you really had me goin'
wishin' on a star
but the black holes that surround you
are heavier by farNon sono mai stata una da decisioni nette.
Invidio chi riesce a mettere un punto alle questioni, ma io non ne sono mai stata capace.
Più che dei punti, nella mia vita ho messo un sacco di punti e virgola, situazioni in bilico che preferivo si risolvessero da sole, piuttosto che decidere da me come farle andare a finire.
Sospiro, stringendo tra le mani con forza il volante della mia auto, che è ferma in questo dannato parcheggio da almeno un quarto d'ora.
Non ho la forza di uscire di qui, perché quando lo farò vorrà dire che è tutto reale, che sta accadendo.
Che quel punto fermo lo dovrò mettere per forza.
Chiudo gli occhi, inspirando a fondo.
Quando li riapro, do uno sguardo alla luna: questa sera è piena, ma leggermente coperta da nuvole scure.
Ultimamente, viste le tante nottate insonni passate a rimuginare e cercare una via di uscita, ne ho osservate tante di lune; a quanto pare, è vero che la notte porta consiglio.
Ho pensato tanto, quasi troppo, e sono arrivata alla conclusione che quella che ho con Sweet Pea non è affatto la storia a lieto fine che speravo tanto sarebbe stata.
Dopo la scena di ieri, ho capito che forse è vero che certe persone non vogliono essere salvate.
In più, pensando al futuro, non mi va di essere la moglie che si limita a pulire le ferite e non fare domande, e che ogni volta che il marito esce di casa, debba sempre sperare che torni tutto intero e che non arrivi la polizia a casa al posto suo con delle cattive notizie.
È assurdo come io abbia sognato per anni di riavere ciò che avevamo cinque anni fa, ed ora che effettivamente lo ho, sto per mandare tutto in fumo.
È andata esattamente come pensavo dall'inizio: un amore distruttivo, che si accende e continua a scintillare fiero, meraviglioso, fino all'inevitabile momento in cui non collassa su se stesso, rimanendo soltanto polvere, ricordi sbiaditi di qualcosa che sarebbe potuto essere, ma che non può diventare niente, assolutamente niente.
A risvegliarmi dai miei tentativi di auto-convincimento è il mio cellulare, che squilla disturbando la quiete dell'abitacolo.
Lo recupero velocemente dal sedile del passeggero: è mio padre.
Deglutisco e accetto la chiamata.
«Pronto?» rispondo, cercando di non far trasparire alcun nervosismo dalla mia voce. In teoria, per lui e mamma io stasera dovrei essere a casa di Archie per distrarlo visto che "ci è rimasto molto male per ciò che è successo con Veronica e ne soffre davvero tanto", quando in realtà sta benissimo, forse meglio di prima.
E poi, i miei genitori hanno sempre avuto un debole per Archie essendo che lo conoscono sin da quando era in fasce, quindi pensandoci, mi sarebbe bastato anche solo dire che sarei rimasta da lui e non avrebbero battuto ciglio.
«Sei uscita senza salutare» dice con prontezza, il tono fintamente offeso.
«Hai ragione, scusami. Ero soprappensiero» rispondo, giocherellando con il portachiavi attaccato alle chiavi della mia auto. Sorrido, intenerita dalla situazione.
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Thin White Lies - 𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘗𝘦𝘢
FanfictionDopo cinque anni trascorsi a New York, Thea non è esattamente elettrizzata all'idea di ritornare a Riverdale: rivedere i suoi vecchi amici e conoscenti significa riaprire una ferita che è stata costretta a richiudere con parecchia fatica, oltre che...