TEMPTATON 5' Capitolo "Il diavolo in corpo"

5.6K 57 10
                                    


L'indomani mi alzai distrutta. La schiena mi faceva ancora male così buttai giù altri due antidolorifici e mi trascinai con passo indolente in bagno. Quando varcai l'uscio, vidi Karl in mutande che si faceva la barba, al lavandino.

«Maledizione, ma non puoi chiudere la porta?» sbraitai, distogliendo lo sguardo.

«E tu perché non bussi?» sorrise allo specchio, sfrontato.

«La porta era socchiusa, pensavo non ci fosse nessuno. Sbrigati, devo prepararmi per andare a scuola.»

Karl batté la lingua sui denti, mentre si passava la lametta sulla guancia. «Ho quasi finito. Dammi cinque minuti.»

Mezz'ora dopo, scesi in cucina di corsa: ero in ritardo e se fossi entrata alla St. John Academy dopo la campanella, mi sarei beccata un'altra punizione.

Mia madre stava preparando la colazione, ai fornelli. Le uova e il bacon friggevano dentro chili di burro, l'aroma del caffè impregnava la stanza.

«Siediti e mangia la tua frittata» gorgogliò, senza voltarsi. La sua vestaglia a fiori era sgualcita, i capelli sporchi legati in uno chignon dal quale scappavano numerose ciocche.

«Non ho mai mangiato uova, lo hai dimenticato?... Sono allergica.» Era impossibile che se lo ricordasse.

I suoi occhi erano arrossati e umidi, come se avesse passato l'ennesima notte insonne. Probabilmente lei e il compagno avevano litigato.

«Ricordati che devi andare al supermercato, il frigo e la dispensa sono quasi vuoti.» Versai un po' di caffèlatte nel bicchiere, rimanendo in piedi.

Tirò su con il naso. «Non potresti passarci tu, dopo la scuola? Non mi sento molto bene. Dopo che tu e Karl sarete usciti ho intenzione di ritornarmene a letto.»

Sgranocchiai un paio di fette di bacon con del pane tostato e bofonchiai irritata «Va bene, dammi i soldi. Andrò da Clayton e dopo prenderò del pane e del prosciutto da Roger's Market.»

Mia madre agguantò una scatola di latta, dalla credenza. Fece cadere le monete sul tavolo, che tintinnarono accanto alle tazze del caffè. «Ecco.»

«E come dovrei fare la spesa, con così poco denaro?!» commentai acida.

«Karl verrà pagato a fine settimana, prendi solo lo stretto necessario.»

Tutti i soldi andavano spesi in liquori, sigarette e giocate a carte nei pub. Dopo che mio padre se ne era andato, entrambe vivevamo di stenti, e come se non bastasse lei conviveva con un maiale spendaccione che dilapidava ogni sterlina che avevamo messo da parte.

Senza attendere oltre, visto che ero in ritardo, infilai in tasca il denaro e scappai via. Sostai alla fermata dell'autobus, e come consuetudine, tirai fuori il pacchetto di Pall Mall per ingannare l'attesa.

Presi la sigaretta tra le dita e la rigirai indecisa. Riposi l'accendino e il pacchetto in tasca, senza esitare. Non sapevo perché lo avessi fatto, forse le prediche dei sacerdoti non erano così inutili.

Il bus delle otto meno un quarto arrivò puntuale, a quell'ora colmo di gente ritardataria. Mi venne spontaneo ripensare ad Adam.

Volevo stringermi di nuovo a lui, toccarlo, sentire il suo corpo, il suo calore. La vergogna per le parole che gli avevo detto in macchina non si era affievolita e per tutto il tragitto pensai al modo di scusarmi con lui.

Quando scesi alla fermata in periferia e risalii la collina diretta alla St. John, percepii da lontano il chiacchiericcio delle studentesse che si affrettavano. Un gruppo di ragazze mi passò accanto, blaterando riguardo alla festa che stavamo organizzando: lo avevo dimenticato, a giorni ci sarebbe stata la celebrazione per il cinquantesimo anniversario della scuola.

TEMPTATION  (ESTRATTI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora