La finestra era chiusa, in casa c'era soltanto un silenzio assoluto e irreale, lo stesso che regnava ogni notte. Al di là dei vetri, oltre le tende di pizzo, si intravedeva la luna piena, gigantesca e pallida, in un cielo scuro.
Il suono di un flauto di canne si propagò nell'aria e fu quello l'unico rumore che mi fece svegliare, mentre dormivo nel mio letto.
All'inizio, pensai fosse solo la mia immaginazione, ma avevo sentito così tante volte quella dolce musica, durante la notte, che mi destai di colpo.
Di solito, udivo il suono del flauto nel dormiveglia, un attimo prima di addormentarmi, ma mai da sveglia.
Aprii gli occhi ma la musica non cessò, questa volta.
Il sussurro del vento, il mormorio dell'acqua. Curiosa, mi levai a sedere sui cuscini del letto.
In soli sei anni di vita, avevo udito così svariate volte il suono melodioso di quel flauto da non averne più paura.
Mi alzai, diretta alla finestra chiusa. Non appena aprii le ante, scansando le tende di pizzo, intuii cosa sarebbe successo.
Qualcuno mi aveva raccontato che alle donne della mia famiglia era sempre stato riservato un destino particolare, che eravamo delle prescelte, fra tutte le ragazze a cui lui faceva visita.
A causa del nostro nome.
Indietreggiai, quando l'Ombra entrò nella camera. Si muoveva tenendo le braccia in avanti, volando sui muri. L'ombra di un ragazzo.
Sembrava vivere di vita propria, continuava a percorrere le pareti della mia stanza senza fermarsi, come se stesse fuggendo da qualcosa.
Dopo l'Ombra, giunse un tintinnio di campanelli, assieme alla luce di una lucciola dorata. All'istante compresi che il tintinnio proveniva proprio da quella luce d'oro, che saltellava sui mobili.
Una fata. Il corpicino minuscolo era aggraziato, sembrava nuda, e solo quando rallentava il suo volo, riuscivo a vedere che indossava un vestito di resina verde sfumata di giallo, uguale a quella che cresce sugli alberi.
Le sue ali, trasparenti e iridescenti, non stavano un attimo ferme, come quelle di una libellula.
Infine, in contrasto con la gigantesca luna piena, lo vidi. Era il ragazzo che veniva a guardarmi dalla finestra quasi ogni notte, fin da quando ne avevo memoria, e che ogni donna della mia famiglia conosceva, grazie ai racconti tramandati di generazione in generazione.
Ed era proprio come lo avevo sempre immaginato.
Se ne stava ritto in piedi, con i piedi sul davanzale della finestra aperta, i pugni sui fianchi.
Anche lui sembrava indossare gli stessi abiti della fata: i suoi pantaloni e la sua maglietta a maniche corte erano fatti di resina e di foglie.
Solo quando scese con un salto dal davanzale, e atterrò sul pavimento volteggiando, potei osservarlo alla luce della lampada che mia madre lasciava accesa ogni notte, nella mia camera.
Aveva i capelli color castano ramato, gli occhi verdi. La pelle abbronzata dal sole. Il suo fisico era scattante e atletico, già alto per l'età apparente che mostrava, forse tredici anni.
Ma Peter non aveva un'età.
Era l'unico ragazzo al mondo che non era mai cresciuto.
Mi chiesi come avesse fatto a raggiungere il terzo piano della casa da quell'altezza, poi ricordai che sapeva volare.
Ci guardammo, sembrò timido all'inizio: come se mi conoscesse, ma non osasse parlarmi.
«Ciao. Tu le somigli tanto ma non sei lei» pronunciò deciso, con la sua voce argentina.
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NEVERLAND PETER PAN E WENDY (ESTRATTI)
Fantasía#1 NARRATIVA GENERALE SU WATTPAD "Era cosa nota che i Darling avessero sempre abitato nel quartiere di Bloomsbury, al numero quattordici." Wendy ha sempre sentito strane storie, sulle donne della sua famiglia, soprattutto sulla sua famosa trisavola...