詩 - 𝐩𝐨𝐞𝐭𝐫𝐲.

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"E a scrivermi lettere d'amore, non ci pensate più?"

La frase di Mikasa risuonò nella testa di Jean come un eco infinito. Aveva citato le sue lettere, quegli scritti neanche troppo importanti, contenenti le parole che il giovane ragazzo trascriveva su carta, solamente per sfogare i propri pensieri.

Pensieri che non lo aiutavano a stare meglio perché, nonostante Mikasa fosse sua amica e sapesse di poter avere, di lei, almeno la dolce compagnia, era consapevole del suo probabile amore verso quel ricco e acido Eren Jaeger.

Ricordò le parole che poche ore prima gli erano state dette da Sasha: "Non credo stia bene, con lui, e tu puoi trovare un modo per illuminarle una nuova vita".

Non aveva la totale certezza di quell'affermazione. Non aveva mai pensato che Mikasa fosse in grado di falsificare i propri sentimenti. Lui, ad esempio, non ne era capace.

Questo suo modo di vedere le relazioni di quegli anni non poteva certo essere considerato il più giusto nella loro società. Quante mogli avevano sposato un marito sbagliato? Quanti ragazzi avrebbero preferito viaggiare piuttosto che sposarsi per conto di un volere dei propri genitori?

Jean era un inguaribile romantico, benché non avesse mai avuto una vera e propria ragazza. In ventuno anni della sua vita, era riuscito solamente ad aprirsi con un'altra persona di sesso femminile oltre a Mikasa. 

Si chiamava Juliette, anche lei era di origini francesi, ed insieme passarono diverse notti e diversi giorni. Non poté mai ammettere di aver avuto abbastanza tempo per poter scordare Mikasa e trovare l'amore in una nuova fanciulla, dato che bastarono poche settimane a distruggere anche ogni sua lontana aspettativa.

La pandemia, dal nome ancora non definito ufficialmente, la colpì. Di salute debole, Juliette non ebbe modo di superare quel pesante improvviso calo di buona salute.

Jean non fu certamente felice. Avrebbe desiderato aiutare tutti, aiutare chiunque stesse male e trovare una cura, anche a costo di viaggiare lontano verso l'ignoto.

Juliette sarebbe stata volentieri la sua nuova amica. Un nuovo inizio, che non ci poté mai essere. Non versò troppe lacrime in quel caso, si limitò a donare alcuni soldi ai genitori di lei, per tentare di colmare quella voragine che si era formata nei loro petti. Sapeva che il denaro non l'avrebbe riportata in vita, ma era il minimo che potesse fare.

Jean, infine, sospirò. Doveva necessariamente rispondere. Ma con quali parole avrebbe potuto farlo? Non poteva dirle di aver smesso perché stava tentando di scordarsi di lei e del colpo al cuore che il suo matrimonio gli aveva inflitto.

"Vi chiedo scusa. Dopo il matrimonio, dubitavo fosse il caso di scrivere lettere ambigue," asserì, passando le dita tra i fili d'erba. "ricorderete cosa è accaduto a quella donna del paese che, pur essendo fedele a suo marito, aveva ricevuto lettere da uno spasimante."

Far cacciare Mikasa di casa con l'accusa di adulterio non era il suo obiettivo. Men che meno viste le voci che giravano riguardo Eren: un ragazzo viziato, che pensava gli fosse tutto concesso, pieno d'ira e senza scrupoli.

Tossì, poi si alzò. Porse una mano verso di lei in modo da indurla a prenderla e sollevarsi grazie al suo aiuto, cosa che lei effettivamente fece.

Si sollevarono insieme, poi si guardarono.

Jean era pronto ad andarsene, difatti lasciò andare la sua mano e serrò la mascella. Aveva gli occhi un po' persi nel vuoto, come ad aver perduto la concezione di quel che si trovava di fronte a lui o intorno a lui.

"Ci vediamo, Mikasa. Ora tornate a casa, il sole sta sparendo e il bosco è oscuro, quando esso cala." le suggerì, allungando un braccio verso il sentiero che la donna aveva sempre seguito come scorciatoia in quegli anni.

꒰꒰ 🥠 ꒱꒱ 𝐭𝐡𝐨𝐮𝐠𝐡𝐭𝐬. | JeankasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora