NEVERLAND 2' Capitolo "Il Bacio Vero"

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Era cosa nota, che i Darling avessero sempre abitato nel quartiere di Bloomsbury, al numero quattordici, e che le donne fossero sempre state i personaggi più importanti della famiglia, da intere generazioni.

Così quando quel giorno tornai da scuola, mi precipitai subito ad abbracciare prima Liza, la nostra domestica, che indossava sempre abiti neri e grembiuli bianchi e che sembrava un vivace folletto dai capelli spettinati, e dopo Nana, il cane di razza Terranova che tenevamo in casa come balia, non badando ai rimproveri di mia madre.

«Ciao, Nana! Vieni qui, bella!» lasciai cadere la cartella sul pavimento e strinsi a me quella palla di pelo, che mi fece crollare a terra, schiacciandomi.

Mia madre, che stava preparando la cena, mi si rivolse con tono di rimprovero. «Ti rovinerà l'uniforme scolastica. Smettila di giocare in quel modo da maschiaccio, Wendy. È ora che cominci a comportarti come una signorina.»

«Non lo farò mai, bleah» le risposi con una linguaccia.

Gli anni erano passati, da quella famosa notte. Avevo quasi tredici anni: età in cui, come ripetevano sempre i miei genitori, era tempo che mi decidessi a crescere.

«Lasciala in pace, Mary» si intromise nonna Moira, seduta sulla sua solita poltrona, con in mano uno dei suoi romanzi.

Anche se le inferriate alla finestra erano state tolte quando avevo smesso di parlare di fate, di sirene, di pirati e di pellerossa, Peter non era più tornato.

Il tempo era passato inesorabile.

La porta di casa si aprì. Papà entrò, con il suo passo sicuro, tenendo la ventiquattrore sottobraccio, dopo aver passato l'ennesima giornata nel suo ufficio, chiuso fra le scartoffie della National Bank di Londra.

«Buonasera alla mia adorabile famigliola» salutò tutti.

«Bentornato a casa, George» mamma lo raggiunse e lo baciò sulle labbra. Poi si rivolse alla servitù, come avevamo sempre chiamato Liza. «Presto, mettiamo la cena in tavola. È tardi.»

In casa Darling gli orari dovevano essere rispettati.

Visto che era una piovosa serata di fine Novembre, e la nebbia era già scesa su Londra, ben presto ognuno di noi si sarebbe rintanato nel proprio angolo.

Mamma e nonna Moira in soggiorno a guardare la televisione, papà nel suo ufficio a terminare il lavoro che si era portato a casa, e Liza in cucina a riassettare.

Io di solito, rimanevo chiusa in camera mia.

Dopo aver fatto i compiti, adoravo leggere un bel libro, mentre Nana sonnecchiava ai piedi del mio letto e mi faceva compagnia.

Anche se avevo una televisione e un computer, capitava raramente che perdessi tempo con simili aggeggi.

A scuola infatti, le mie compagne mi consideravano strana, per un motivo in particolare.

Tutti conoscevano quel libro, in cui si parlava della mia famiglia, dei Darling, e mi prendevano in giro. Adesso, a quasi tredici anni, età in cui c'era qualche tipo della mia scuola che trovavo carino, era diventato parecchio umiliante.

C'erano stati giorni in cui avevo invidiato la prima Wendy, perché aveva due fratelli: io ero figlia unica, mi sarebbe piaciuto avere un John e un Michael con cui chiacchierare o giocare.

Chiamarsi come l'eroina di un bestseller mondiale non era cosa da poco, ed era un peso che mi ero sempre portata dietro, fin da bambina.

Più di una volta, mi era venuto in mente di cercare qualcuno che si chiamasse Oliver Twist o Elizabeth Bennet per condividere la mia frustrazione.

NEVERLAND PETER PAN E WENDY  (ESTRATTI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora