Il cuore mi stava scoppiando, avevo paura, tremavo e cominciai a sudare.
-Ti va di divertirti un po'?- non sapevo chi era ma capii che era ubriaco dal suo puzzolente alito. Era piú alto di me nonostante portassi i tacchi, e piú forte, cercavo di divincolarmi ma invano. Lui era troppo forte e troppo vicino per i miei gusti. Cercai di rifilargli un calcio ma lui anticipò la mia mossa e mi bloccò le gambe. Non sapevo cosa fare.
Si leccò le labbra che poi portò sul mio collo lasciando umidi baci. Mi vennero i brividi per il disgusto, cercai ancora di sfuggire ma non ci riuscii, cominciai a chiedere aiuto ma nessuno prestava attenzione a noi , erano occupati a fare altro, e forse la musica era fin troppo alta affinché mi sentissero. Nessuno mi avrebbe salvata, cominciò a mancarmi l'aria. Vidi le sue disgustose labbra che si stavano avvicinando alle mie, ma scostai il capo in tempo. Spinse con piú violenza contro il mio corpo, con una mano stava salendo lungo una coscia e l'altra mi teneva la testa ferma.
Tutto stava cominciando a girare, ma questa volta non c'entrava l'alcool, ma la paura. Volevo piangere, scappare, ma non potevo, ero bloccata. Avrei dovuto dare ascolto a mia madre e non venire, ma d'altronde io non riuscivo mai a fare una cosa giusta. Tutto quello che facevo io e per quanto mi impegniassi era sempre sbgliato. Io ero uno sbaglio.
Improvvisamente i miei polmoni si riempirono d'aria. La paura era scomparsa. Ci volle qualche secondo per capire cosa stava succedendo. Mi girai e capii. Lo sconosciuto era a terra con il naso sanguinante e un labbro spaccato.
-E non voglio rivederti mai piú- Ringhiò il suo aggressore, non riuscivo a capire ancora chi era che mi aveva aiutata. Ma chiunque fosse stato gli sarei stata grata.
-ok!ok!-sembrava davvero spaventato, si alzò da terra e cominciò a barcollare verso l'uscita.
-Tutto bene?-chiese con voce roca, si girò e capii chi mi aveva liberata. Era Harry. Senza il tempo di rendermi conto cosa stessi facendo allacciai le braccia al suo collo e lo abbracciai cosí forte che ebbi paura di fargli del male. Cominciai a piangere contro la sua spalla, stavo sfogando tutte le emozioni di prima e non riuscivo a fermarmi, io non ero una che piangeva molto davanti alle persone, ma per qualche strana ragione quel giorno mi ero trasformata in una fontana.
-Va tutto bene!- mi accarezzò dolcemente la schiena e mi abbracciò. Un profumo di fresco e menta mi invase le narici e mi tranqullizzò. Stranamente mi sentivo al sicuro fra le sue braccia. Simisi di piangere e arretrai di qualche passo per potergli parlare.
-Grazie- era già la seconda volta che mi aiutava nell'arco di un'ora. Volevo andare a casa, ma non voloevo che Zayn perdesse la festa a causa mia.
-Vieni! Andiamo a cercare tuo fratello.- no, mio fratello non lo doveva sapere, non volevo che si preoccupasse per me. Ormai il peggio era passato. Ora avevo bisogno solo di riposo.
-No ... Meglio di no, non voglio che si preoccupi per me. Ora chiamo i miei e vado a casa!-
-Come vuoi tu-
- Mi potresti dire dov'é il bagno perfavore?-dovevo sciaquarmi il viso e chiamare i miei genitori, e in quella stanza c'era troppo casino per farlo.
-Certo , vieni con me-prese la mia mano e si fece spazio fra la folla di persone che era rimasta ignara di quel che era successo poc'anzi. Salimmo le scale e mi indicò una porta alla mia sinistra.
-Quella é la mia stanza ! Dentro c'é un bagno. É più sicuro che tu vada la!- non era poi cosí cattivo come ragazzo. Era solo un puttaniere. Ma gli ero grata per avermi aiutata.
-Grazie-lasciò la mia mano ed entrammo. La stanza era gigantesca, aveva un armadio e un cassettone e sul muro c'era una televisione enorme. Alla mia destra c'era il letto matrimoniale, non osai nemmeno immaginare cosa ci facesse sopra. Si accorse che stavo fissando il letto e come se potesse sapere cosa pensavo disse:
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Sad Beautiful Tragic Love
Fiksi PenggemarConosci Il mio nome, ma non la mia storia. Hai sentito cosa ho fatto, ma non cosa ho passato. Sai dove sto, ma non da dove vengo. Mi vedi ridere, ma non sai come ho sofferto. Smettila di giudicarmi. Sapere come mi chiamo non significa conoscermi. A...