Capitolo 3

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Ero quella bambina che mangiva, se ne fregava, adorava il cibo. Poi crescendo ha inizaito a vederlo come un nemico tentatore.  Quel dannato numero della bilancia che non cambiava mai, saliva solo, mentre io lo volevo farlo scendere. Odiavo fare attività fisica ma volevo dimagrire. Un controsenso che però volevo attuare. Io ci provavo, ma  nonostante i miei sforzi finivo per abuffarmi come un bovino. Poi i dolci erano la mia rovina, la nutella e il cioccolato, li consideravo una specie di diavolo tentatore. Sembrava che mi chiamassero, era più forte di me. Mi guardavo alla specchio solo lo stretto necessario, come per truccarmi  o vedere se i vestiti erano abbinati bene i mi stavano in modo accettabile. Non potevo pretendere che mi stessero bene con quel  grande pezzo di grasso che avevo al posto della pancia , se mettevo un vestito un po' aderente e  mi metevo con la schiena un po' inarcata buttando fuori leggermente la pancia sembravo incinta di minino 4 mesi. I finachi larghi, le cosce che sfregavano e sebravano prosciutti, l'essere spallata. Tutto questo era frustante. Odiavo il mio corpo, Pensavo e ne ero convinta che tutti notavano le sue imperfezioni e  le avrebbero derise e criticate, dal tronde come biasimarli. 

A scuola, a casa, in giro, ero circondata da fisici invidiabili, a parer mio stupendi e dal traguardo impossibile. forse da morta sarei arrivata a un risultato forse lontanamente simile. Quanto avrei voluto fare cambio con loro, mangiare tantissimo e non mettere su peso. Eppure il caro Dio stronzo mi aveva regalato un metabolismo lento che assimilava anche l'aria. Passavo dai periodi in cui mangiavo poco nulla a quelli in cui mangiavo solo, e questo dipendeva anche dallo stress, dalla scuola, dalla tensione che accumulavo. Io non ero la tipa che si sfogava con gli altri. Tenevo tutto dentro e questo mi divorava sempre di più. Ma esprimermi era complicato già di suo, figuriamoci a parlare di me stessa agli altri. Sapevo he avevo dei problemi, ma li consideravo poco importanti per dirgli agli altri, perché alla fine non erano  veri e propri problemi. C'è  di peggio, molto peggio.

 Invidiavo le ragazze a cui stavano bene i vestitini, i pantaloncini, le mini gonne, perchè io non potevo permettermeli. Andavo in giro con maglioni un po' larghi, grossi, che erano lunghi. Così  mi sentivo più protetta, più al sicuro. Mi sentivo molto sola, abbandonata a me stessa perchè appunto chiedevo poca manutenzione. Non ero molto esigente, mi accontentavo di tutto in tutto, forse era anche quello il mio problma. Ma non potevo farci nulla. forse se al posto delle offese, delle risate, celle battute stupide ci sarebbero stati apprezzamenti, forse e dico forse non sarei arrivata a questo punto. Tutti che criticavano il mio corpo e mi faceva stare male. le solite abbute da tutti, grandi e piccini, pure parenti. Volevo scappare, fuggire e ricominciare tutto da 0  se fosse stato possibile. e presto ce l'avrei fatta.

LA RAGAZZA DALLE LABBRA NEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora