|| Cɑpitolo Sette

297 18 63
                                    

Lev si sedette per terra completamente fradicio di sudore, morente di caldo. L'allenamento più pesante di sempre, ma non per la pigrizia - quella non ci fu per tutta la durata - ma perché la squadra così determinata a vincere, raddoppiò se non triplicò gli sforzi, soprattutto i ragazzi del primo anno - Lev, Inouka, Shibayama e Teshiro -  stremati, e per niente abituati,
Yaku non staccò  gli occhi dalla squadra nemmeno per un secondo, in particolare osservò Shibayama e Lev, sì proprio Lev. Entrambi avrebbero continuato fino a tarda notte se solo non fossero stati a pezzi.

Yaku diede un'occhiata generale alla squadra, prese due borracce e  fece un respiro profondo prima di usare la sedia, quella maledetta sedia. Stette quasi per poggiare le mani sulle ruote, ma esse si mossero: Kuroo aiutò Yaku, con quel classico sorriso furbo di chi sa il fatto suo, accompagnato da Kai che mostrò sempre la sua aria calma e tranquilla, fiduciosa.
« Posso farcela da solo, ma grazie. » disse Yaku con tono freddo da bravo orgoglioso quale è, al suo migliore amico.
« Si si certo Yakkun » rispose sorridendogli. « Lev è in ansia per domani. Kenma ha detto a Kuroo di averlo notato. » gli disse Kai abbassando un po' il tono di voce.
« Lo è sempre, no? » rispose Yaku guardandosi i piedi, uno coperto dal gesso. « Empatia zero, uh? » disse ironicamente il capitano. « A mio parere ha paura di perdere perché non ci sei tu. » aggiunse con tono serio sempre Kuroo, rallentando il passo.
Yaku piuttosto confuso pensò: era così fondamentale per Lev? Non confidava in Shibayama?
« Lui è pronto, lo dico io che lo osservo da sempre, perché lo pensa? Abbiamo già giocato una partita con lui, perché dovrebbe essere in ansia? » chiese ingenuamente Yaku. Kuroo scosse la testa sconsolato e guardò Kai come per dire "Io ci rinuncio, fai te".
« È a causa di Lev se hai preso quella storta cadendo qualche giorno fa, no? È sicuro che si senta in colpa. » rispose con tono ovvio, come se Yaku avesse il prosciutto sugli occhi.

Yaku non rispose, come se fosse davvero troppo ottuso. Annuì semplicemente, poi chiese: « E cosa dovrei fare? »
Kuroo fu tentato dal lasciarlo in mezzo alla palestra, probabilmente pensò qualcosa come "Allora sei scemo", ma comunque rispose « Parlagli. Lo sai che noi del terzo anno siamo una figura importante in campo, no? »
Il ragazzo ci pensò un attimo:
« E va bene. A quanto pare come al solito faccio tutto io, perché non sono il capitano? » rispose Yaku, provocando Kuroo - come sempre - che rispose: 
« Probabilmente non ti avranno notato, sai è difficile. » dato lo ripagò  con la stessa moneta,  subito si spostò sotto suggerimento di Kai, lasciando Yaku prima che potesse tirargli un pugno, e sottolineo che parliamo di un pugno di Yaku.

Così il libero posò lo sguardo sul gesso, e piuttosto indeciso su cosa fare semplicemente fece come al suo solito: « Lev! Smettila di stare con la schiena così piegata, diventerai gobbo.  »
Lev si girò verso di lui e immediatamente si raddrizzò, alzandosi in piedi. « Yaku-san!, hai visto la mia ricezione? Se non fai attenzione ti ruberò il posto! »
Rispose, vantandosi come al solito. Shibayama ridacchiò e rimase fermo, aspettando i consigli e le critiche che Yaku riservava per lui e Lev. "Davanti a Shibayama? Rischio solo che Lev si senta in imbarazzo." Pensò il senpai, prendendo una borraccia e porgendola a Shibayama.

« Siete stati bravi. Shibayama sono sicuro che riuscirai a bloccare anche la veloce di Hinata, quando giocheremo contro di loro. Sei pronto. » gli disse, sorridendo.

Lev aspettò anche i suoi di complimenti, che tardarono ad arrivare. Yaku e Shibayama cominciarono a parlare a raffica del libero della Karasuno chiamato spesso il Guardiano, sia dai compagni che dagli avversari. Lev lo ricordò bene: molto spesso durante una partita contro la Karasuno fu proprio lui a contrastarlo. Anche se, con molta modestia, Lev si definì su un altro livello (sia in altezza ovviamente, che in capacità seppur differenti) Le sue braccia consentirono di schiacciare la palla in maniera incredibile, come se si flettessero per riuscire a colpirla con più potenza possibile, durante la partita mandò spesso la palla in punti dove ricevere era complicato, come all'angolo del campo. Nishinoya, così si chiama, dopo un certo tempo di gioco iniziò ad abituarsi, e piano piano riuscì a prendere la palla contrastando il forte attacco della Nekoma.

Ma quella volta non sarebbe andata così, Lev avrebbe schiacciato in maniera perfetta, sfruttando le alzate precise e ben calcolate di Kenma e le esche.

« Oi Lev » lo richiamò Yaku, passandogli la borraccia senza controllare la forza e la velocità del gesto, facendogli sbattere quindi l'oggetto contro la pancia. Nel momento in cui si Lev si fermò a pensare, Shibayama era già andato alla panchina.
« Ouch- che ho fatto ora? » disse prendendo goffamente la borraccia, per poi guardare Yaku inclinando verso il basso la testa. « Eh? Ah nulla, solo che ti devo parlare » rispose, lasciando lo sguardo su un punto indefinito della palestra. Lev sentì le gote farsi calde di colpo, fu la prima volta che successe.
« Ti accompagno a casa? » chiese Lev contento, sperando in un sì, così da poter parlare col ragazzo un po' di più. « Uhm no parliamo tra poco, ti aspetto fuori » rispose per poi con molta calma andare verso la panchina.

Lev sentì ancora quella sensazione, quella del "poco e nulla", quella dove improvvisamente la sicurezza che prova in se stesso scompare, quella in cui Yaku è su un altro livello. Avrebbe voluto insistere sull'accompagnarlo a casa, magari prima avrebbero potuto fermarsi a mangiare qualcosa insieme, così avrebbero potuto parlare il doppio. In quel momento, Lev pensò a quanto gli sarebbe piaciuta un'uscita vera e propria con Yaku, dove la pallavolo non venisse nemmeno menzionata perché nelle loro menti sarebbero passati solo pensieri inerenti ai loro sentimenti. Che da un momento all'altro pensò tutto questo, inutile negarlo ma sì, fu strano che si sentisse così ammaliato e incantato da un ragazzo del terzo anno che pare di seconda media; Pensandoci si diede dello strano, in particolare il suo modo di ragionare, questo gli parve tutto nuovo. Mai guardò  qualcuno con le guance tanto rosse, mai  invidiò Shibayama, mai se non fino a quel momento in cui lui osservò e basta i due.

Ancora più stranito dai suoi pensieri pensò alle favole che gli lesse la sua sorellona Alisa quando era piccolo: il principe  salva la principessa e proprio lì scatta il colpo di fulmine, ottenendo il classico lieto fine dove i due sono felici.
Proprio come in una favola, vi erano eroi? Chi erano? Chi era l'antieroe? Chi l'antagonista?
E chi era lui, che ruolo aveva?
Ma soprattutto: quale era il vero lieto fine?

[Angolino imbarazzante seppellitemi ciao]

sono vivo, sì questo capitolo è pessimo e ancora sì è solo di passaggio. Si vede che l'ho scritto dopo aver studiato narrativa? Ah no?
Nel mentre mi è venuta pure in mente una Denki Kaminari x reader, MA OKAY DETTAGLI.
Sono cringe scusate :")
Comunque  MI SI È FERMATO IL BLOCCO SIWHSJWJJS CHE BELLO, giuro che mi impegno di più per scrivere capitoli più sostanziosi che questo è solo 1.200 parole mi pare lol gomen~

Coomunque scusate se faccio fanservice sulla Nekoma, ma mi serve poi meritano amore sono troppo sottovalutati rip.

Se hai letto fino a qui ti amo, bevi tanta acqua e mangia che stai sciupat* <3

Sparisco prima che decida di eliminare la storia ciao.

-- ♡Wabi-san~

KOMOREBI || YakuLevDove le storie prendono vita. Scoprilo ora