Capitolo 6, Parte 2: Un cappio stretto al collo

32 7 34
                                    

In una capanna abbandonata in mezzo ai boschi, qualcuno conversava sottovoce.
«Ti ho dato dei poteri, adesso devi usarli per me. Avevamo un patto» disse una figura incappucciata, la cui voce era poco distinguibile da sotto la tonaca nera.

«Assicurami che dopo aver eseguito i tuoi obblighi continuerò ad usufruire di questi poteri per conquistare il trono» disse Lady Morgana, tenutasi a debita distanza dalla figura misteriosa.

Dopo un istante di silenzio, la figura disse: «Lo giuro».
Morgana sospirò.
«Sono venuti qui a recuperare la spada. Voglio che tu uccida il ragazzo. Della ragazza puoi fare ciò che vuoi» ordinò.

«Sarà fatto. Ma prima estrarrò la spada dalla roccia, e la utilizzerò per soddisfare le tue richieste» disse Morgana, che si mise a braccia conserte e spostò lo sguardo al di fuori della finestra: si vedeva il castello da lì.

«Fa sì che il ragazzo arrivi a te. Non potrà difendersi dai tuoi poteri e dalla spada, in quest'epoca lui non ha poteri» disse solennemente la figura.
Morgana annuì: «Sarà fatto».

✵ ✵ ✵

La permanenza di Jade e Joel a Camelot durò più del previsto: Merlino aveva giustificato la presenza dei due pellegrini dicendo ad Artù che erano suoi lontani parenti; e la conseguenza fu che il principe li aveva assunti come suoi servi.

«È inaccettabile che stiano con le mani in mano, che aiutino la servitù» aveva detto a Merlino. Jade, che si presentò ad Artù come Jude, trovò inaccettabile tale sfruttamento.

Joel invece trovò questo impiego molto vantaggioso: muovendosi per il regno avrebbero potuto ottenere informazioni sulla spada e sulla minaccia che incombeva su di essa.

«È facile per te che non devi fingere di essere un uomo» disse irritata Jade che era costretta a portare i capelli legati e i vestiti di Merlino.
«E questo è per colpa tua» disse poi, puntando il dito verso il mago.

«Scusa tanto se non ho avuto tanto preavviso!» controbatté Merlino.
«Non litigate di nuovo per questa stupidaggine, per favore!» si intromise Gaius.

Era tarda sera e tutti e quattro cenavano nell'ambulatorio dell'anziano uomo.
«È molto strano che la roccia sia stata spostata al centro della piazza, ed è strana anche la scritta su di essa» disse Joel sbrodolando la sua zuppa di pollo con il cucchiaio.

«La leggenda narrava che chi avesse estratto la spada sarebbe stato il nuovo Re di Camelot, ma non si parlava di utilizzarla per uccidere l'attuale sovrano» continuò, mandando giù un po' di brodo.

«Leggenda? Quale leggenda?» chiese Gaius.
Joel non si prese la briga di dare ulteriori spiegazioni, si concentrò invece su tutti i misteri che aleggiavano intorno alla spada.
«Intanto sono già dieci le persone giustiziate per via di quella roccia» disse con tono pacato Merlino, che teneva lo sguardo fisso al centro della ciotola colma.

Qualcuno dal grande coraggio — e con qualche rotella fuori posto — aveva tentato di estrarre la spada, ma senza successo. Le guardie del Re tenevano sotto controllo Excalibur e la roccia all'interno del quale era conficcata, e chiunque tentasse di estrarre l'arma veniva subito arrestato per oltraggio alla corona.

D'altronde, chi l'avrebbe estratta avrebbe dovuto anche uccidere il proprio sovrano. Uther aveva anche ordinato di  spostarla, con l'aiuto di carri, cavalli e gru, ma il masso non si muoveva da lì. Aveva ordinato successivamente di distruggere il masso, ma neanche il migliore geologo sarebbe riuscito a smantellarlo.

Charmed AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora