1 O N E

57 1 0
                                    

Come sopportare il nuovo inquilino.


Stavo ritirando la mia valigia al ritiro bagagli e tutto quello che pensavo era la frase che zio Freddie mi aveva detto prima di partire "Ho affittato il tuo appartamento ad un ragazzo, è simpatico quindi non credo che ci siano troppi problemi a dividerlo per un breve periodo".

In quel preciso momento avevo iniziato a strillare come una gallina giuliva in mezzo all'aereo con  tutti i passeggeri che mi guardavano male.

-Un coinquilino? Perché mai avresti dovuto affittare il mio appartamento zio?- avevo detto prima che l'assistente di volo mi si avvicinasse chiedendomi di abbassare la voce e spegnere il telefono.

Non avevo ricevuta risposta e per le sette ore successive di volo questa domanda mi era rimasta in testa.

Mio zio mi aveva assicurato che fosse un ragazzo delizioso e dolce ma, a parere mio non lo sarebbe stato.

E' anche vero che il mio carattere troppo spigoloso e cattivo alle volte non mi aiuta a fare amicizia, ma questo non significa che gli altri siano tutti buoni e io sono la scontrosa. O forse sì?

La mia valigia pesava una tonnellata e non riuscivo a trasportare tutto quello che avevo.

Avevo appena finito il mio ultimo anno all'università in Colorado di Managment e Organizzazione di eventi, e adesso ero pronta a tornare in Inghilterra dove mi avevano assunto in una casa discografica come stagista temporanea e speravo con tutto il cuore che fossi diventata poi segretaria fissa o anche qualcosa di più, perché altrimenti non avevo un piano B che potevo sfruttare.

Le porte scorrevoli si aprirono mentre passavo con due valigie piccole e due grandi, una decina di buste e bustine e uno zaino grande sulle spalle, e un uomo sulla cinquantina, con i riccioli mori e occhi di un verde smeraldo mi corse incontro urlando.

-Zio Philiph!!!- gridai, i passeggeri che uscivano mi guardarono di nuovo male.

-Tesoro mio! Come è andato il viaggio?- mi chiese tutto allegro.

-Zio Freddie non è venuto?- chiesi, mi aspettavo lui all'aeroporto, così avrei sistemato le cose subito e non una volta che fossi stata faccia a faccia con quella specie di acaro del ragazzo a cui aveva affittato la mia casupola.

I miei genitori erano morti quando ero piccola e i miei zii, coppia gay, ma meno gay che conosco, mi avevano preso sotto la loro ala facendomi crescere grande e forte.

Sembra quasi una pubblicità di una merendina Kinder, il che è molto esilarante.

-No Freddie è dovuto andare a casa di Charlie a sistemare delle carte visto che adesso dividerete la casa- mi sorrise ma io lo guardai male.

Charlie, bene; il piccolo acaro aveva un nome.

-Quindi dimmi un po' di questo "Charlie" o sfruttatore, chiamalo come preferisci- mi volevo informare per poter creare l'atmosfera giusta perché lui se ne andasse o comunque restasse il meno possibile.

Non lo conoscevo ma già l'odiavo.

-Clarissa cara, non fare la bambina- gli occhi verdi di mio zio si posarono su di me.

-Non faccio la bambina! Non riesco a credere che abbiate affittato il mio appartamento a qualcun altro!- stavo iniziando a strillare di nuovo, mi dovevo calmare sennò tutto l'aeroporto avrebbe iniziato a pensare che non fossi normale.

Il che in parte è vero ma, loro non avrebbero dovuto saperlo.

-Clarissa anche tu non ci hai dato molto preavviso lo sai? E' passata solo una settimana e mezzo dal cerimonia di dottorato! Conosci la legge per sfrattare qualcuno da un appartamento- mi guardò severo mio zio.

 Friend With Benefits (only 'cause we share the apt)! - Bars and Melody FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora