In uno studio di Mikkan

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Racconto fatto per il concorso di @xoxoxa01 (29 gennaio 2015)

Un affascinante giovane, dai capelli lunghi e occhi celesti come il cielo sereno d'estate, indossava un tipico completo classico: una giacca nera, cravatta rossa, una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Era seduto davanti ad una scrivania su cui, oltre alle solite cose del tipo portapenne, una lampada, un computer portatile, ecc., c'era appoggiato un libro di notevoli dimensioni.

È dall'altro ieri che lo stava esaminando e perscrutando con occhi ben vigili e attenti, eppure, non riusciva nemmeno lui stesso a crederci, tra non molto avrebbe finito di leggerlo. Accanto a quel tomo c'erano diversi fogli, uno sopra l'altro, su cui aveva minuziosamente annotato tutto ciò che gli serviva. Riportavano i significati delle abbreviazioni, di alcune parole che non conosceva, collegamenti logici che c'erano tra un argomento e l'altro o tra questo libro e altri che trattavano quelli stessi argomenti, approfondendoli ulteriormente.

Il libro era diviso in due parti. Nella prima parte c'era scritto tutto ciò che riguardava lo spionaggio e di come riuscire a leggere nella mente usando la magia e poi altre tecniche magiche che non conosceva. La seconda parte, invece, parlava di tutto ciò che fino ad ora l'organizzazione Reverto Apocalypsis aveva scoperto: tutte le ricerche che avevano svolto fino a quel momento; i libri che avevano consultato, dove si trovavano e perché erano collocati in un posto piuttosto che in un altro; il rito e le preparazioni specifiche su che cosa fare prima e dopo aver recupera­to l'Arma Leggendaria e il custode di quell'arma.

Mancavano ancora altri due capitoli per completare il lavoro al cento per cento. Era stanco e la concentrazione, insieme alla voglia, veniva sempre meno, ma questo non aveva alcuna importanza perché proprio adesso non doveva mollare per nessuna ragione al mondo. In quelle righe c'era scritto tutto ciò che si doveva sapere su quell'organizzazione e a che cosa serviva il potere delle Armi Leggendarie, tra cui la Ferrum Verītatis.

Ora gli era tutto chiaro. Il loro attacco improvviso a Mikkan di sette giorni fa. Il motivo per cui tutti i mondi stavano sprofondando lentamente nel caos. Come erano riusciti ad acquisire le Magie Proibito-antiche, morte e sepolte da parecchi secoli.

Queste "piccole scoperte" lo fecero leggermente rabbrividire. Adesso si rendeva conto di quanto fossero veramente in gamba quei loschi individui e questo non lasciava presagire nulla di buono.

Però riflettendo... c'era qualcosa che non aveva ancora capito fino in fondo e questo comportava, da parte sua, di svolgere ulteriori ricerche e trovare a tutti i costi, quei volumi che erano riportati in quello stesso libro che stava esaminando.

Perché stavano facendo tutto questo? A che scopo?

La miglior cosa da fare, per come stavano le cose, era quella di parlarne immediatamente con qualcuno prima che si facesse troppo tardi. Quindi si alzò dalla sedia su cui era seduto. Prese gli appunti, li mise dentro al libro e, mettendolo sotto il braccio, cominciò velocemente a dirigersi verso la porta, dicendo tra sé e sé:

«Devo riferire subito tutto al Sommo Sacerdote e al Collegio. Forse se ci mettiamo subito in moto, riusciremo a fermarli, ... se la fortuna sarà dalla nostra parte.» e, dopo aver detto quelle parole, la mano toccò la maniglia della porta. Usò quel poco di forza che ci voleva per poterla aprire, ma niente da fare. L'uomo, però, si accorse che non c'erano più le chiavi nella serratura e non ha avuto nemmeno il tempo di riuscire a dirsi mentalmente «Come mai non ci sono le chiavi dentro la serratura?» che...

«Piuttosto se avrà tempo di aiutarvi.» ... di punto in bianco, sentì una voce roca provenire dalla scrivania.

Il ragazzo rabbrividì. Il cuore prese a battere a un ritmo incessante. Per istinto, tra la paura e meraviglia, si voltò per capire chi fosse stato a parlare. Alla vista dell'uomo vestito di nero e con il volto ben coperto dal cappuccio della tunica che indossava, il giovane, capendo di chi si trattava, divenne cupo in volto. La paura era folle, non si sarebbe mai aspettato di vedere proprio in questo istante uno di quei luridi bastardi. Stava per andare nel panico, ma, cercando di mantenere i nervi saldi, tentò di trovare una "via d'uscita". Non doveva piegarsi alle emozioni, se no sarebbe stata la fine. In un lampo la sua mente fu pervasa da mille dubbi e domande.

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