Ti va di ballare?

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-Ti va di ballare?-

Hermione sentii una voce profonda alle sue spalle.
Richite era dietro di lei e indossava una camiica bianca con dei pantaloni neri. I capelli neri erano scompigliati e profumavano terribilmente di menta.
"Merlino! È proprio un bel ragazzo!" pensò Hermione Granger.
-Giuro che so essere carino anche con indosso una maglietta mentre sono fuori dal mio dormitorio- dichiarò il ragazzo con un ghigno che avrebbe fatto invidia a una serpeverde.
"Maledetto Godric! È stata solo una frazione di secondo eppure lui si ricorda tutto perfettamente. Odio la mia vita!" continuò a pensare la grifondoro.
-Hermione? Tutto bene? Guarda che stavo scherzando...- esclamò Ritchi con voce un po' più titubante.
Improvvisamente Hermione si risvegliò dai suoi pensieri e si rese conto di essere nel centro della Stanza delle necessità, con un ragazzo davanti a se che attendeva una risposta pensando probabilmente che fosse pazza.
-Si emh scusami. Mi ero persa totalmente nei miei pensieri. Cosa stavi dicendo?- balbettò.
-Volevo sapere se ti andasse di ballare con me-
Hermione Granger lentamente tornò con il pensiero alla realtà che la circondava e sentendosi ancora di più in imbarazzo rispose -Scusami Ritchie, stavo rientrando in camera mia, Ginny ha urgente bisogno di me. Piacere di averti rivisto, ci vediamo a lezione- e scappò via.
La ragazza uscì dalla stanza delle necessità e inizio a correre per i corridoi. Era convinta che ormai Ritchie si fosse reso contro della della sua pazia.
Hermione correndo non poté fare a meno di pensare che era totalmente negata a relazionarsi con il genere maschile. Con Victor era semplice, stavano insieme senza parlare e a parte un bacio era succcesso ben poco. Le altre figure maschili presenti nella sua vita erano stati Ron ed Harry; ma la loro amicizia era nata da sola, senza bisogno di particolari discorsi. Con Ron, invece, tutto era scattato in un momento pieno di adrenalina e per il resto lei non aveva fatto grandi cose, oltre a scrivergli lettere durante l'estate.
"Sono impedita, totalmente impedita" ammise a se stessa.
Continuò a vagare per la scuola assorta dai suoi pensieri quando all'improvviso le sembrò di scorgere un'ombra. Presa dal panico, e con il terrore che si trattasse di un professore, si infilò nella stanza riservata ai caposcuola che si trovava a pochi metri da lei.
Una volta entrata tirò un sospiro di sollievo e si accasciò su un divanetto vicino al fuoco. Si perse totalmente a osservare le fiamme quando improvvisamente si accorse che qualcun d'altro era seduto su un divano a pochi metri da lei.
Due occhi color ghiaccio la osservavano facendo capolineo da delle pagine di un libro.
Per qualche secondo le sembrò di perdersi nell'azzutto delle iridi, poi si riscosse ed esclamò -Malfoy cosa ci fai qui?-
-Non sapevo che fosse riservata a te questa stanza- rispose
-No, non lo è, ma dovrebbe essere riservata ai caposcuola che svolgono i propri doveri e non a quelli che se ne vanno in giro a schiantare persone- obbiettò la ragazza corrugando la fronte in segno di sfida.
-Ancora con questa storia Granger, diventi sempre più pesante ogni anno che passa- rispose Draco.
-Meglio pesante che stronzo-
-Uhhh sei diventata anche insolente- proseguì il serpeverde.
-Qui di insolente ci sei solo tu, furetto arrogante- disse Hermione alzandosi in piedi e incrogiando le bracccia sotto il seno.
Draco rimase leggermente stupito osservando meglio la ragazza e facendo caso al suo abbigliamento così diverso rispetto alal divisa scolastica che era solita a portare.
-Oh guarda un po'. Stasera la frigida Granger sta infrangendo le regole ed è andata a spasso per una festa. Mi stupisci, pensavo che eri brava solo a camminare nei corridoi affianco ai tuoi amichetti credendoti superiore al mondo intero. Chissà se la McGranit sarebbe contenta di sapere che la sua allieva preferita va in giro vestita in maniera così sconsiderata e si reca ai festini.- la provocò Malfoy.
-Non oseresti Malfoy!- rispose Hermione.
-Draco dormiens nunquam titillandus, pensavo che ormai il libro di storia della magia lo avessi ingoiato più e più volte.-
-E io pensavo che tu avessi potuto ingoiare un po' di umanità invece continui a trangugiare litri del tuo veleno- affermò Hermione.
-Che ci vuoi fare, una ragazza inferiore come te non può comprendere il mio fascino così tenebroso- rispose Draco tirandosi a sedere sul divanetto e continuando a osservare la ragazza in piedi davanti a se.
-Malfoy nemmeno illuminando un sole a due centimetri dalla tua faccia potrei vedere un briciolo di amenità, per il semplice fatto che non la possiedi-
Draco Malfoy a quel punto si alzò in piedi, raccolse il suo mantello e chiuse il libro sotto le braccia.
-Mezzosangue ricordati che tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza è composta d'ombra e di luce- e con questa frase uscì dalla porta.

Hermione rimase ferma in piedi al centro della stanza e spalancò la bocca. Tolstoji. Draco Malfoy aveva appena citato Tolstoj. Un libro babbano. Uno dei libri preferiti dalla ragazza. Il mondo si era appena capovolto.
Avevano appena avuto una conversazione in cui si erano insultati come sempre e lui improvvisamente si era alzato concludendo, aveva citato un libro e se n'era andato. Hermione Granger pensava di aver assistito di tutto negli ultimi anni. Ma a quanto pare si sbagliava. Draco Malfoy era definitivamente impazzito.
Rimase ancora qualche minuto imbambolata davanti al fuoco quando si alzò e decise di tornare nella sala comune.
Sgattaiolò fuori dalla stanza e percorse il corridoio in maniera rapida. Mentre si avvicinò al quadro della Signora Grassa le sembrò di scorgere un'ombra. Scrollò la testa pensando di essere diventata definitivamente pazza e paranoica.
Arrivata al dipinto pronunciò la parola d'ordine.
-Le sembra questa l'ora di tornare, signorina Granger?- disse la Signora Grassa.
Sbuffando entrò nel corridoio, dirigendosi direttamente alle scale del dormitorio. Poco prima di salire notò un corpo disteso su un divanetto vicino al fuoco.
Si avvicinò titubante vedendo Harry disteso intento a dormire; la sua espressione era particolarmente turbata e il sonno agitato. A Hermione si stringe il cuore; afferrò una copera e la distese sopra di lui, accarezzandoli i capelli e depositando un bacio sulla sua fronte.
Harry Potter si strinse alla coperta sospirando e continuando a dormire.
Hermione Granger pensò che era ora di trovare il coraggio di affrontarlo, di buttare giù il muro che il ragazzo disperatamente tentava di ereggere intorno a lui. Si, avrebbe dovuto trovare una soluzione perché non avrebbe permesso che il suo migliore amico continuasse a vivere così.
Sgattaiolò su per le scale mentre una morsa continuava a stringerle il cuore. Le mancava il suo migliore amico, terribilmente.
Giunse nella sua stanza notando l'assenza delle sue compagne di stanza, Ginny e Calì.
Si tolse veolocemente i vestiti soffocanti che aveva addosso e rimosse lo strato di trucco che Ginny le aveva gettato addosso qualche ora prima. La ragazza si infilò così a letto chiudendo le tende. Sul comodino era appoggiato un romanzo che ormai aveva letto fin troppe volte: Anna Karenina.
Non poté fare a meno di iniziare un viaggio con la mente. Ricordava perfettamente quando aveva messo mano su quel libro la prima volta.

Hermione aveva da poco compiuto 9 anni ed era seduta in salotto intenta a svolgere i compiti mentre i suoi genitori in cucina lavavano i piatti.
Ancora non sapeva di essere una strega e tutto il mondo che conosceva era solo quello degli umani. Niente bacchette, niente creature magiche, niente Diagon Alley, niente Hogwarts, niente Harry, Ron, Ginny, niente Hagrid, niente di tutto ciò. A pensarci ora a Hermione sembrava impossibile ricordare un prima di tutto ciò. Il suo intero mondo ora era così diverso.
Terminati i compiti si era appallottolata sul divano, aveva acceso la tele e cominciato a vagare sui canali alla ricerca di un cartone animato. Improvvisamente era finita su un canale dove trasmettevano un film in bianco e nero. Sullo schermo la piccola Hermione cominciò a scorgere immagini di uomini in divisa che sparavano a bambini vestiti con strane uniforme a righe.
Hermione non poté fare a meno di cacciare un urlo e coprirsi il viso con le mani. Suo papà era accorso subito in salotto, aveva notato la televisione accesa e aveva spento subito tutto quanto.
Si era avvicinato alla piccola e le aveva appoggiato una mano sul capo
-Hermione tesoro non piangere- le aveva detto.
-Papà ma perché fanno vedere questi brutti film?- aveva singhiozzato Hermione ancora spaventata.
-Vedi piccola, i film come questi sono per i più grandi. Fanno vedere avvenimenti accaduti tanti anni fa, così che le persone non dimenticano quello che è successo-
-Quindi questo è successo veramente? Non è una storia inventata? Qualcuno ha sparato a quei bambini- aveva detto Hermione asciugandosi gli occhi e tirandosi a sedere.
Si, Hermione Granger è sempre stata una bambina curiosa, volenterosa di scoprire il mondo.
-Piccola devi sapere che tanti anni fa un uomo molto cattivo aveva convinto molte persone che al mondo potevano esistere solo un certo tipo di persone con alcune caratteristiche. Gli altri, considerati inferiori dovevano essere puniti- rispose il padre cercando le parole per spiegare alla figlia quello che era stato il genocidio ebraico.
-Ma papà chi ha dato il diritto a quest'uomo di decidere chi dovesse vivere?-
-Patata io purtroppo questo non lo so. Ora però sono passati tanti anni, non ti devi preoccupare, non succederà più- aveva risposto suo papà.
Hermione aveva solo 9 anni; pochi anni dopo avrebbe scoperto che in un mondo non tanto lontano un'altra persona aveva compiuto della gesta simili; si sarebbe trovata a confronto con un altro mondo che non era per niente giusto in cui un altro pazzo fanatico, che non portava il nome di Adolf Hitler ma che gli somigliava parecchio, avrebbe tentato di eliminare lei stessa. Hermione avrebbe scoperto che nonostante siano passati anni, l'uomo non avrebbe imparato dai suoi errori e il mondo avrebbe continuato a essere indifferente dinanzi a tutte queste ingiustizie.
Quella sera Hermione era rimasta molto turbata. Insomma, è tipico di un bambino vedere il mondo in maniera perfetta, magica. Quando poi però si inizia a crescere, si scopre la vera natura dell'uomo ed è difficile non rimanere delusi.
Suo papà l'aveva così presa in braccio e accompagnata a letto. Le aveva accarezzato i capelli continuando a rassicurarla.
-Mi leggi qualcosa?- aveva chiesto Hermione.
-Ma certo! Cosa preferisci? Una favola va bene?- le aveva detto dolcemente il padre.
-No papà. Oggi voglio qualcosa per i più grandi. Sto crescendo- aveva risposto la bambina -leggimi qualcosa dal tuo libro preferito-.
Il padre di Hermione era rimasto sorpreso ma poi aveva sorriso, cosciente che davanti a se aveva una bambina che un giorno avrebbe fatto grandi cose. Non si era sbagliato.
Aveva così preso il suo libro preferito, Anna Karenina, e aveva letto qualche pagina alla sua bambina che in poco dopo si era addormentata profondamente, tornando in un mondo in cui poteva dimenticarsi di tutta l'ingiustizia del mondo che lentamente stava conoscendo.

Ecco come Hermione Granger aveva conosciuto un libro che negli anni seguenti aveva letto e riletto. Era grazie a quell'opera che, come era successo 10 anni prima, riusciva a dimenticarsi per un po' del mondo circostante, di tutto ciò che di ingiusto la circondava. Entrava in un mondo diverso, lontano. Osservava una società a lei sconosciuta e per un attimo Tolstoj era in grado di farle dimenticare ogni cosa. È il potere dei libri questo, ed Hermione lo conosceva molto bene.
"Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza è composta d'ombra e di luce" Hermione Granger si addormentò con queste parole in testa.

- Come ti sei permesso? Sei un viscido, lurido schifoso che non sei altro-
La sala comune di grifondoro si era svegliata con queste urla.
Hermione Granger si era svegliata di soprassalto, udendo le urla. Si era alzata velocemente ed era uscita dalla porta continuanto a sentire le voci che giungevano da in fondo le scale del dormitorio.
- Non è come pensi, Ginny calmati, potrebbe sentirci, ti prego – diceva la voce di Ron.
- Giuro su Merlino che ti schianterò fuori dalla finestra prima che possa farlo lei – rispose Ginny.
Hermione si era così precipitata giù dalle scale prima che la situazione potesse precipitare.
Vide così nella sala comune Ginny che impugnava la bacchetta accostandola a pochi centimjetri dal viso di Ron. Gli occhi erano infuocati di rabbia. Prima che la situazione degenrasse, Hermione si mise in mezzo ai due.
- Cosa diavolo sta succedendo? –
- Perché non glielo dici tu? – risponse Ginny rossa in viso, rivolgendosi a Ron
Il ragazzo fece un passo indietro pallido in viso.
- Perché non c'è niente da spiegare; te la stai prendendo per una banalità, senza neanche farmi spiegare- ribatte Ron.
- A me non sembra che ci sia qualcosa da fraintendere, Ron – rispose nuovamente la rossa tentando di avvicinarsi di nuovo al fratello.
- Ginny, sparisci e lasciami solo con Hermione –
- Scordatelo – ribatte lei.
- Ginny, per favore, lasciami parlare con Ron – provò a dire Hermione cercando di uscire da questa situazione.
La rossa provò a ribattere ma vedendo lo sguard dell'amica cambiò idea e imprecando si diresse fuori dalla sala comune.
- Allora? – disse Hermione rivolta a Ron
- Allora? – mi risponde con uno sguardo da imbecille.
- Mi vuoi dire perché Ginny voleva schiantarti fuori dalla finestra? –
Ron fece un passo indietro, balbettando qualche parole e alla fine sospirando disse:
- Ma non è nulla, sai che Ginny se la prende per tutto. Ieri sera alla festa una ragazza di Corvonero aveva bevuto troppo e ha cercato di baciarmi. Io l'ho respinta te lo giuro, ma Ginny chissà cosa diavolo ha visto – rispose senza neanche guardare la ragazza negli occhi.
- E per questo motivo era così infuriata da urlare così tanto? – disse Hermione ormai confusissima.
- Sai che si scalda facilmente...dai mi conosci e conosci lei. Non puoi davvero prendertela –
- Nono non me la prendo, mi sembrava solo strano – rispose sedendosi su una poltrona, osservando l'ora e ricordandosi che era sabato.
- Oggi stiamo un po' insieme? Ti do una mano con il compito di pozioni se vuoi...- provò a chiedere al ragazzo.
- Scusa Herm, oggi ho gli allenamenti di Quidditch, sai com'è, se vogliamo battere serpeverde anche quest'anno dobbiamo allenarci – rispose – ora vado, gli altri mi stanno aspettando –
Ron stampa un rapido bacio sulle labbra della ragazza e corse fuori dalla sala comune.
Hermione Granger ci rimase male. Ultimamente per Ron tutto era più importante di lei, non si vedevano mai. Per non parlare di tutte le litigate con la sorella che non facevano altro che confondere la ragazza. Hermione sospirò esprimendo tutta la sua stanchezza, tutta la frustrazione e tutta la sua confusione.
Si alzò e decise di andare a cercare Ginny nella sperenza di poter parlare un po' con lei e cercare di capire un po' meglio.

Dopo aver vagato per una mezzora alla ricerca dell'amica, Hermione Granger decise di lasciar perdere e di recarsi in biblioteca per dimenticarsi di tutto il resto del mondo, com'era solita a fare.
Fece il compito di pozioni assegnatoli da Piton, un ripasso di trasfigurazioi e infine si mise tranquillamente a leggere un libro.
Mentre la ragazza era totalmente assora nella lettura, un bigliettino a forma di aereoplanino le planò sulla pagina spaventandola. Lo aprì e al suo interno con una calligrafia molto elegante trovò scritto

-e con me invece ti va di ballare?-

All'alba - dramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora