Capitolo 6

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Mi sentivo strano: in uno stato di piena confusione vedevo mio nonno Luigi, proprio davanti a me. Mi guardava con aria seria.

‹‹Non ti dimenticare della famiglia!›› mi disse, mantenendo un tono serio.

Lo guardai in modo strano. Non riuscivo a capire. Perché la famiglia?

Aprii gli occhi di scatto e mi sollevai dal letto, mettendomi a sedere. Luigi, il mio bisnonno, era morto da anni. L'ultima volta che lo avevo visto ero piccolo. Ma perché lo avevo sognato? E poi cosa voleva dire? Continuavo a non capire. Presi il telefono e vidi che stava per suonare la sveglia, così mi alzai e andai a prepararmi.

Sul pullman, con gli auricolari nelle orecchie, i miei pensieri andavano a Lei. Speravo che Lei ci fosse, che prendesse il mio pullman e si sedesse accanto a me, ancora una volta, ma iniziavo a capire che non era così facile. Anche se avesse preso il mio pullman, non sarebbe stata mica l'unica e di certo non potevo tenerle il posto, dato che neanche ci conoscevamo. Togliendo lo zaino dal sedile al mio fianco, chiunque si sarebbe potuto sedere; lasciandolo, invece, Lei avrebbe pensato che il posto fosse occupato e non sarebbe neanche venuta a chiedermelo. Perso in quel dilemma, realizzai che ancora una volta Lei non c'era. Mi rendevo conto sempre più che il gioco a cui stavo giocando non era per niente facile.

La giornata a scuola si aprì con una buona notizia: supplenza già alla prima ora.

‹‹Oh, mi fai entrare su Facebook?›› mi chiese Federico.

Gli porsi il cellulare senza rispondere. Me lo chiedeva spesso. Sebbene non mi fosse chiaro che problema avesse per non poter entrare dal suo, glielo prestavo volentieri.

‹‹Ma tu quanti amici hai su Facebook?›› gli chiesi.

‹‹Boh... tanti. Tu?››.

‹‹Non mi ricordo››.

‹‹Mo te lo dico io››.

Andò sul mio profilo.

‹‹No! Ne hai pochissimi!››.

Tornò sulla home e continuò a scrollare. Era pieno di foto di ragazze a cui metteva like. Si soffermò sui suggerimenti e cominciò a guardarseli tutti.

‹‹Vedi? Io queste ragazze non le conosco, però sono bone e le aggiungo›› mi disse.

‹‹Ma perché?››.

‹‹Boh, così››.

‹‹Ma lo fai per prendere più like?››.

‹‹Anche... cerca di aumentare il numero di amici, ascoltami. Se ci fai caso, tutti hanno tanti amici su Facebook. Vedi Fabio, per esempio, o Antonio... così puoi conoscere più ragazze››.

Mi fermai a riflettere su quello che aveva detto. Forse seguire il suo consiglio mi avrebbe aiutato a rimettermi al passo. Forse dovevo mettere da parte l'imbarazzo e buttarmi anch'io.

A scuola mi piaceva chiacchierare con Luca. Parlando di Prince of Persia, mi disse che quasi tutti i salti mortali che era possibile fare nel gioco esistevano davvero e avevano un nome, proprio come il Backflip di mio cugino. Ma tra tutti, quello che più affascinava si faceva usando la spinta del piede sul muro: il Wallflip. Se mai avessi avuto la possibilità di imparare a farne anche solo uno, avrei voluto fosse quello.

La nostra conversazione si spostò sull'ambito della musica e lui fu felice di sentire che avevo iniziato ad ascoltare Rap. Durante l'ora di palestra la prepotente insistenza di Luca mi costrinse ad ascoltare qualche canzone del suo cantante preferito: Salmo.

‹‹Beh, cosa ne pensa, Dottor De Carolis?›› mi chiese mentre uscivamo fuori nel cortile.

‹‹Niente male›› risposi arricciando il naso.

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