Capitolo 5: Il passato di Jay

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Sabato sera. Sulla città di San Francisco era calato il buio totale: un blackout aveva spento l'intera città.

A Prescott Street Joel, per illuminare casa, stava accendendo numerose candele profumate mentre era al telefono.

«Poteva essere una serata fortunata per il locale e invece ho avuto il ben servito» disse lo stregone mentre accendeva l'ultima candela posta sulla scrivania della sua stanza, al secondo piano.

«Magari domani ti andrà meglio» disse Jade dall'altro capo del telefono.
«Non puoi proprio venire qui stasera? Almeno per avere un po' di compagnia» implorò Joel che uscì dalla sua stanza e si diresse in salotto.

«Con questo buio i miei non mi fanno uscire, e tra l'altro mia madre non può accompagnarmi da te, non le ho ancora parlato della mia natura magica e di te soprattutto» spiegò Jade.

Joel entrò in cucina e camminò a passo svelto in direzione dei fornelli.
«Ho anche preparato la pizza in padella di mia nonna Piper!» insistette ironicamente Joel.

«Perché non chiami Jay e la dividi con lui?» disse Jade trattenendo un risolino.
«Oh, dopo la nostra ultima conversazione non saprei proprio come prenderlo, quell'Angelo Bianco è davvero complesso» commentò Joel chinandosi in avanti per controllare la cottura della pizza, sollevandola da un lato facendo attenzione a non scottarsi.

«A maggior ragione dovresti chiamarlo! Alla fine cosa sappiamo di lui? Sì, è un Angelo Bianco, ci aiuta con i demoni, ma essenzialmente: chi è?» la curiosità di Jade volò alle stelle.

«Non so se sono così interessato a saperlo, sai? Penso che nasconda qualcosa» le rispose Joel che prese la padella per il suo manico e la poggiò sul bancone della cucina. Con l'aiuto di un canovaccio adagiò la pizza su un tagliere, facendo sempre attenzione a non scottarsi.

«Chiamalo! Io vado a cena, voglio sapere tutti i dettagli domani, intesi?» disse Jade che concluse la telefonata. Joel ripose il suo telefono in tasca e rimase per alcuni istanti a fissare la teglia di pizza fumante e profumata.

Soppesò l'idea di chiamare Jay, sia perché quella sera si sentiva particolarmente solo, sia perché aveva voglia di conoscerlo meglio e andare oltre la sua scorza dura. Trasse un profondo respiro e con fare esitante lo chiamò: «Jay!».

La cucina fu illuminata per un breve istante da un fascio di scintille bianche e azzurre e tornò nell'oscurità soltanto quando Jay comparve.
«Buonasera, che succede?» disse cordialmente l'Angelo Bianco.

Joel non aveva pensato a cosa dirgli e lì su due piedi non seppe come rispondere.
«Niente» disse infine, sperando che la penombra della stanza riuscisse a nascondere il rossore che si era manifestato sul suo volto.

Jay rimase sorpreso, lanciò uno sguardo perplesso al suo protetto.
«Ti va una pizza?» disse Joel enfatizzando la domanda.

L'Angelo Bianco sorrise, incuriosito da quella strana proposta. Da quando gli era stato affidato Joel, lo stregone lo aveva chiamato esclusivamente per avere un aiuto con i demoni, mai per qualcosa di diverso come un sabato sera fra amici.

«Va bene» rispose, aiutandolo ad apparecchiare il tavolo della cucina. Per rendere la stanza più illuminata spostarono alcune candele, mettendone la maggior parte sul tavolo in modo da avere abbastanza luce per potersi guardare in viso.

Per tutta la cena i due scambiarono quattro chiacchiere: sul tempo, sui demoni, sul blackout, ma nulla di realmente serio.
"Classiche conversazioni smorza imbarazzo" pensò Joel a un certo punto, ma per il momento gli andava bene così.

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