|| Cαpitolo quαttro

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" « Proprio così. » confermò Yaku."

Diciamo che si fece influenzare da Kai. Altrimenti non si sarebbe mai, sottolineo mai, lasciato accompagnare da Lev; infatti con aria contenta, quest'ultimo stava guidando la sedia a rotelle dove sedeva il suo senpai, sorridente come non mai e leggermente agitato: non voleva far male a Yaku, magari sbattendo contro qualcosa, o ancor peggio qualcuno. Ma tuttavia vedendo che Kai si fidava di lui era già più sicuro.

Poco prima che Yaku uscisse dall'aula, quindi al suono della campanella dell'ora di pranzo, Lev usò la scusa del bagno per potersi far trovare davanti la porta della classe. Inizialmente Yaku non gli diede retta, si comportò in modo orgoglioso; poi, Kai lo convinse, lui era uno che con le parole ci sapeva fare. Lev aveva dimenticato il pranzo nel suo zaino, ma avrebbe patito la fame. Doveva farsi perdonare da Yaku, a tutti i costi. Era convintissimo che il suo compagno fosse frustato, triste, di non poter giocare per un po'. Solo che da bravo senpai non voleva farglielo pesare. E per farsi perdonare lo avrebbe aiutato sempre, a costo di saltare un pasto.

« Hai superato la mensa, idiota. » disse Yaku, notando che avevano sorpassato la mensa dove era solito a mangiare in compagnia di Kuroo, Kai, Kenma - perché obbligato dal capitano - e occasionalmente, nei giorni di allenamento, altri membri della squadra. « Non sei così sveglio. » rispose Lev con un sorriso beffardo. Il senpai lo guardò con fare interrogativo, come incitandolo ad andare avanti: « Noi del primo anno mangiamo nella seconda mensa, Yaku-san! Andiamo lì. » Yaku si prese qualche secondo per elaborare, poi esclamò: « LEV! Io non mangio in mezzo a voi matricole, è imbarazzante. »
« Perché nonostante l'età siamo più alti di te? » rispose trattenendo la risata. Yaku lo colpì al fianco con un pugno; parliamo del classico ben conosciuto "demon-senpai", era piuttosto prevedibile. « Che puoi saperne tu, palo della luce. » borbottò un po' imbarazzato, mentre la matricola se la rideva. « Tranquillo, Shibayama-kun, Inouka-kun e Teshiro-kun non ci sono. Mangiano con Kuroo-senpai e il resto della squadra. » aggiunse, come per dire "Sì, sono alti più di te, ma non ci sono"; non ricevette risposta, quindi continuò a camminare fino a giungere alla mensa. Era piccola rispetto quella dei più grandi, ma comunque abbastanza spaziosa essendo il Nekoma un grande liceo. I tavoli consentivano agli studenti di poter stare in circa sei, ma delle volte alcuni si stringevano per fare spazio ad altri compagni, come la squadra di pallavolo. C'erano ampie finestre che davano la vista sull'esterno e illuminavano la stanza, tanto che non venivano usate le luci in giornate come quelle.
Gli occhi di Yaku saettarono subito su un tavolo, dove sedeva insieme ai suoi amici la "ragazza carina coi capelli corti", e così si rivolse a Lev -che intanto pativa la fame.
« Andiamo a quel tavolo? » domandò, anche se dal tono utilizzato Lev la pensò più come un'imposizione. « Perché? » gli chiese, controllando chi vi fosse seduto. « N-niente! » rispose con le gote rosse, per poi aggiungere: « Sono di classe tua, no? »
Lev lo guardò confuso, ma pensando che forse si sarebbe divertito annuì:
« Okay, andiamo a sederci a quel tavolo. »

Lev stava per mettere nuovamente le mani sulla sedia di Yaku, ma proprio quando le stava per poggiare il senpai si mosse con la sedia, lasciando che la punta delle dita del ragazzo la sfiorassero solo la. Yaku stava andando da solo, sforzandosi davvero tanto, con le mani che velocemente lasciavano e toccavano le ruote e gli occhi che saettavano sulle persone sedute al tavolo. Lev piuttosto confuso seguì Yaku, cercando di capite perché fosse partito così in fretta. Solo dopo notò Hezā-chan, sua compagna di classe molto carina, con un caschetto che le incorniciava il viso alla perfezione, occhi color miele e di piccola statura - che non influiva però sulle sue forme. Lev conosceva Hezā, la trovava gentile e simpatica, una ragazza socievole ma comunque seria se serve.

E a quanto pare il viso dolce, i capelli corti, le forme belle e la statura piccola avevano attirato l'attenzione di Yaku.

Quest'ultimo era ormai giunto al tavolo, così sorrise e salutò Hezā, la "ragazza carina coi capelli corti": « Ehi Hezā-chan! » la ragazza alzò lo sguardo dal suo pranzo, e sorrise stupita vedendo Yaku lì. « Oh c-ciao Yaku-senpai! Cosa fai qui? »
"Esisto anch'io" pensò Lev, guardando i compagni che improvvisamente gli parvero estranei. Si sentì un estraneo. I due avevano cominciato a conversare, Yaku aveva un sorriso largo e si rivolgeva con molta attenzione ad Hēza, che guardava in basso - probabilmente imbarazzata -, conversando però con molta allegria. Lev osservava con attenzione i due, sembrava che Yaku si fosse dimenticato di lui e del pranzo, tutto a causa di quella ragazza. Provò ad auto-convincersi che Yaku stesse parlando con lei solo perché non ne aveva sempre l'occasione, anche se non lo aveva trovato un gesto chissà quanto carino. Un po' rassegnato si sedette accanto ad un suo compagno, che finalmente lo aveva notato. Improvvisamente realizzò di non avere il pranzo: lo aveva lasciato in classe per arrivare in tempo davanti quella di Yaku. Proprio di Yaku, lo stesso che ora lo stava ignorando per parlare con Hēza, che non avrebbe mai pensato a passare davanti la classe di Yaku per pranzare insieme. Eppure, Yaku aveva preso il suo pranzo e stava mangiando mentre ascoltava la ragazza, pendendo dalle sue labbra. Lev alzò gli occhi al cielo, e decise di non intervenire: avrebbe aspettato che il senpai si accorgesse della situazione.

"Avrebbe aspettato" quanto? Aveva tante domande da fare a Yaku, il torneo era alle porte, lui aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, e Yaku era il suo senpai. Voleva dirgli in cosa era sicuro, in cosa insicuro, cosa avrebbe voluto fare, come avrebbe festeggiato la vittoria, come avrebbe reagito sua sorella, la sua famiglia, chiunque a lui conosciuto. Voleva dirgli che quel giorno avrebbe fatto tantissime foto, soprattutto a Kenma solo per farlo innervosire, e a lui perché sapeva benissimo che qualsiasi cosa lui facesse, avrebbe fatto incavolare Yaku. Di tutto, per mostrare agli altri cosa significasse essere felice, contento.

Ma Yaku non si rese conto di niente, quel giorno, durante quella pausa.

[ Angolo imbarazzante ]
SONO VIVA, GIURO. Sono impegnatissima e non ho proprio pensato a scrivere ma eccomi qui, with questo capitolo e I WISH I WERE HEATHERRRRR— okay scusate. Comunque sì, pray for Lev lo zerbino, eh niente questo :)

Spero vi sia piaciuto, grazie per aver lettoo, al prossimo aggiornamento guyz

Chiara

KOMOREBI || YakuLevDove le storie prendono vita. Scoprilo ora