Denial

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"This isn't happening, this can't be happening."

La suaprima reazione era stata l'incredulità. Non aveva nemmeno capito il peso diquelle parole, il giorno di dicembre in cui le aveva sentite. Per poco non si era messo a ridere, con un'ondata di energia che gli attraversava tutto ilgiovane corpo. Era come quando, poco prima di un temporale, si sente l'elettricità nell'aria: l'umidità così leggera che si prepara ad appesantirsi tutta d'un tratto, riversandosi sulla terra sottoforma di acquazzone. Si era quasi aspettato di vederlo entrare in classe, la mattina dopo, con la borsa in spalla colorata da tutte le spille che ci aveva appuntato. Gli aveva raccontato che ne comprava una ogni volta che andava in un posto nuovo. Mentre parlava lui non gli prestava molta attenzione, tentando di ascoltare la lezione. Successivamente avrebbe desiderato con tutto sé stesso di aver tenuto a mente, almeno nell'angolo più remoto della sua memoria, uno di quei luoghi, per poterlo visitare e ricordarsi di lui. Nonostante non si fosse presentato alla lezione, lui l'aveva cercato dappertutto: nei corridoi ogni singolo volto sembrava il suo ma, allo stesso tempo, nessuno ospitava il sorriso che l'aveva fatto innamorare di lui. Gli aveva perfino scritto un messaggio, la sera, illudendo sé stesso che si fosse preso solo un'influenza e che magari gli avrebbe chiesto i compiti assegnati quel giorno. Quando sua madre gli aveva chiesto come stesse, lui non aveva risposto.

Grief (TsukkiYama Short Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora