Cap. 1

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Gli eroi non esistono! nessuno ti salverà, nessuno ravviverà la fiamma a cui ti aggrappi disperatamente in un mondo di costante pioggia.
La mia unica fiamma era debole e piccola, ma forte come una torcia. a resistito così tanto e pure ora si è spenta. la mia unica fonte di luce non c'è più e nessuno, nessun eroe a cercato di mantenerla accesa. Solo io ed i mio fragile corpo a proteggerla dalla pioggia, dal vento e dalla tempesta. Peccato che poi si sia spenta a contatto con le mie lacrime. Ed ora guarda che ironia tutti piangono davanti a lei, persino il cielo si è rattristato per lei, ma io non riseco a piangere. Oggi al suo cospetto sono presenti delle persone. delle persone che le vogliono dire addio per andare avanti e dimenticarsi di lei della sua vita e della sua nascita. ma io non ci riesco non riesco a dirle addio. perché significherebbe che ora vivrò nel completo buio e nel freddo che ha lasciato. Una mano mi riscosse dai miei pensieri, una mano che conoscevo bene per tutte le volte che la trovavo stampata sul mio corpo contornata da lividi e bruciature. Molto probabilmente lo aveva costretto la madre. Così lo ignorai. non avevo la forza di parlare.
I miei occhi verdi dal terreno smussato ed appena scavato si posarono sul nome inciso sulla lapide "INCO MIDORYA. Figlia e Madre Devota", e sotto questa scritta cera una piccola cornice dorata e ovale che conteneva una foto di mia madre con uno dei più bei sorrisi mai fatti. Eppure si vedeva che era stanca.
Non dormivo dal giorno in cui l'ho persa e le occhiaie si notavano profonde sul mio viso. un altra mano mi si pose sulla mi testa, questa era più gentile e delicata mi accarezzava teneramente i capelli. Poi la proprietaria della dolce mano parlo.
<<tesoro noi ci stiamo avviando al rinfresco vuoi venire con noi ho ci raggiungi più tardi?>> mi chiese dolce Zia Mizuky. era stata lei ad organizzare il funerale. Era la migliore amica di mia madre e la madre di Kacchan, che ora mi stava tenendo la spalla con la sua calda mano.
Scossi leggermente la testa facendo cenno di no. così quel dolce tocco si allontanò e lasciò la mia testa. La zia si avviò verso il cancello di ferro e richiamò il figlio ed anche lui lasciò la presa su di me.
Così restai finalmente solo. Li solo che ascoltavo il vocio delle persone allontanarsi, e quando finalmente tutti se ne andarono mi sdraiai sulla tomba di mia madre. Non mi importava della pioggia che mi cadeva addosso; non mi importava del fango che mi sporcava i vestiti, i capelli e la mia pallida pelle. Ero solo alla ricerca di quel calore che ora non riuscivo più a sentire. E quando finalmente smise di piovere mi accorsi con ironia che la pioggia non era l'unica a bagnarmi il volto. Le mie orecchie occupate dagli auricolari diventarono sorde ai rumori esterni. Dandomi un senso di tranquillità per la prima volta dalla sua morte. Era andato tutto così veloce da quando se ne andata, poche ore dopo la sua morte alcuni assistenti sociali contattarono zia Mizuki ed arrivarono pochi minuti più tardi a casa sua ci avevano spiegato che dato che mio padre era sparito quando ero piccolo e mia madre non ebbe la prontezza di nominare un tutore legale, sarei dovuto abitare in un orfanotrofio ed aspettare che qualcuno mi adottasse, cosa alquanto improbabile data la mia età. Mi avvisarono che dopo il funerale sarebbero venuti a prendermi. Una mano sconosciuta si poggiò sul mio braccio essa mi riporto alla realtà mi voltai verso la mano per poi seguire con gli occhi il braccio fasciato da un elegante giacca nera, arrivando al volto della persona che aveva chiesto la mia attenzione. era una donna sulla trentina con capelli lunghi castani raccolti in una coda alta. gli occhi a loro volta castani mi guardavano con compassione. Era l'assistente sociale incontrata in precedenza. Era venuta a prendermi. Non ci parlammo era implicito cosa sarebbe successo. Mi alzai da terra e mi avviai con lei verso casa per prendere le valige e cambiarmi d'abito, talmente ero fradicio che anche le ossa erano fredde. Indossai una maglietta a righe bianche e blu, un paio di  jeans neri e le mie scarpe rosse che lei mi aveva regalato per il mio compleanno.
-Flescbek- 
Entrai in casa dopo un'altra giornata. il professore mi aveva di nuovo chiamato nel suo ufficio dopo la scuola e come al solito Katzuki mi aspettava fuori pronto a darmi il colpo di grazia. Mia madre era di nuovo fori casa per un viaggio di lavoro essendo una madre sigle era lei a doversi far carico delle nostre spese. stavo per andare in bagno a medicarmi le ferite quando passai davanti alla porta della mia camera notai una scatola di catone posta davanti ad essa. Mi avvicinai curioso notando un bigliettino posto sopra alla scatola, lo presi tra le mani e lessi /Ciao tesoro mi dispiace tanto non essere li con te in questo ammonto. Ma scommetto che tu stesso ti sia dimenticato che giorno è oggi. È IL TUO COMPLEANNO AUGUUUURIIIIIIII TESOROOOOO. In questa scatola c'è il tuo regalo di compleanno spero che ti piaccia mi hai detto che il tuo colore preferito è il rosso e ti avevo visto adocchiarle quando eravamo usciti insieme.
Ora devo andare ti chiamerò stasera.
Un bacione dalla tua mamma/  sorrisi sincero a quella lettera. Il fatto che sene fosse ricordata mi rese molto felice. come sempre era riuscita a rallegrarmi la giornata, nonostante non fosse li con me.
-Fine Flescbek-
Per il suo compleanno invece le comprai una coppia di anelli uguali. uno per lei ed uno per me e ci feci incidere i nostri nomi all'interno. nel suo il mio nome è nel mio il suo. Questi rappresentavano il nostro legame, un legame che durerà anche dopo la morte. il mio era ancora sull'anulare destro e il suo è ancora al sicuro sulla sua mano. Come avevo detto "Anche dopo la morte"
-Flescbek-
<<Mamma mamma Buon compleanno 🎉 >> era uno dei pochi giorni liberi di mia madre e per fortuna capitava proprio il giorno del suo cinquantesimo compleanno. Dopo tanto mi assentai a scuola cosa che non facevo da anni ma oggi si oggi si solo per lei oggi si poi ne avrei pagate le conseguenze con i professori ma non mi interessava oggi volevo stare con lei. Mi avvicinai a lei di soppiatto con la scatolina contenente il mio regalo. Prima le feci prendere un infarto per poi insieme a lei scoppiare dalle risate e poi posai sul tavolo davanti a lei il mio regalo. Appena lo vide disse...
<<how. tesoro non dovevi lo sai che non voglio regali da te! sei già tu il regalo più bello che potessi avere>>
<<ma questo è un regalo anche per me. su dai aprilo>> le risposi prontamente sorridendo allegro quando finalmente apri il regalo. Una volta aperto i suoi occhi si fecero lucidi e sorridendo mi disse...
<<OH tesoro sono bellissimi uno per te ed uno per me giusto??>> mi chiese commossa.
Io risposi annuendo e continuai <<guarda all'interno dell'anello ci ho inciso i nostri nomi>>
Lei annui commossa e mi si butto addosso abbracciandomi forte forte.
<<tesoro anche io ho un regalo per te su seguimi>> arrivammo in camera sua e prese dal porta gioie un paio di orecchini neri. erano a pendolo con un cerchio nero che contenevano un ciondolo a forma di goccia e poi un altro ciondolo con la stessa forma ma più grande si appendeva alla parte più bassa del cerchio. Erano bellissimi.
<<vedi la mia bisnonna li regalo il giorno del suo cinquantesimo compleanno a mia nonna e mia nonna fece lo stesso con mia madre e mia madre con me. Ora io lo so che molto probabilmente non li indosserai mai ma questi orecchini rappresentano la famiglia e tu sei la mia famiglia! È per questo che voglio che da oggi in poi li tenga tu.>> ci abbracciammo piangenti. erano lacrime di commozione e di gioia non avevamo bisogno che qualcuno cele togliesse dal volto quelle erano le tracce lasciate da un momento di felicità. Ci infilammo a vicenda gli anelli e poi scendemmo a mangiare la torta.
-Fine Flescbek-
Presi gli orecchini neri dalla piccola scatoletta e me li misi in tasca. le avevo promesso che gli avrei tenuti sempre con me. Afferrai il manico della valigia ed arrivai davanti alla macchina. la signora mi stava aspettando davanti allo sportello dell'auto mi mise le valige nel porta bagagli.
Salimmo insieme al interno del veicolo e disse...
<<tutti i vostri averi verranno messi in un box pagato dallo stato e la tua casa verra messa in affitto. Quando diventerai maggiorenne tutti gli averi compresa la casa passeranno a te come vuole i testamento di tua madre. O pure prima se qualcuno ti adotta gli averi saranno di sua responsabilità insieme a te.>> annui annoiato mentre osservavo il paesaggio cambiare.
<< prima di arrivare nell'istituto vuoi passare da qualche parte?>>
<<si vorrei passare da un piercer. Devo farmi i buchi alle orecchie>> le risposi mente mi infilavo gli auricolari nelle orecchie.
<<d'accordo>>




ANGOLO AUTRICE
Ciaoooooo questo è il primo capitolo di una storia che non so come chiamare quindi spero che il titolo vi piaccia sperando che vi piaccia anche il capitolo. Ovviamente continuerò anche l'altra storia. Questa la aggiornerò meno frequentemente della prima.
Come al solito se la storia vi è piaciuta vi chiedo di lasciare un commento e di non dare conto agli errori.
Buona giornataaaa.
Questi sono gli orecchini:

Questi sono gli orecchini:

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