Capitolo 5

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  • Dedicata a Harry
                                    

La mattina seguente Louis si svegliò e iniziò la sua solita routine. Non aveva voglia di alzarsi, era sdraiato sul letto a cazzeggiare con il cellulare fino all'ultimo. Poi scivolò fuori dalle coperte, aggiustandosi velocemente i capelli e mettendosi un paio di skinny jeans neri e una maglietta bianca.

Scese le scale, prese una banana e la sbucciò, prendendone un morso mentre suo padre faceva le uova.
Fortunatamente lavorava molto, ma le mattine di solito era libero. Era imbarazzante vivere con lui, ma si stava lentamente abituando e i due cominciavano a prendere confidenza.
“Hai mai avuto un giorno libero?”, chiese Louis curiosamente, finendo le sua banana e buttando la buccia nel cestino, pulendosi le mani nei jeans; non aveva voglia di prendere i tovaglioli che era lontani sopra al frigo.
Suo padre scosse la testa tristemente e mise le uova nel piatto. Si sedette di fronte a Louis e gli disse con un'espressione esausta: “No, lavoro a tempo pieno tutti i giorni. Ma sono libero il natale e volendo posso prendermi dei giorni di pausa.”
“E perché non lo fai?” continuò Louis, aggrottando le sopracciglia non capendo perché le persone non si prendessero dei giorni di ferie se ne avevano la possibilità. Lui era pigro in tutto, tranne negli sport.
Suo padre fece spallucce, “Non ne ho motivo. È quasi ora che tu vada, vuoi qualcosa da bere prima?”
Louis scosse la testa e scollegò il cellulare dal caricabatterie, uscì di casa e fu felice di incontrare Cassidy. Si precipitò verso di lei, picchiettandole la spalla facendola voltare.
“Louis! Come sta il mio bi-amico?”, esclamò felice.
“Sei delusa che non sia completamente gay? So che alle ragazze piace avere amici gay, ma non preoccuparti. Mi piacciono di più i ragazzi comunque” la rassicurò, sobbalzando quando ricevette una gomitata dalla ragazza.
Hey, era forte.
Mentre parlavano un po' camminando, Louis riconobbe una famigliare testa dai capelli ricci dall'altra parte della strada.
Harry aveva una borsa grigia sulla spalla, sorreggendola con le sue mani sorprendentemente grandi. Indossava dei pantaloni neri stretti e una camicia, anch'essa nera, aderente perfettamente al suo corpo. Infine aveva un paio di stivali ai piedi, e gli stavano molto bene.
Louis sentì un improvviso bisogno di parlargli quindi guardò a destra e a sinistra prima di attraversare la strada, sentendo Cassidy seguirlo e ignorando la sua espressione confusa. Prima che potesse avvicinarsi all'altro ragazzo, però, lei gli strattonò il braccio e lo fece indietreggiare.
“Che cazzo stai facendo?” ansimò piano, assicurandosi che Harry fosse a distanza di sicurezza, non volendo che la sentisse. “Vuoi farti uccidere? Quel ragazzo ha assassinato qualcuno!”
Louis sbuffò, “No, davvero? Pensavo fosse stato arrestato per aver rubato dei giocattoli!”
“Non scherzarci. So che sei nuovo di qui ed è per questo che cerco di proteggerti. Harry Styles non è qualcuno con cui normalmente uno vorrebbe parlarci e esserci amico. Ascoltami e prendi le distanze da lui”, disse trascinandolo indietro e riprendendo la loro camminata a scuola.
Anche se apprezzava la ragione dietro quel gesto, Louis pensò che tutti giudicassero Harry senza dargli neanche una possibilità. Se solo provassero ad ignorare la parte dell'omicidio, forse il riccio poteva aprirsi e rivelarsi una bella persona. Ma ovviamente questa generazione era piena di testardi.

Quando arrivarono a scuola c'era una folla di gente che gridava e si ammassava vicino ad un armadietto.
Louis si precipitò verso quella direzione, curioso di sapere cosa stava succedendo, e vide un ragazzo urlare a Niall, spingendolo contro l'armadietto. “Quindi tu c'entri qualcosa nell'omicidio, uh? Bene, cosa succederebbe se ti uccidessi qui e ora?!”, lo derise.
Ma, prima che toccasse di nuovo l'irlandese, il suo pugno fu intercettato e spostato dietro alla sua schiena e la faccia sbattuta contro il freddo metallo dell'armadietto; Niall cadde a terra con un gemito di dolore. Harry sussurrò cupamente nell'orecchio del bullo, “Non. Osare. Toccarlo.”
Il ragazzo annuì freneticamente, come se si fosse appena pisciato nei pantaloni, e il riccio lo mollò, voltandosi verso la folla con sguardo sprezzante, facendo allontanare tutti con la paura che potesse fare loro del male.
Louis non si mosse.
I suoi occhi incontrarono quelli di Harry, che lo guardava inespressivo. Sembrava quasi che lo stesse sfidando ad andarsene o ad avvicinarsi e parlare. A Louis le sfide piacevano, le trovava interessanti e trovava molto interessante anche il riccio.
Niall però si alzò e disse qualcosa all'orecchio dell'amico, che ruppe il contatto visivo e annuì, allontanandosi con il biondo nel corridoio. Louis li fissò per un momento, girandosi poi per andare in classe.
Se si fosse voltato a guardare indietro avrebbe visto anche Harry girarsi.

-

La scuola era dura per Louis. Faceva fatica a concentrarsi, ma comunque riusciva ad avere i voti tra B e C. Era raro che prendesse una A a meno che non fosse in inglese, perché era davvero bravo a spiegare e descrivere le cose, specialmente dare opinioni visto che amava parlare e discutere nei dibattiti.
Era strano avere Harry nelle lezioni di quella materia, visto che non era mai felice.
Quando gli chiedevano di esprimere un parere su una cosa, sembrava sempre odiarla. Il che lo rendeva ancora più interessante agli occhi di Louis.
Perché Harry era arrabbiato per qualcosa e lui voleva scoprirla.

Nell'ora di ginnastica Louis si andò a cambiare negli spogliatoi, sobbalzando quando qualcuno gli picchiettò la spalla e sospirando di sollievo vedendo Liam, “Heya.
“Non avevi ginnastica ieri? Non ti ho visto”, commentò l'altro ragazzo togliendosi la maglietta; Louis fu sorpreso di quanti muscoli avesse. Liam non sembrava un tipo atletico, ma invece aveva un bel corpo.
“Non avevo ancora preso la tuta, l'ho avuta solo oggi”, scrollò le spalle in risposta, appoggiandosi al muro mentre aspettava l'altro.
Liam annuì e, una volta cambiato, entrarono in palestra e si misero a gruppi a fare gli esercizi. Louis era con ragazzi che non conosceva, e che probabilmente non voleva conoscere.
Poi, poco dopo aver iniziato il riscaldamento, sentì una porta aprirsi e vide Harry entrare dentro senza la tuta. L'insegnante di ginnastica gli si avvicinò, rimproverandolo per non essersi cambiato e facendolo sedere in una panchina. Il riccio non sembrò arrabbiato, ma sollevato,
“Hey, ragazzo nuovo, concentrati!”, disse un ragazzo a Louis, sventolandogli la mano davanti e ringhiando, “Non voglio finire nei casini perché non stai facendo gli esercizi, idiota.”
Louis strabuzzò gli occhi, volendo rispondere a tono ma girandosi, invece, a guardare Harry ancora una volta, sorridendogli appena quando quest'ultimo posò gli occhi su di lui.
Non ricambiò il sorriso, ma solo uno sguardo feroce.
Louis tornò ad allenarsi.

Quando si sciolsero i gruppi e tutti furono liberi di fare quel che volevano, Louis camminò un po' in giro con Liam e i suoi amici, non prestando attenzione a ciò che dicevano. Continuava a fissare in direzione di Harry; la voglia di andare a parlargli era di nuovo presente.
E quindi lo fece. Ignorò Liam quando gli chiese dove stesse andando e si avvicinò al riccio, che ora era appoggiato ad un muro con le mani nelle tasche. Ma come ci entravano?
Fece spazio ad un sorriso nel suo volto andando di fronte a lui, che era qualche centimetro più alto.
Harry lo fissò con occhi di ghiaccio.
“Hey, sono Louis.”
Il riccio non rispose, alzò solo un sopracciglio come a voler dire “E a me che importa?” e Louis ridacchiò, “Puoi parlarmi, sai? Sono venuto qui per questo.”
“Louis, non lo provocare”, Liam comparve improvvisamente dietro di lui, poggiandogli una mano sulla spalla e cercando di trascinarlo via.
Il più basso sbuffò, “Sto solo parlando, che palle.”
“Non parlare al pazzoide, è pazzo”, Liam ridacchiò come se Harry non potesse sentirlo anche se gli era di fronte.
Il riccio lo ignorò e si rivolse a Louis, “Ti consiglio di ascoltarlo.”
“Oh, e perché?”, il più basso lo guardò con interesse, avvicinandosi di qualche passo a discapito degli avvertimenti di Liam.
Harry si raddrizzò, aumentando la differenza di altezza e disse: “Perché, in caso non l'avessi sentito, sono pericoloso."
“Non ho paura di te”, Louis sogghignò divertito.
Non trovava Harry intimidatorio. Certo, aveva dei bei bicipiti, ma era tutto lì. Non aveva molti addominali e le sue gambe erano praticamente degli stecchini. Se avesse dovuto, sarebbe riuscito facilmente a tenergli testa.
Con sua sorpresa, gli occhi del riccio si incupirono e lui si chinò, sussurrandogli nell'orecchio. “Beh, dovresti averne.”
E con questo, il ragazzo misterioso si allontanò di nuovo verso le panchine e Louis si assicurò di guardarlo con nonchalance.
Poteva ancora sentire il suo respiro contro di lui; ora non l'avrebbe decisamente lasciato andare via.

Dangerous (larry AU // italian version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora