|| Cɑpitolo Nove

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« No, li abbiamo finiti poco fa » rispose all'ennesima stessa domanda, posta da Lev che gesticolando indicava la parte di scaffale dedica ai mochi vuota. « Oh ma dai, che sfortuna » commentò, cercando un'alternativa soddisfacente ai suoi amatissimi mochi.
Nel mentre Yaku attendeva all'ingresso, contento del suo acquisto. Il negozietto era piuttosto spazioso, c'era un'atmosfera calorosa e i commessi erano sempre molto gentili con  tutti, specialmente coi ragazzi del club di pallavolo, acquirenti quotidiani lì, conosciuti principalmente per il baccano che provocavano ogni volta e per le numerose scuse dei senpai, dati i continui bisticci che causava il gruppo. E ovviamente per la statura impressionante del mezzo russo.

Come al solito, Lev ci mise quelli che per Yaku sembrarono secoli solo per poi optare alla meno invitante scelta dei nomi, i tradizionali dolci che però Lev evitava di scegliere, gli si spezzava spesso lo stecchino.
Quando il ragazzo - finalmente - andò alla cassa per comprare i nomi, il commesso sembrò sospirare, come sollevato. Chissà effettivamente da quanto tempo si trovavano lì.

I due uscirono e Yaku non tardò a rimproverare la lunga attesa a Lev, soprattutto a sua detta irrispettosa nei confronti del commesso, che con forzata pazienza aveva aspettato la scelta della merenda.
« Ma è il suo lavoro no? È come dire ad un pompiere di non spegnere un incendio! » rispose sempre con quel fare orgoglioso, che lo rendeva solo più sciocco. « Sei incorreggibile, Lev » gli rispose Yaku, scartando la merenda da lui scelta - sottoliniamo - in poco tempo.
Lev spinse la sedia, continuando la strada per il ritorno a casa, mentre reggeva il dolcetto in bocca, perché metterlo nella cartella era troppo complicato ovviamente. « Dovevamo parlare davanti scuola e invece ci siamo completamente dimenticati, complimenti » disse Yaku, atteggiandosi in modo altezzoso come al suo solito. Lev mugolò qualcosa, così il senpai piuttosto confuso voltò il viso, vedendo Lev con il pacchetto di nomi stretto con i denti.
Allungò il braccio, facendo cenno a Lev di abbassarsi leggermente. Così prese la merenda di Lev dalla bocca, con fare disgustato, e la scartò per poi passare un nomi al ragazzo, che lo prese continuando a condurre la sedia con solo la mano destra. « Grazie Yaku-san » disse contento, per poi dare un morso al nomi.
« Fai pena Lev, ma come fai a comportarti da bambino ogni volta? » disse scocciato, anche se l'immagine della matricola con la merenda in bocca era buffa. « Non mi comporto da bambino » rispose col boccone in bocca, mentre masticava. Yaku fu tentato dal tirargli un pugno, ma decise di provare ad essere paziente ed a concentrarsi sul motivo per cui si stava facendo accompagnare da Lev.

« Taci. Piuttosto, non mi hai ancora risposto, cosa ti preoccupa? » disse, cambiando completamente tono: a Lev sembrò quello di sua sorella maggiore Alisa, calmo e piacevole; ne rimase stupito. « Ah, no non era niente, solo ansia. » confermò, sorridendo leggermente. « Voglio solo dedicarti la vittoria, visto che non potrai giocare per colpa mia »

Calò il silenzio: le gote di entrambi si fecero rosse, quelle di Lev in particolare data la carnagione candida e chiara, e si irrigidirono entrambi. Yaku non disse nulla, non ringraziò e non commentò, come se il suo cervello avesse deciso di andare in ferie, abbandonandolo lì come un pesce lesso.
Tantomeno Lev provò a scusarsi: troppo preso dell'imbarazzo optò per accelerare il passo per arrivare più in fretta a casa di Yaku.

Perché lo aveva detto? Era vero?, la pensava così? E perché se ne stava pentendo?
Mille dubbi lo assalirono, mentre prendeva un altro nomi. A Yaku aveva fatto piacere saperlo? O lo aveva messo a disagio?
Tanti perché suonavano come rimbombi nella sua testa, tanti dubbi e pensieri mai portati a termine, lasciati lì, nel suo iperuranio. Con molta agitazione continuò a camminare, cominciando a sentirsi sudare freddo. L'ansia per la partita scemò lasciando spazio a quella per la frase detta poco prima.
Sentiva la voce di rimprovero di sua sorella dirgli "Lev non si fa così!", la stessa di quando da bambino le nascondeva i suoi giocattoli, o le faceva un qualsiasi dispetto.

Non seppe quanto tempo passò dall'enunciamento della frase, ma camminò così velocemente da arrivare subito a casa di Yaku. C'era già stato una volta, con tutta la squadra, e la ricordava perché nella zona di Nerima Ward poche case avevano giardini spaziosi, proprio come la casa di Yaku. Ricordò che il giardino era molto curato, agli occhi di Lev - che non capiva un accidenti di giardinaggio - parve perfetto.
Ormai il sole di prima quasi non si vedeva, immerso nelle nuvole, infatti il cielo si fece sempre più scuro. Si accesero i lampioni che illuminarono le strade e le persone iniziarono a chiudere le imposte delle finestre. Tutto come al solito, come ogni sera.
Tranne per Yaku e Lev, a causa di una frase, due periodi, tredici parole e sessantatre lettere. Che cosa avrebbe detto?

Arrivati davanti al cancello, Lev tolse le mani dalla sedia, facendo qualche passo indietro. Yaku invece si girò verso Lev, riuscendo a muovere la sedia anche se con movimenti meccanici. « Allora a domani? » disse il senpai, senza guardare in faccia Lev che rispose: « Si, a domani »

Lev stava per andarsene, quando di scatto, preso dall'impulso, si piegò in segno di scuse.
« Non volevo metterti a disagio. » confermò come già pensava « Mi sento in colpa perché tieni a giocare, quindi non voglio deluderti, visto che ti impegni per allenarmi. » aggiunse, col cuore che batteva a mille e un enorme senso di volersi impegnare, volersi mettere in gioco. Yaku guardò i capelli di Lev che, a causa dell'inchinamento affrettato, si erano scompigliati. Accennò un sorriso, anche se era molto più contento, e sospirò sollevato.
« Mi fa piacere, Lev. Semplicemente non me lo aspettavo » disse sinceramente, arrossendo « E stai dritto con quella schiena!, insomma »
Lev si alzò di scatto, arrossendo vistosamente.
« Mi hai colpito, vedi di impegnarti al massimo o ti arriverà un calcio » aggiunse facendo ridere la matricola « Un calcio alla demon-senpai maniera? » domandò cercando di trattenere una sonora risata, peggiore della precedente. « Vai a casa prima che dica al coach di farti sostituire. » gli rispose con il solito tono serio « Ah e buonanotte Lev, vedi di riposare questa sera » e poi si girò, percorrendo il vialetto davanti casa da solo.
« B-buonanotte Yaku-san! A domani » rispose imbarazzato e contento, muovendosi ad andare a casa, ancora color pomodoro in viso.

Ma hey!
Aggiorno solo questa sera perché ho cambiato idea sul capitolo, si anche questa volta volevo inserire Hēza ma ho cambiato idea. Spero di aver fatto un buon lavoro :")
Onestamente non mi dispiace, mi sono venute anche nuove idee per prossimi capitoli, ma ho paura che il prossimo sia un disastro, perché sarà quello della partita contro la Karasuno e non ho la minima idea di come strutturarlo, yEI.

Detto questo spero per voi di aver passato una buona giornata, ricordate di mangiare e bere :))

-♡ Wabi-san

KOMOREBI || YakuLevDove le storie prendono vita. Scoprilo ora