|| Cɑpitolo Dieci

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Avete presente quando vi trovate in una folla e i vostri occhi, anche se siete impegnati in un'altra qualsiasi azione, cadono su un determinato soggetto che, come se fosse una calamita per le vostre pupille, cattura la vostra attenzione, meglio di ogni altra cosa?
Spero abbiate capito a cosa mi riferisco, poiché questo è ciò che provano ogni mattina i pendolari e gli studenti che usufruiscono della metropolitana quando notano i soggetti della nostra situazione.
Per qualche motivo appena i due camminavano tra la folla, essa pareva spostarsi: e no, non perché quella coppia aveva caratteristiche estremamente particolari, come quelle dei supereroi nei JUMP! di cui Lev è un fan sfegatato.
È un allontanamento diverso, ammaliante e insolito. Gli occhi delle persone venivano catturati dalle due alte figure, che nonostante questo continuavano a vivere la loro routine, ignare di questi sguardi ammiratori.
Chi si trovava vicino loro aveva cauta attenzione nel non urtarli con la spalla - si sa, che i pendolari a malapena chiedono scusa in caso di scontro, sarà per la fretta? - e soprattutto rallentava leggermente per ammirare quei due visi dai lineamenti evidenti e la carnagione chiara, ma non cadaverica, quasi come se fosse neve.
Intorno a questo duo c'era circa mezzo metro di spazio libero in cui nessuno osava mettere piede dentro, come se implicasse una punizione solo avvicinarsi di un centimetro in più.

I due andavano contro corrente, la loro direzione era opposta a quella delle persone che con fretta si dirigevano a lavoro, fluendo in disordine. Ma mai mancava un'occhiata stupita e interessata ai due che parlottavano tra di loro, tenendosi a braccetto.
"Che occhi accesi!" "Sono davvero alti!" "Che viso delicato!" erano solo pochi dei pensieri che scorrevano nella testa di chi li guardava.

Ma come dare loro torto?

Il viso candido, delineato e curato era incorniciato da capelli chiari che sembravano soffici al tatto. Quei colori così graziosi mettevano in risalto il verde smeraldo degli occhi grandi, con tanto di ciglia folte, e le labbra rosee e sottili che sicuramente erano parte dei desideri dei coetanei dei due. E non solo la testa era ammaliante, lo era anche il corpo, che sembrava fatto apposta per loro: snello ma non per questo debole, infatti era muscoloso.
E infine, la caratteristica principale per cui i due erano oggetto di stupore della folla: la loro spiccata altezza, che farebbe sentire basso anche un giocatore di basketball medio.

Entrarono in pasticceria, con lo stomaco del ragazzo brontolante, e come se fossero due bambini osservarono la vetrina del balcone in cui si trovavano i dolci, mangiando le paste e le creme con gli occhi che brillavano.
L'odore di quelle leccornie e del caffè appena pronto ad essere servito, l'atmosfera calorosa della pasticceria e l'aspetto delizioso dei dolci era sicuramente la giusta maniera per iniziare la giornata, a detta della ragazza che si era avvantaggiata coi tempi, prendendo dalla borsetta color menta - coordinata quindi al colore della gonna - il portafoglio del medesimo colore.

« LEV!! » la voce di Alisa giunse alle orecchie di tutti, che immediatamente si girarono verso lei e il suo fratellino, che teneva le mani poggiate al vetro cristallino fino a quel richiamo che gliele fece levare da lì, lasciando una impronta appannata. « Scusateci tanto! Non succederà più!! » si chinò subito Alisa con le mani sulle guance per coprire il rossore che aveva preso il sopravvento sul viso. Vedendo la sua sorellona scusarsi, la copiò, per poi rimettersi dritto e sorridere in modo buffo, come se fosse davvero un bambino, alla commessa che con sguardo severo lo squadrò, mentre rivolse ad Alisa un sorriso dolce, dicendole di non preoccuparsi troppo.

Se i pendolari che tanto li ammiravano stupiti li avessero visti, probabilmente non avrebbero prestato attenzione a non colpirli con la spalla.

Lev ordinò i suoi amatissimi mochi e del tè, mentre Alisa decise di accompagnare i dolcetti con del caffè e latte.
« È sempre tutto così buono qui! Vero fratellino? » disse la ragazza dopo aver mangiato uno dei mochi. Lev annuì contento di quel momento della giornata riservato solo a loro due.
Da quando Alisa aveva iniziato, sempre molto lentamente, a farsi la sua vita, Lev la vedeva di meno. Era sempre stato un continuo rincorrerla in quel che faceva, ma ogni volta che la sua sorellona sbloccava uno dei nuovi capitoli della sua vita, lui si trovava indietro e bloccato.
Tuttavia il legame tra loro era così puro e affettuoso che lei cercava sempre di viziarlo in qualche modo, a partire da quando sceglieva di stare la sera con lui per vedere un film insieme, piuttosto che uscire con le sue amiche, quando rimandava le uscite per aiutarlo a ripassare in vista di una verifica o quando tornava a casa con una borsa di stoffa ricca di manga JUMP! solo per un bel voto preso a scuola.

Erano tante le cose che Alisa e Lev facevano insieme, nonostante lui fosse un liceale lei lo continuava a vedere come il bambino maldestro - non che ora non lo fosse - che cadeva dal letto mentre dormiva la notte.
Che a Lev andasse giù o no, Alisa non lo avrebbe mai visto come un adulto.

« Oggi pomeriggio posso venire a prenderti, se ti va! Possiamo passare al centro commerciale se vuoi » disse con il suo solito tono allegro Alisa, visto che oggi aveva il pomeriggio libero.
« Ho già da fare » rispose Lev, dopo aver ingoiato il boccone, per poi bere un sorso di tè « Ancora quel ragazzo del terzo anno? » disse con un sorriso furbo la sorellona, facendo arrossire vistosamente Lev che per poco non si strozzò con il tè. « AH! Ho indovinato! Cosa farete? » domandò curiosa, poggiando la testa sulle mani. « Eh? Ah nulla in realtà, lo accompagno a casa » rispose imbarazzato, lasciando di spiazzo Alisa, che non seppe come rispondere. « Oh, pensavo usciste insieme. Perché non lo inviti a fare una passeggiata? » domandò ingenuamente.
« U-uscire? Non credo Alisa, in fondo siamo solo amici, sono il suo kohai tutto qui »
Per qualche strano motivo il té di Lev divenne interessantissimo, tanto che si perse nel guardarlo.
« Oh Lev! Dovresti essere più fiducioso, o almeno devi provare a fare qualcosa! » disse sorridendogli dolcemente « E poi, cosa ti dice che non sia interessato anche lui? »
« Yaku-san sembra interessato ad una ragazza, che è il totale opposto di me. E poi è una ragazza, no? » disse, sentendosi l'amaro in bocca. « Magari è solo un interesse che come è venuto se ne andrà.. chi può dirlo » rispose Alisa, per poi controllare l'orologio « Devo andare ad un colloquio, ma tu resta pure e fai con calma! Salutami i tuoi amici Levochka! » disse per poi finire il caffè e latte ed infilare un mochi in bocca. Lev annuì e ricevette un bacio sulla fronte da Alisa, la quale a passo svelto sparì pochi secondi dopo fuori dalla pasticceria.

« Lev! » la voce di Shibayama ruppe sicuramente i timpani di Lev « Sto arrivando! Giuro! Dammi cinque minuti! » rispose, correndo come un matto per la strada.
Perennemente in ritardo, corse come solo faceva agli allenamenti - sotto ordini di Yaku -, per evitare di beccarsi una bella punizione da parte del sensei.
Perché quel ritardo? Molto semplicemente si era incantato davanti la vetrina di una fumetteria che metteva in mostra i volumi nuovi di zecca, perdendo la cognizione del tempo. « Povero Shibayama! » disse accelerando, pensando al suo povero amico costretto ad inventarsi qualche balla per non far arrabbiare il sensei, giustificando Lev.
Mancavano cinque minuti ai quattro tocchi della campanella della scuola, che indicava l'inizio delle lezioni. E ovviamente, Lev era a poco più di metà strada.

Non lo avrebbe mai detto ma quella mattina ringraziò Yaku per averlo spronato - a modo suo - così tanto nella corsa, poiché effettivamente era piuttosto veloce.
Piano piano iniziò a rallentare, fino a che non si fermò davanti al cancello della sua scuola. Si ricompose pronto a quella giornata stancante a scuola e poi camminò tranquillamente oltre al cancello. Coi vispi occhi cercava una figura familiare, anche se si rassegnò poco dopo all'idea di incontrare Shibayama o Teshiro.

« Buongiorno Lev-kun! » una voce dolce, quasi angelica, fece drizzare le orecchie del ragazzo. Il viso dolce, gli occhi color miele, i capelli corti legati in una morbida coda, se non per una ciocca lasciata libera per incorniciare il viso, rendendola ancora più carina.

Hēza sorrideva a Lev in modo sbarazzino, con in mano il telefono dalla cover giallo pastello, attendendo una risposta.

« B-buongiorno Hēza-chan » rispose finalmente, dopo averla squadrata, piuttosto stupito. « Hai visto Yaku-san? » domandò la ragazza, con le guance rosate « Ancora non sembra essersi fatto vedere, lo aspettavo da un po' » aggiunse un po' insicura sulle sue parole, mantenendo quell'aria dolce che probabilmente era motivo dell'interesse dei ragazzi.
« Veramente lo stavo cercando anche io, sai lo accompagno sempre in classe e a casa ormai » disse, marcando bene il "sempre", nonostante fosse stata questione di una manciata di giorni.
« Beh per questo ho chiesto a te! Siete ottimi amici, giusto? » disse senza far attendere la propria risposta. Lev la guardò torvo, deluso da quella definizione « Già, esattamente.. beh penso che ormai sia andato in classe, perché non andiamo anche noi? »

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Salve! Si, sono spuntata a caso e sì, è tornata Hēza. In realtà adoro il personaggio di Hēza LOL, non odiatela solo perché Yaku ha interesse nei suoi confronti :")
Comunque: ho ben quattro capitoli pronti! Cercherò di postare una volta a settimana, non è ancora chiaro il giorno, maa vi farò sapere al massimo 👩🏼‍🦯
Non so se qualcuno calcolerà questa fan fiction adolescenziale e cringe, ma mi rifiuto di lasciarla incompleta, quindi ve la subirete.
Detto questo, grazie se hai letto il capitolo!! Critiche e osservazioni sono ben accette, come al solito!! <3

KOMOREBI || YakuLevDove le storie prendono vita. Scoprilo ora