Cho Chang e Ron Weasley non comprendevano fino infondo cosa fosse successo. Quella mattina di ottobre si erano ritrovati entrambi con una A rosso fuoco stampata sulla fronte. Madama Chips nel vederli era rimasta leggermente sbalordita; in un primo momento si era chiesta quale tipo di incidente avesse potuto provocare un danno simile. I due ragazzi non erano stati in grado di spiegare l'accaduto. In realtà entrmabi nutrivano profondi sospetti sul colpevole. Ronald inizialmente non aveva compreso l'odio che Hermione nutriva nei suoi confronti; aveva sperato che sarebbe stata una fase passeggera in cui lei non gli rivolgeva la parola. Infondo fra i due accedeva sempre così.
Da parte sua Cho, che stupida non era, riconosceva il marchio sulla sua fronte troppo simile alla parola "spia" che due anni prima si era impressa sul viso di Marietta Edgecombe. Nessuno dei due parlò dei propri sospetti: Ron non voleva ammettere nemmeno a se stesso che con Hermione ormai era crollato qualunque ponte e Cho aveva paura di rovinare ogni cosa con Ron se avesse accennato alla ragazza.
Nonostante ciò restarono in infermeria per due giorni, nei quali Madama Chips tentò di arrivare a capo del problema senza tuttavia riuscirci. Alla fine dei due giorni l'infermiera comprese che le sarebbe servita una pozione in grado di invertire l'incantesimo. Per questo tuttavia ci sarebbe voluto del tempo che conduceva all'unica soluzione di nascondere temporaneamente il marchio impresso con un incantesimo.
Hermione Granger poteva sicuramente ritenersi soddisfatta. Parte del suo odio era stato riversato nella sua vendetta. Ovviamente la ferita era ancora aperta; Hermione soffriva in parte per il tradimento e in parte per aver perso Ron, che oltre a essere il suo ragazzo era anche il suo migliore amico, una parte di se.
La vendetta aveva semplicemente esaurito una parte di rancore, mista a rabbia e dolore che provava. Per incidere quella A, simbolo che mettesse in risalto il loro adulterio, aveva usato un incantesimo potente, simile a quello che aveva usato durante il quinto anno con Marietta Edgecombe; era consapevole che per cancellarlo Madama Chips avrebbe impiegato del tempo e questo rendeva ancora più soddisfatta Hermione del suo lavoro.
Erano passati alcuni giorni dalla realizzazione del piano di vendetta di Hermione Granger. La ragazza, una sera era seduta non molto lontano dal platano picchiatore intenta a leggere un libro. Era talmente concentrata che non si accorse della figura che si sedette al suo fianco.
Harry Potter quella sera era uscito per fare una passeggiata e schiarirsi le idee. Era ancora profondamente frustrato per ciò che era successo con Piton la settimana precedenete, che non poteva fare a meno di pensarci e ripensarci. Aveva già scontato la sua punizione durante la quale, per grazie divina, aveva dovuto riordinare degli scaffali sotto la sorveglianza di Piton; il tutto si era svolto solo attraverso qualche occhiata di odio, ma senza indesiderati scambi di parole al di fuori di un "buonasera" e "arrivederci.
Quella sera il ragazzo era uscito dalla scuola per camminare e pensare un po'. In realtà alla fine si era seduto davanti al campo di Quidditch, fissando il vuoto. Gli mancava giocare, davvero tanto; quell'anno non aveva praticamente rivolto la parola a nessuno e recarsi agli allenamenti di quittich era stato il suo ultimo pensiero. Nessuno lo aveva cercato e lui non aveva cercato nessuno e così la sua più grande passione era stata messa da parte. Harry quando volava riusciva a dimenticarsi del mondo intero, di tutti i problemi, le sofferenze; lo stesso effetto poteva provarlo quando stava con Ginny. Eppure, da quando la guerra era finita il ragazzo aveva smesso di volare e aveva lasciato la ragazza, come se entrambi appartenessero a una vita diversa, a una persona diversa.
Immerso nei suoi pensieri, aveva visto che poco distante da lui Hermione era intenta a leggere un libro; il suo viso era concentrato, con la fronte leggermente aggrottata e gli occhi che si muovevano da una pagina all'altra. Quando Hermione leggeva un libro che la appassionava, appariva come se da un momento all'altro si sarebbe catapultata dentro le pagine; in quei momenti la ragazza sembrava rinchiusa in una bolla di vetro in cui nessuno poteva entrare.
Harry Potter conosceva molto bene quell'attitudine: negli ultimi anni aveva visto l'amica stare seduta in quel modo per ore e ore di seguito.
Quella sera, senza pensarci troppo, Harry decise di alzarsi e sedersi accanto all'amica.
"Quando smetterà di piangersi addosso dalla mattina alla sera" Harry detestava ammetterlo, ma le parole di Piton continuavano a vorticare nella sua menta.
-Ei- sussurrò Harry a bassa voce.
La sua voce parve un lieve fruscio di vento, quasi impercepibile.
Hermione sussultò spaventata. Quando si girò verso Harry, sbiancò, come se davanti a lei ci fosse un fantasma e non il suo migliore amico.
Provò ad aprire bocca per rispondere, ma non ci riuscii.
-Scusa. Non volevo spaventarti- rispose Harry.
Hermione rimase ancora in silenzio, ferma a fissare l'amico.
-Se vuoi me ne vado...- continuò Harry.
-Io volevo solo....- provò a dire di nuovo Harry dopo altri secondi di silenzio.
Hemrione improvvisamente si risvegliò.
-Ei- rispose all'amico accennando un sorriso.
Harry da parte sua sorrise anche lui. Ed era un sorriso vero, sincero. Forse era il primo dopo molto tempo.
-Cosa stavi leggendo?- chiese Harry all'amica.
-Alla ricerca del tempo perduto, è Marcel Proust, uno scrittore francese. Un pazzo geniale, se dovessimo descriverlo in poche parole- rispose Hermione giocando con una ciocca di capelli che era uscita in modo ribelle dalla crocchia.
-E lo trova il tempo alla fine?- chiese Harry
-C'è chi dice di si e c'è chi dice di no. In ogni caso, lui scrive la sua opera per ritrovare il tempo ma anche per ritrovare se stesso- spiega Hermione.
-Anche io credo di essermi perso- rispose Harry girando il viso e guardando verso il cielo.
Hermione inizialmente non trovò le parole per rispondere al suo migliore amico. Era così contenta che finalmente l'amico si fosse avvicinato che al tempo stesso provava paura; aveva il terrore di dire qualcosa di sbagliato che lo facesse allontanare di nuovo.
-Siamo tutti un po' smarriti; ma forse al posto di camminare in maniera così casuale dovremmo fermarci e capire che non siamo rimasti soli, nonostante tutto. Solo così possiamo provare a ripartire- rispose Hermione in un unico sossurro.
Harry rimase in silenzio, continuando a far vagare gli occhi sul cielo che sopra di loro si stava cospargendo di stelle.
-Tu mi odi?- chiese poi all'amica.
-Odiarti? Perché dovrei?- rispose Hermione.
-Perché me ne sono andato. Non sono rimasto anche se lo avevo promesso. Ho preferito fuggire- rispose Harry.
-Adesso però sei qui, sei tornato. Sei riuscito a fermarti- disse Hermione
-Forse è troppo tardi- rispose Harry.
-No, Harry- disse Hermione afferrando la mano all'amico.
Non era troppo tardi. Harry aveva smarrito se stesso. Nella vita è naturale soffrire, arrabbiarsi, rimanere delusi. Il problema nasce nel momento in cui queste sofferenze non le lasci uscire, le trattieni facendo in modo che la tua anima si riempia di grida soffocate. Ed Harry aveva proprio fatto così e ora la sua anima non poteva più nascondersi. Succede quando hai sentito così tanto, da non riuscire più a sentire nulla.
Le stelle nel cielo quella sera erano meravigliose. Harry ed Hermione non parlarono, non dissero nient'altro perché le parole che prima erano state pronunciate erano sufficenti. Hermione aveva capito. Harry aveva capito. E questo era abbastanza per il momento.
Passarono il resto della serata a tenersi la mano e a rivolgere lo sguardo verso il cielo.
-Loro ci stanno osservando, sono ancora con noi, lo sai vero?- chiese poi Hermione a Harry.
-Si- rispose Harry mentre il cuore gli si strinse nel petto.
Qualche ora dopo i due ragazzi stavano tornando dentro al castello, in assoluto silenzio.
Hermione comprese che ci sarebbe voluto del tempo. Per il momento, tuttavia, andava bene così.
Si avviarono così in assoluto silenzio verso la torre di grifondoro, dove pochi studenti erano ancora alzati a finire i compiti per il giorno successivo.
Appena Hermione mise piede dentro la torre, un ragazzo le si avvicinò con aria estremamente furiosa.
-Si può sapere cosa ti salta in mente?- urlò Ronald.
-Non capisco a cosa tu ti riferisca- rispose Hermione tranquillamente.
In quel momento anche Harry fece capolinea ed entrò nel campo visivo di Ron. Il rosso da parte sua era troppo concentrato sulla ragazza per far caso a lui.
-Ti rendi conto che non riusciamo nemmeno a levarla?! Miseriaccia Hermione ma quanto sei caduta in basso?- continuò a urlare.
.-Io? Tu Ronald osi parlare a me di cadere in basso?Io...- provò a dire Hermione.
-Tu cosa? Sentiamo- urlò Ron.
Ormai l'attenzione dei pochi studenti rimasti in sala comune era rivolta ai due eroi del mondo magico che si stavano sbranando davanti alla porta di ingresso.
-Stai zitto e fammi parlare. Tu non puoi permetterti di farmi una scentata di questo tipo dopo che ti sei sbattuto una ragazza dietro l'altra mentre stavi con me. Hai pure cercato di giustificarti ma vuoi sapere una cosa? Non c'è una mezza giustificazione per quello che hai fatto. Niente vale il male che mi hai fatto. E ora l'unica cosa che mi serve è che tu giri al largo da me e non mi rivolga più la parola. Ogni volta che ti guardo immagino tu mentre ti sbatti la Chang o qualunque altra decerebrata contro il muro. E ogni volta che mi viene in mente una scena così, penso "ma a me non pensavi?". Sei una grandissima merda, Ronald Weasley- urlò Hermione da parte sua.
-Lo vedi come fai? Non mi fai mai parlare. Non mi hai mai fatto spiegare nulla; ti sei solo accontentata di ciò che ti ha raccontato Ginny. Ti profani tanto una persona migliore di me, ma non mi dai nemmeno l'opportunità di spiegarti- rispose Ron.
-Io non ho bisogno di ascoltarti perché mi basta sapere che mi hai tradita. E tu non hai tradito solo la tua ragazza, ma anche la tua migliore amica, colei che è stata al tuo fianco per gli ultimi fottuti 7 anni. E non faccio altro che chiedermi quando sei diventato così, perché una volta sono sicura eri una persona migliore. Mi hai pugnalato alla schiena nel peggiore dei modi; e a questo punto a te preferirei Draco Malfoy, che ha il coraggio di guardarmi negli occhi quando mi ferisce- disse Hermione per poi superare la figura del ragazzo e tentare di allontanarsi.
-Stupe...- provò a dire Ronald. Il ragazzo tuttavia si dimenticò di aver di fronte una delle streghe più brillanti del mondo magico.
Hermione estrasse prontamente la bacchetta e senza aprire bocca effettuò un incantesimo scudo.
Nel frattempo, accanto ad Harry Potter, che era estremamente confuso dallo scambio di parole dei due, era comparsa Ginevra che dinanzi al fratello che aveva alzato la bacchetta non riuscii a trattenersi.
-Ma dico io sei diventato totalmente scemo? Non ti è basato una volta?- urlò avvicinandosi al ragazzo.
-La devi smettere Ronald. Tu non sei così! Sei una persona migliore e diamine ti conviene svegliarti perché così resterai solo- continuò la rossa.
-Restane fuori, Ginny- le disse Ron.
-No, sono stufa di restarne fuori. Ho quasi perso la mia migliore amica per colpa delle tue scopate. Non ho intenzione di stare zitta- disse Ginny per poi rivolgersi verso Hermione e dire -il primo giorno di scuola non ti ha schiantato Draco Malfoy. È stato Ronald-
-Cazzate. Io non ho fatto proprio nulla- rispose Ronald accennando una risata.
-Almeno abbi le palle di ammetterlo. Ti ho coperto perché pensavo che prima o poi saresti tornato in te ma a quanto pare non fai altro che peggiorare ogni santo secondo- rispose Ginny.
-È la verità?- chiese Hermione rivolta a Ron.
-Posso confermartelo anche io- disse Harry facendo un passo avanti. Harry difatti non aveva dimenticato le parole sulla torre di Astronomia. Evitò di dire all'amica che lo sapeva per questo motivo, in quanto sarebbe stato troppo complesso spiegare il dialogo che aveva avuto con Draco Malfoy alcuni giorni prima.
I fratelli Weasley rimasero stupiti nel sentire Harry parlare, interagire con loro. Non fecero in tempo a dire nulla che Hermione intervenii:
-Sai Ronald? Mi sbagliavo. Pensavo che avessi raggiunto l'apice ma non smetti mai di stupirmi. Complimenti. Ora stai alla larga da me, o la tua A infronte si allargherà e ti garantisco che non sarà così facile nasconderla- rispose Hermione avviandosi verso le scale del dormitorio.
Ginny prontamente lanciò un'occhiata di fuoco al fratello e in seguito guardò in modo interrogativo Harry per poi seguire l'amica sulle scale.
Ronald infuriato con il mondo intero si avviò verso l'uscita della sala comune, scansando Harry con una spallata non troppo amichevole.
-Herm- disse Ginny a Hermione entrando in camera ed avvicinandosi alla ragazza che si era seduta accanto al letto a gambe incrociate.
-Quel brutto deficiente, bastardo, infame,..- stava dicendo Hermione parlando probabilmente ai muri.
-Herm- provò a ridire Ginny
-Ginny ma secondo te è nato così bacato oppure ha subito un qualche tipo di incidente?- disse Hermione guardando l'amica.
Ginny scoppiò a ridere.
-Guarda grandi incidenti non mi pare gli abbia subiti, quindi credo che sia nato con alcuni problemi- disse Ginny.
-Per fortuna tu non li hai ereditati- rispose Hermione sorridendo all'amica.
Ginny sorrise a sua volta all'amica per poi dire:
-Mi dispiace. Davvero tanto, per non averti parlato prima, per aver agito così male-
-Dispiace anche a me Ginny per non aver provato a capire. Non voglio perderti per colpa sua, non avrebbe alcun senso- rispose Hermione.
La due amiche si abbracciarono e un parte del loro cuore sospirò di sollievo.
Ginevra da parte sua fremeva di curiosità nel chiedere all'amica come mai Harry ora parlasse di nuovo e come mai prima erano insieme. Tuttavia capii che ora non era il momento di affrontare quel discorso e tirò fuori il suo lato di ragazza paziente, accontando l'argomento al giorno successivo.
Mentre nella torre di grifondoro la serata si era rivelata movimentata, nei sotterranei la situazione non era più tranquilla.
Daphne Greengrass era estremamente preoccupata nel vedere che sua sorella era sempre più nervosa e irrequieta.
-Stai continuando a prendere le tue pozioni?- le chiese quella sera mentre erano sedute sul suo letto.
-Si Daphne, non ti preoccupare- rispose Astoria.
-Mi preoccupo invece, non posso farne a meno e lo sai. Ti vedo stressata ultimamente- disse Daphne.
-No davvero sto bene. Le pozioni le prendo, faccio tutto ciò che devo fare; sono solo molto stressata per la scuola tutto qui. Ora vorrei dormire, sono davvero stanca- mormorò Astoria.
Daphne annuii, si alzò dal letto e uscii dalla camera. Nonostante le rassicurazioni della sorella non riusciva a stare tranquilla. Aveva troppa paura che la ragazza smettesse di impegnarsi nel cercare di tenere dormiente quel suo lato di lei così pericoloso e spaventoso. Daphne aveva vissuto così vicino alla sorella, che conosceva alla perfezione ogni suo lato, anche quello che da anni cercavano di spegnere. Astoria Greengrass era come una bomba a orologeria: da un momento all'altro sarebbe potuta esplodere e Daphne conosceva perfettamente il disastro che ne sarebbe potuto scatutire. Il secondo lado di Astoria Greengrass, che si cercava di tenere nascoto in ogni modo, non conosceva limiti.
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All'alba - dramione
FanfictionLa Guerra Magica è finita. A Hogwarts sta sorgendo il sole di un nuovo anno che dovrebbe promettere la pace. Ma Hermione Granger è consapevole che la pace verrà raggiunta solo nel momento in cui i cuori si riuniranno e le anime si sorrideranno. Anc...