a cui rivolgere i miei pensieri, le mie ansie e le mie paure. Un solo sguardo al cielo mi faceva sentire compreso e ascoltato. Adesso sono circondato da automobili e da palazzi, un caos frenetico che non mi fa sentire a casa, un'aria che non mi appartiene e che non sa di libertà, la mia amata libertà.

Il profumo di Sanem - Diario di Can Divit Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora