È il 1 di settembre; una brezza d'aria leggera accarezza il viso dei ragazzi riuniti a King Cross. Accanto ai binari un ragazzo biondo camminava con aria solenne.
Nessuno si sarebbe aspettato di rivederlo, nessuno avrebbe mai pensato che avesse un tale coraggio per ripresentarsi dopo tutto ciò che era accaduto. Eppure Draco Malfoy stava camminando senza nessun pudore. Tutti gli occhi erano puntati su di lui e l'aria era ricca di mormorii e di sussurri delle persone. Nonostante ciò il ragazzo dagli occhi di ghiaccio procedeva incurante di tutto il resto.
Osservando in giro, nei suoi pallidi occhi si riflette l'immagine di tutti i ragazzi spaventati che abbracciavano i genitori, timorosi ma contemporaneamente fibrillanti di impazienza. I suoi genitori avevano smesso molti anni prima di accompagnarlo. Il ragazzo era abituato a camminare da solo verso il treno.
Mentre si avviò verso il treno notò che al suo passaggio ogni bambino, ragazzo o genitori si fermava per un secondo a osservarlo, per poi girarsi verso qualcun d'altro e mormorare parole all'orecchio. La scena gli rammentò quel gioco che facevano da piccoli durante le domeniche di pioggia, il gufo istantaneo; si mettevano in cerchio, e qualcuno sceglieva una frase da sussurrare all'orecchio del vicino. Il messaggio così passava agli orecchi di tutti fino alla fine in cui si scopriva se la trasmissione aveva avuto successo. Il più delle volte le parole iniziali venivano travisate, non erano le originali. Ovviamente, pensò il ragazzo biondo, le frasi negli ultimi 4 mesi che sono circolate su di lui saranno sicuramente mutate così tanto passando da un orecchio all'altro che potrebbero contenere le più false delle informazioni.
Ovviamente se lo aspettava. Draco Malfoy non è certo uno sciocco; non immaginava di certo che qualcuno dimenticasse la guerra, il Signore Oscuro e lui, il ragazzo che ha giurato fedeltà a un assassino.
Scrollò le spalle e procedette dritto: nessuno di loro sa cosa sia davvero successo. "Posso farcela" mormorò fra sé e sé; dei semplici pettegolezzi non sono nulla a confronto di tutto il resto.
Draco Malfoy salì così sul treno, percorse il primo vagone senza trovare nessuno dei suoi amici. Dopo aver guardato in ogni carrozza finalmente arriva in fondo dove scorge Blaise Zabini e Daphne Greengrass, probabilmente le uniche due persone che il ragazzo ha mai sopportato di tutta la casa Serpeverde.
Blaise Zabini, difficile descrivere un ragazzo che quando si guarda allo specchio si innamora ogni volta della sua immagine. Alto, pelle scura, occhi sottili, bocca carnosa e consapevole del fascino che esercita sul popolo femminile. Ma dietro all'amore per sé stesso si cela un ragazzo che ha smesso di amare la vita e il mondo circostante. Ed è così che ha conosciuto Draco. O meglio, sono sempre stati amici fin dal primo giorno di scuola; ma è stato solo due anni prima, quando il moro piangeva in bagno e il biondo soffriva in silenzio poco lontano che hanno capito che il dolore che condividevano era il medesimo, così straziante da non riuscire a parlarne ma solo a tendersi una mano.
E poi c'è Daphne, probabilmente una delle ragazze più belle di tutta la scuola; fredda, glaciale, a tratti un muro di pietra invalicabile. I suoi genitori sono stati mangiamorte fedeli, ossessionati dal sanguepuro, spietati. Hanno agito nell'ombra ed è in tale oscurità che hanno cresciuto le figlie. Ma Daphne non è così: in mezzo a un abisso profondo è riuscita a costruire una parete che la separasse dal resto del mondo. Lei non ha mai espresso pareri sul sangue, sulla razza o sulla guerra; si è sempre considerata al di sopra di tale sciocchezze.
Un rapporto forse strano quello dei tre, diverso dalla definizione normale di amicizia.
-Draco? Draco ci sei?-
Improvvisamente il biondo si risvegliò dai suoi pensieri e si rense conto di essere rimasto imbambolato in piedi all'entrata della carrozza. Zabini, fermo dinanzi a lui gli stava schioccando le dita davanti agli occhi cercando di constatare se fosse ancora sul pianeta terra.
-Si si ero solo sovrappensiero- borbottò in risposta scostando le mani del ragazzo lontano dal viso.
-Si lo so stavi sicuramente pensando che anche se non ci vediamo da tre mesi, resto un figo pazzesco- risponde Blaise con un sorriso degno del Settimanale delle streghe.
-Sì sì Zabini, assomigli sempre di più a un Ippogriffo spennato tranquillo-
Blaise alzò il sopracciglio destro pronto a rispondere alla battuta dell'amico quando Daphne, scuotendo la testa, intervenne:
-Se avete intenzione di passare un altro anno così passo a Grifondoro e faccio amicizia con lo sfregiato-
-Greengrass ti prego, piuttosto posso accettare Corvonero, almeno lì le ragazze sono più carine- ribatte Blaise.
-Almeno quest'anno Zabini puoi farcela a concentrarti sullo studio al posto di infilarti nel letto di qualunque essere che respiri- ribadisce a sua volta Daphne.
Improvvisamente sul viso del moro comparve un ghigno divertito e fissando la ragazza affermò con un tono volenteroso di essere sexy -Mia dolce principessa, il giorno che mi concederete di entrare nel vostro umile giaciglio prometto che smetterò di occupare il mio umile tempo al cospetto di fanciulle poco degne-
Draco Malfoy scosse il capo divertito: gli erano mancati, in fondo.
-A proposito di Potter, l'ho intravisto poco fa, vicino al treno. Era da solo, senza la nobile compagnia dei suoi schiavetti. Era più trasandato di RemusholepulciLupin-
-Che ci vuoi fare caro Draco, non essere più al centro del mondo affliggerà parecchio il povero Potter. Ha esaurito tutti i suoi scopi, sarà un anno frustrante- rispose diverito Blaise facendo ridere a sua volta Draco
-Secondo voi torneranno tutti a scuola?- domandò Daphne
-Non saprei. So che molte famiglie si sono trasferite all'estero per svariati motivi- le rispose Blaise
-Svariati motivi che conosciamo tutti: fuggire dal ministero e darsi alla macchia- puntializzò Draco.
Per pocchissimi secondi è possibile intravedere un lampo di tristezza mista a rabbia negli occhi di Daphne Greengrass. I suoi genitori, in particolare il padre, Orien Greengrass, hanno sotenuto in maniera folle la causa di Voldemort. Al confronto Lucius Malfoy era una mosca; Orien era la mente di tutte le azioni dei mangiamorte. Ma come un'abile cacciatore si muoveva nell'ombra, in un'oscrutià tale che è uscito indenne dalla guerra, senza la minima condanna.
È difficile dire quale sia il pensiero di Daphne Greengrass ma una cosa è certa: preferirebbe mettere due pianeti di distanza fra lei e quel folle di suo padre.
Dopo qualche secondo di silenzio Draco continuò:
-Onestamente non mi aspettavo di rivedere nemmeno Potter. È il salvatore del mondo magico, cosa diavolo ci sta a fare qua a prendere il diploma?-
-Beh caro vecchio Draco, hai mai visto Harry Potter fare qualcosa senza lo straccione rosso e la sotuttoio Granger?- chiede Blaise
-No, ma cosa centra?-
-Beh, ti pare che la Granger rinunci a prendere un diploma?- rispose Blaise alzando un sopracigilio com'era solito a fare.
-Effettivamente hai ragione-
-Ovvio che ho ragione- rispose il moro con voce saccente.
-In ogni caso sarà sicuramente un anno strano per tutti- continuò pensieroso il biondo -Onestamente avrei evitato di tornare in quel posto ma se non concludo i M.A.G.O non farò più nulla della mia vita. Basta pronunciare il mio cognome per far venire un infarto a chiunque. Probabilmente il mondo magico è convinto che il mio passatempo preferito sia cruciare anche i gatti-
Daphne e Blaise rimangono per qualche secondo stupefatti. È la prima volta che Draco accenna minimamente alla guerra o alla sua famiglia. Non è mai stato il tipo da crogiolarsi nei rimpianti o a confidarsi con i suoi amici. Entrambi sono coscienti di ciò che ha dovuto passare il ragazzo; tuttavia, fra di loro i silenzi sono sempre stati sufficienti a riempire la mancanza delle parole. Il ragazzo che ora hanno di fronte non è più il ragazzino arrogante che apriva bocca solo per insultare o minacciare, ma sembra non essere neanche quel corpo inerte che era rimasto di lui dopo che il marchio era stato inciso.
La reazione non passa inosservata a Draco, che scuotendo la testa si alzò in piedi e si avviò alla porta.
-Vado a fare un giro- affermò uscendo e sfuggendo da ulteriori occhiatacce o eventuali domande.
Mentre nella carrozza di serpeverde i giovani erano intenti a chiaccherare, qualcun d'altro stava salendo sul treno con tantissimi pensieri che vorticano nella mente.
Hermione Granger, vestita con dei normali abiti babbani e i capelli raccolti in una coda disordinata, stava camminando vicino al treno e non riuscì a spiegare i sentimenti che provava mentre si avvicinava all'Howarts Express.
È arrivata al binario da sola, senza Harry, senza Ron, senza Ginny e senza i suoi genitori. Ovviamente le persone non hanno fatto altro che guardarla e indicarla. Ma Hermione Granger era abituata e preparata e ormai non le faceva più né caldo né freddo. L'unica sua volontà era dimenticare e, in qualche modo, ricominciare.
Immersa nei suoi pensieri, salì sul treno e, dopo aver camminato alcuni minuti, entrò nella carrozza dove trovò Ron, Ginny, Neville e Luna.
La ragazza non fece in tempo a dire una parola quando un tornado di capelli rossi la avvolse tra le braccia. Solo in quel momento Hermione Granger comprese quanto davvero le fosse mancata la sua migliore amica Ginny Weasley.
Ispirò profondamente l'odore di mela dei capelli dell'amica, stringendola ancora più forte a sé.
-Hermione, mi sei mancata tantissimo. Non ci vediamo da troppo tempo; non hai idea di quante cose ho da raccontarti, mi servirà almeno una settimana- esclamò Ginny scogliendo l'abbraccio.
Hermione Granger è sempre stata una ragazza brillante, una delle streghe migliori della sua età e dotata di un grande intuito. E osservando anche solo di sfuggita Ginny, era possibile notare il suo sguardo terribilmente vuoto. In quel momento la rossa stava sorridendo ma attorno ai suoi occhi erano posate evidenti occhiaie, segno di parecchie notti insonne. Il suo sguardo è terribilmente triste.
Osservandola Hermione non potette fare a meno di sussultare mentre il cuore le si stringeva in una morsa.
La ragazza si ricompose in fretta.
-Mi sei mancata anche tu Ginny. Più tardi avremo tutto il tempo non ti preoccupare- le risponde -ciao a tutti ragazzi- continuò andando a sedersi titubante vicino a Ron.
-Hei- mormora imbarazzata, consapevole che tutti all'interno della cabina li stessero fissando. Hermione e Ron non avevano mai davvero definito la loro relazione: non c'era stato il tempo. Si, c'erano stati dei baci e durante l'estate lei aveva scritto numerose lettere al quale lui aveva tuttavia risposto solo alla fine di agosto. Aveva scritto che le mancava e che non vedeva l'ora di vederla.
Cogliendo di sorpresa la ragazza, Ron le prese il viso e la baciò con passione, come se in quel momento esistessero solo loro. Da parte sua Hermione rimase pietrificata e totalmente sorpresa dinanzi all'azione del ragazzo.
-Hei. Mi sei mancata Mione- disse Ron.
Hermione sorrise timidamente e osservò le altre persone nella carrozza. Luna, Neville e Ginny erano terribilmente imbarazzati, con gli occhi rivolti verso le pareti della cabina del treno. Nevile in particolare sembrava particolarmente interessato alla pianta simile a un cactus che teneva per le mani. Hermione si affrettò a discostarsi da Ron, imbarazzata a sua volta.
-Ciao Neville, Luna. Come state? Avete passato delle buone vacanze?-
-Oh benone. Sono stata impegnatissima con mio padre a trovare nuove idee per rilanciare il Cavillo- risposee Luna con aria sognante.
-Tutto bene. Nonna ha smesso di dirmi che sono un'incapace e ha passato l'estate a elogiarmi con le sue compagne di briscola incantata. In pratica ogni vecchietta del paese ha intenzione di presentarmi qualche nipote- risponse Neville diventando improvvisamente rosso.
I ragazzi scambiarono fra di loro qualche chiacchera; dopodiché crollò un silenzio assordante. È come se ognuno avesse paure di dire qualcosa di sbagliato o fuori luogo, come se non si conoscessero da così tanti anni ma solo da qualche giorno. La domanda che oramai sorgeva spontanea a tutti è dove si trovasse Harry. Tuttavia, nessuno di loro trovava il modo corretto in cui porre la domanda. Esisteva poi un modo giusto? All'interno della cabina ognuno dei ragazzi aveva nel corso degli anni stretto un rapporto con Harry in un modo o nell'altro. Lo conoscevano, condividevano il suo dolore. Qualche mese prima era stato straziante vedere il suo sguardo vuoto mentre abbassava la bacchetta dopo aver sagliato l'ultimo colpo a Voldemort; inizialmente era stato possibile vedere un lampo di sollievo dei suoi occhi, come se uccidere finalmente quell'uomo avesse portato a una liberazione totale delle sue colpe. Ma poi, improvvisamente era sceso un velo di nebbia nei suoi occhi, un sentimento vagante tra i sensi di colpa e la disperazione più totale. Era come se terminata la rabbia per l'assassino che aveva davanti, non ci sarebbe stato più posto per nessun'altro sentimento. Il vuoto. Hermione Granger aveva scorso il vuoto negli occhi del suo migliore amico.
Ricorda perfettamente che si era girato verso di lei e nei suoi occhi aveva visto un grido d'aiuto. Ma non c'era stato tempo di salvarlo dai suoi stessi sentimenti. Harry Potter era caduto nello stesso istante in cui il mondo magico si era liberato di Voldemort.
E poi era iniziata l'estate, ognuno aveva bisogno del suo tempo per riprendersi, per superare le perdite, per provare a dimenticare.
Ginny aveva aveva scritto ogni giorno a Harry, ma non aveva ottenuto risposta, tranne quella fatidica lettera di poche settimane prima. Ron aveva anche provato a presentarsi davanti al numero 12 di Grimmaul Place. Nulla, non aveva ottenuto nulla. Hermione aveva invece provato una tecnica diversa; aveva scelto di scrivere periodicamente delle lettere al suo migliore amico semplicemente aggiornandolo di quello che stava facendo ma senza pretendere alcuna risposta. Sperava di dare un po' di conforto al ragazzo. Aveva saputo qualche settimana prima dalla Mcgranit che sarebbe tornato a Hogwarts e questo aveva sicuramente contribuito a rassicurarla. Hogwarts era casa sua e i ragazzi seduti in quella carrozza era l'unica famiglia rimasta a Harry Potter.
Un senimento in quel momento era tuttavia comune a tutti: Hogwarts non era la stessa senza Harry Potter al loro fianco.
Dopo altri attimi di silenzio, Hermione raggiunse il limite e, alzandosi in piedi, annunciò che sarebbe andata nella carrozza dei prefetti in vista della riunione di inizio anno. Ron si alzò a ruota e si avviò dietro alla ragazza. Camminando per i corridoi, il rosso non può fare a meno di mostrare a tutti la sua spilla da prefetto com'era solito a fare tutti gli anni. Alcune abitudini non cambiano mai.
Arrivati alla carrozza dei prefetti, Hermione aprii la porta e al suo nterno notò che in molti erano già arrivati. Con gli stessi colori di Hermione e Ron era presente Calì Patil. Affianco a lei spicca la figura di Terry Steeval, perfettamente composto, con la schiena dritta e un sorriso tranquillo in volto. Il ragazzo era intendo parlando con l'altro prefetto della sua casa, Lisa Turpin. Infine nella carrozza sono presenti Ernie Macmillan e Hannah Abbot.
Hermione notò, poco stupita, l'assenza dei prefetti di serpevedere e del caposcuola Malfoy.
Nell'attesa la ragazza scambiò qualche parola con Terry e Ron. Dopo qualche minuti entrò nella carrozza la figura stravagante di Pansy Parkinson e accompagnata da Theodore Nott, intento a subirsi una sfuriata dalla sua compagna. Tutti smisero di parlare e osservarono la scena con un misto di stupore e divertimento: Pansy stava sbraitando per le nuove regole imposte sulla lunghezza della gonna da portare a scuola e da parte sua Nott sembra essere particolarmente annoiato dall'argomento.
Hermione non riuscì a trattenersi e, alzando gli occhi al cielo, sogghignò ascoltando le parole della serpeverde.
-Cos'hai tu da sbuffare e alzare gli occhi al cielo sudicia mezzosangue?- urlò Pansy rivolgendosi alla grifondoro.
Hermione si accinse a ribattere ma Ron la precede
-Come osi lurida vipera...-
Hermione fece in tempo a fermare il ragazzo -Lascia perdere, non importa. Non mi fa né caldo né freddo sentire queste parola da una ragazza che in testa ha minigonne e pozioni liscianti per i capelli-
-Ma ti ha chiamato mezz..- tentò di ribadire Ron
-Lo so Ron, ho sentito. Ma non mi importa più-
Hermione Grange era terribilmente stufa di dover sempre litigare a causa dei soliti argomenti. Non le importava più di essere chiamata con quei titoli inutili. Si era combattuta una guerra a causa di questi ideali; delle persone erano morte. Ormai anche solo rispondere a un serpeverde che si appiglia alla questione del sangue le sembra una perdita di tempo, superfluo nei confronti di tutto ciò che è successo solo pochi mesi prima.
-Fai pure Granger, fai tanto la dura che tanto resti comunque una stupida saccente, una stracciona. Non sarai comunque al mio livello- urlò a gran voce Pansy.
Hermione smise di ascoltare e si rivolse a Terry -Siamo tutti? Possiamo cominciare?- ben consapevole dell'assenza dell'altro caposcuola.
-In realtà mancherebbe il caposcuola Malfoy-rispose Terry.
Hermione non rimase affatto stupita dall'assenza del serpeverde. Mancava sempre alle riunioni; utilizzava quella stupida spilla solo per sottrarre punti. Non lo vedeva dalla fine della guerra, e fino a poco fa avrebbe sperato di non rivederlo mai più. Tuttavia ora era in vena di dirgliene parecchie. Hermione Granger, come in tanti sanno, non sopporta quando qualcuno evita i propri doveri.
-Fa niente, cominciamo senza di lui. Se non sa tener conto ai suoi doveri sono fatti suoi, non nostri-concluse la ragazza.
La riunione si svolge in maniera rapida e senza particolari problemi, esclusi alcuni commenti sprezzanti e per niente divertenti della Parkinson.
Terminata la riunione, i prefetti si avviarono per un giro di controllo del treno. Hermione, finito di sistemare gli ultimi fogli e si avviò anche lei per tornare nella sua carrozza.
Qualche carrozza in giù, Draco Malfoy stava camminando cercando il carrello dei dolci, con l'obbiettivo di mettere qualcosa sotto i denti.
Assorto nei suoi pensieri non si accorse di aver sbattuto contro una figura finché non sentì una voce terribilmente fastidiosa al suo orecchio.
-Dracuccio ma che modi sono? Non mi saluti neanche?-
Astoria Greengrass. La ragazza più fastidiosa, arrogante, presuntuosa, viziata, noiosa, petulante e di nuovo fastidiosa che Draco Malfoy avesse mai incontrato.
-Astoria spostati, non ho nessuna voglia di parlare con te-
-Avanti piccolo Draco, una volta non dicevi così quando venivo a trovarti in camera tua...- ribatte la ragazza tentando di sfoggiare un sorriso tentatore.
-Una volta ero più piccolo, ero più stupido e tu eri sicuramente meno fastidiosa-
-E dai futuro marito- affermò la moretta avvicinandosi e muovendo sensualmente i fianchi -lo so che nel tuo tenero cuoricino c'è ancora posto per la piccola Astoria-
-Astoria ascoltami bene perché non lo ripeterò due volte. Venivo a letto con te ma eri una distrazione e ti trovavo, e ti trovo tutt'ora, semplicemente una ragazzina viziata e immatura; ammetto che hai un bel fondoschiena ma non più intenzione di intrattenermi con te. Il nostro matrimonio non esiste più, e lo sai. Quindi ora facciamo che ti sposti e stai lontano dal mio campo visivo per tipo che ne dici tutto il resto dell'anno e se possibile anche altro?- le rispose il ragazzo in maniera molto decisa e muovendo un passo avanti per allontanarsi il prima possibile.
Allontanandosi fa appena in tempo a sentire le ultime parole di Astoria.
-Ne riparleremo. Io e mio padre sappiamo tutto, Draco-
"Parole al vento" pensò il biondino allontanandosi con passo furioso. Non sopporta quella ragazzina viziata. È così diversa dalla sorella, e non solo fisicamente. Astoria è meno profonda di una pozzanghera ed è terribilmente fastidiosa. Forse nel profondo
Draco si sentì in colpa per essere stato così scontroso ma non è proprio riuscito a trattenersi. Non fece in tempo a formulare questi pensieri quando improvvisamente esplose una voce nel corridoio.
-MALFOY-
Ecco, magnifico, un'altra voce di cui avrebbe potuto fare a meno.
-Granger-, rispose alzando un sopracigilio.
-Si può sapere dove diavolo sei finito? Ti aspettavamo nella carrozza dei prefetti per dare loro le prime indicazioni ed informazioni. Non mi interessa cosa diamine avessi da fare di così importante; nemmeno io mi diverto al pensiero che siamo entrambi due caposcuola. Ma che ti piaccia o no dovrai adempire ai tuoi compiti perché non ho la minima intenzione di fare un brutto lavoro e finire come la peggior caposcuola della storia per colpa tua. Non ho idea del perché abbiano scelto te, ma so che la professoressa Mcgranit crede in me. Quindi stupido furetto idiota...- esplose la ragazza attirando l'attenzione anche dei muri.
-Okay okay messaggio compreso. Ora sapientona vai a fare la signorina so tutto io da un'altra parte; le lezioni non sono ancora cominciate e per il momento non ho intenzione di sentire un'altra tua parola. Quindi cambia aria e tornatene dai tuoi amici che facciamo un favore a tutti-
-Non osare alzare il tono con me idiota-
-Si si va bene hai ragione tu. Buona giornata- concluse Malfoy, girando i tacchi e andandosene mentre Hermione Granger continuava a lanciare insulti.
-Buon inizio di anno Draco- pensò il ragazzo sempre più spazientito. Considerando gli avvenimenti decise di rinunciare alla ricerca del carrello dei dolci, prima di imbattersi anche in Re Weasley, San Potter o peggio ancora la svitata Lovegood. Imbestialiato tornò così nella sua cabina setendosi sul sedile con la grazia di un troll.
-Draco per favore rilassati o ti verranno le rughe prima del tempo- affermò divertito Blaise.
-Zabini non ti ci mettere anche tu o ti schianto dall'altra parte del treno- risposr l'altro -non sono per niente dell'umore giusto-
- E quando mai lo sei stato...- provò a ribattere Blaise.
-Taci o valuterò l'opzione di andare diretto a Durmstrang appena scendiamo dal treno, almeno lì non devo ascoltare le tue stronzate-
E per fortuna che fino a poco fa il biondo aveva ammesso a sé stesso che gli erano mancati. Forse la gioia del momento aveva annebbiato la sua mente che si era autoconvinta di poter sopportare qualunque umano per più di 5 minuti consecutivi.
Il viaggio continuò in silenzio; Blaise e Daphne capiscono che è meglio lasciare in pace l'amico e si limitarono a scambiare qualche chiacchera fra di loro.
Le montagne si susseguirono lasciando il posto a colline verdi e paesaggi magnifici. Lentamente il sole cala lasciando spazio a un tenue buio che culla il treno. Mentre fuori diventava via via più scuro, il treno iniziò a rallentare. Aguzzando la vista era possibile scorgere Hogsmeade, con il suo paesaggio magico, a tratti incantato. Fuori sembrava tutto immobile.
Sul treno vi era una fibirllazion strana; i ragazzi del primo anno erano estremamente impauriti. Quelli del secondo anno sono volenterosi di scoprire veramente lo splendore di Hogwarts che l'anno precedente si sono persi. Procedendo con l'età, l'impazienza lascia il posto a coloro che sono estremamente pensierosi, che si chiedono se effettivamente tutto tornerà alla normalità o se la guerra ha lasciato un segno troppo profondo. La maggior parte dei ragazzi seduti sul treno erano tuttavia volenterosi di dimenticare e ricominciare a vivere la vita normale di un adolscente spensierato.
Draco Malfoy scese dal treno con l'unico pensiero di radunare alla svelta i marmocchi del primo anno e svignarsela in sala grande senza dover incontrare nessun altro.
Dopo appena mezz'ora il ragazzo arrivò finalmente al portone d'ingresso, con l'intento di entrare e sedersi a tavola molto rapidamente. Compiuti altri brevi passi in avanti, improvvisamente sentì un'altra di quelle voci che avrebbe volentieri evitato di sentire.
-Guarda un po', il mangiamorte ha deciso di farsi rivedere fra queste mura. Che coraggio, Malfoy-
Hermione Granger camminava a testa alta, ancora frustrata dal litigio avuto con Draco Malfoy. Dentro la sua testa si susseguono pensieri confusi rivolti a Harry che ancora non si era visto, riguardo al comportamento di Ron e anche all'atteggiamento così evasivo di Malfoy. Quest'ultimo non aveva praticamente risposto ai suoi insulti, senza darle corda e asecondandola. Insomma non si era mai visto Draco Malfoy proncunciare testuali parole -hai ragione-. Sembrava stanco, privo di energia perfino per rispondere alle sue ramanzine. A pensarci bene, tuttavia, la ragazza si rense conto che lei stessa non aveva avuto la minima reazione davanti a Pansy Parkinson. Si sentiva vuota anche lei ma soprattutto terribilmente smarrita. Era consapevole che la guerra avrebbe cambiato tutti, ma non pensava che davanti a lei il mondo sarebbe stato così diverso.
È con questi pensieri che Hermione Granger arrivò ormai con il sole calato all'entrata della scuola. Stava camminando poco distante da Ginny quando sentì Ron urlare a gran voce contro qualcuno. All'entrata lo vide mentre sbraitava parole senza senso contro Malfoy.
-Weasley sparisci, non mi interessa sapere cos'hai da dire. Tornatene a lagnarti dalla tua ragazza che a quanto pare è l'unica che ti sopporta. Chissà forse la sua attitudine da mezzosangue la porta a essere compassionevole con un poveraccio del tuo rango-
Ron senza pensarci due volte tirò fuori la bacchetta con l'intenzione di schiantarlo. Hermione, reagendo d'impulso e si buttò in mezzo ai due cercando di fermare il litigio. L'incantesimo la colpì in pieno petto e all'improvviso fu buio assoluto.
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All'alba - dramione
FanfictionLa Guerra Magica è finita. A Hogwarts sta sorgendo il sole di un nuovo anno che dovrebbe promettere la pace. Ma Hermione Granger è consapevole che la pace verrà raggiunta solo nel momento in cui i cuori si riuniranno e le anime si sorrideranno. Anc...