UNO.

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Jimin aveva bevuto troppo. Aveva lo sguardo offuscato e si sentiva le gambe molli.
Jungkook era sparito non so dove e, sebbene avesse promesso di tornare in un istante, di lui non vi era ancora traccia.
Appoggiato al tavolo da ping-pong Jimin ascoltava in silenzio il gracchiare delle rane. I lago era uno specchio d'acqua scura, un affascinante spettacolo notturno.
Una leggera brezza lo fece rabbrividire e stringere ancora di più nella coperta che aveva appoggiato sulle spalle.
Il cielo era limpido e nel giro di un mesetto sarebbe arrivata l'estate, ma la sera era ancora fresca, specialmente in montagna.
"Jimin-ssi, ho trovato la palla!"
Jungkook emerse dalla casetta galleggiante con una palla da calcio in mano.
Aveva i capelli scompigliati e un sorriso smagliante stampato sul volto. Il maknae era perfettamente sobrio e, a differenza di Jimin, era ancora completamente sveglio nonostante fossero le tre del mattino e avessero già corso come dei disperati sul prato per ore prima.
"Hyung, prendila al volo! Ti sfido a recuperarla e ad arrivare in camera mia prima di me!"
Le urla di Jungkook erano così forti che si chiese come mai Jin-Hyung non fosse ancora emerso dalla tenda per fargli la predica.
Jimin aveva un debole per le sfide, per cui, nonostante la stanchezza, decise di accettare.
"Vai Jungkookie, sono pronto!"
La palla arrivò precisa precisa vicino al campo da ping-pong su cui era seduto. Jimin fece giusto in tempo ad accucciarsi per afferrarla quando si sentì spingere e strattonare al tempo stesso.
"Jungkook non vale barare!!"
Sentì l'eco della sua risata mentre sbatteva la schiena per terra, la palla preziosamente custodita tra le sue braccia. Quella piccola peste...
Recuperò la ciabatta che era volata qualche metro più avanti e corse verso la stanza del più piccolo. Una volta arrivato, però, la trovò chiusa.
"Jungkook apri la porta, hai vinto." Nessuna risposta.
"JK, ho detto che ti cedo la vittoria e che hai diritto ad esprimere tre desideri, ora puoi farmi entrare? Non mi reggo in piedi."
La maniglia si abbassò di scatto, facendo perdere l'equilibro a Jimin, che si ritrovò a sbattere contro due guantoni rossi.
"Quali sono i tuoi desideri?" Chiese. Ma Jungkook era troppo impegnato a far finta di utilizzarlo come sacco da box.
Jimin si fece spazio tra il maknae e la porta ed entrò, per poi lanciarsi di schiena sulla zanzariera a cupola che serviva da protezione contro gli insetti.
"No Hyung!" Jungkook non riuscì a fermarlo, ma fortunatamente la rete non si spaccò, si piegò soltanto.
Le risate di Jimin riempivano la stanza e Jungkook non poté fare a meno di guardarlo con dolcezza. Chiuse la porta, si tolse i guantoni e si avvicinò al maggiore che stava ancora abbracciando la palla come se fosse la sua ancora di salvezza.
"Vuoi sapere il primo dei tre desideri Hyung?"
Jimin annuì senza proferire parola, ancora spalmato sul letto.
"Voglio un bacio."
Jimin annuì di nuovo. Con lo sguardo annebbiato finalmente spalancò le braccia e afferrò Jungkook per il lembo della felpa.
"Vieni qui." Sussurrò.
Jungkook non se lo fece ripetere due volte.
Aderì al corpo di Jimin come una seconda pelle. I loro visi così vicini da poter respirare l'uno l'aria dell'altro. Il suo profumo lo faceva impazzire, sapeva di pesca.
Jungkook sfiorò il naso di Jimin. Le braccia appoggiate al materasso facevano da cornice al volto del più grande.
"Acconsenti così? Senza nessuna obiezione, senza ridermi in faccia? Si vede che sei proprio ubriaco Huyng."
Jimin infilò le mani sotto la felpa di Jungkook. Indugiò appena, dopodiché si fece strada oltre la maglietta nera. Percepì i brividi sulla schiena di Jungkook con la punta delle dita mentre saliva e scendeva, sfiorandolo lentamente.
"Una promessa è una promessa. Cosa avevamo detto prima di cena? Che al termine della serata, se mi avessi battuto, ti avrei concesso tre desideri. Puoi usarli tutti adesso, oppure un po' alla volta, per me è indifferente. Ciò che conta è che: innanzitutto sono un uomo di parola e che, in secondo luogo, ma non per questo meno importante, non riderei mai di te Kookie."
Jungkook sbatté le palpebre commosso e sopraffatto dalle emozioni.
Dio. Lo amava, lo amava con tutto se stesso ormai da tempo ormai e nascondere i suoi sentimenti andando avanti era diventato davvero difficile, quasi doloroso.

~~~~~~~~~~~

Nel corso degli anni aveva sviluppato una sorta di connessione preziosa e speciale, un legame inscindibile con Jimin.
Se gli avessero detto che sarebbe finita così, ai tempi del loro debutto, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere.
Jimin era lo Hyung più facile e più difficile con cui interagire.
Era esageratamente appiccicoso nei suoi confronti e diceva sempre un sacco di cose smielate che lo mettevano in difficoltà.
Jungkook era un ragazzo timido, per cui apprezzava attenzioni di questo tipo, ma al tempo stesso, le medesime attenzioni, lo facevano sentire leggermente a disagio.
Sapeva di piacere a Jimin e questo lo rendeva felice. Era sempre stata una persona semplice e la sua filosofia di vita era: mi piacciono le persone a cui piaccio.
Ma quello Hyung lo faceva stare sempre sotto ai riflettori e gli altri membri finivano costantemente colprenderli in giro urlandogli dietro di prendersi una camera.
Per questo, per un po' di tempo, decise di evitarlo e addirittura di trattarlo male. Lo rifiutava, lo spingeva, lo escludeva. Eppure Jimin tornava sempre.
Finché un giorno non tornò più.
E quello fu definitivamente il punto disvolta della loro relazione.

Jimin iniziò a comportarsi come lui per primo aveva fatto, concedendo le sue attenzioni agli altri cinque membri, ma non lui. Scherzava e rideva addirittura anche con componenti di altri gruppi alle premiazioni, ma mai, mai più con lui.

Una sera, in studio, frustrato, Jungkook esplose.
Erano rimasti solo loro due, gli altri erano già andati via da ore ormai.
Jimin si stava preparando un tè caldo quando sentì un tonfo in sala registrazioni. Jungkook stava prendendo a calci tutto quello gli si parava davanti.
"Jungkook sei impazzito? Cosa stai facendo?!"
"Lasciami stare!"
"Non osare urlare con me! Si può sapere cos'hai? Sono giorni che ti comporti in modo strano!"
Jimin cercò di afferrare la mano di Jungkook ma il suono di uno schiaffo risuonò nella stanza.
"Non mi toccare."
Jimin spalancògli occhi e si portò la mano al petto. Non era tanto la ferita in sé a fargli male quanto più l'atteggiamento del più piccolo nei suoi confronti. Un misto di rabbia e tristezza si fece spazio nel suo cuore e con la voce più tagliente di una lama mise fine alla discussione.
"Jungkook, io me ne vado. Hai qualche problema? Non mi importa. Vuoi semplicemente comportarti da stronzo?Va benissimo. Ma non pensare di potermi trattare in questo modo come se nulla fosse."
Jimin prese il borsone, la giacca ed uscì sbattendo la porta.

🐤🧡🐰🌙🪐✨🌟🌈

Hi cuties!💌
Grazie infinite per aver dato una possibilità a Don't Leave Me! Ve ne sono infinitamente grata. Questa ff è nata semplicemente perchè, dopo aver visto In The Soop, ho sentito l'esigenza di descrivere a mio modo l'episodio in cui, appunto, Jimin, dopo aver bevuto troppo, ha demolito la zanzariera di JK. Spero che vi piaccia. Chiedo in anticipo perdono per eventuali errori. È la prima volta che scrivo qualcosa, per cui siate clementi, con amore, alla prossima.
Mimi 🐾

Don't Leave Me | JIKOOK ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora