|| Cαpitolo Cinque

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Non passò molto tempo per Yaku. Anzi, gli sembrò che fosse stato lì solo per qualche minuto a parlare del più e del meno con Hēza, che si dimostrò dolce nei suoi confronti. A Yaku parve perfetta, se non foste stato per le condizioni pessime in cui si ritrovava lui, le avrebbe chiesto di uscire. Certo, per Yaku sembrava essere passato qualche minuto, ma per un certo ragazzo, per chi non avesse capito proprio Lev Haiba, sembrava che fossero passate ore.

Due cognizioni del tempo pessime, il tutto dovuto da due sentimenti contrastanti rivolti alla stessa persona, Hēza.

Quella ragazza con un solo e genuino sorriso aveva mandato in pappa il cervello dei due amici: uno diventava rosso per un sentimento adolescenziale, l'altro per la rabbia. Era tutto confuso nelle loro teste, ricche di speranze, di ricordi e segreti che nemmeno loro sapevano di avere, ma che una persona empatica, che conosceva bene le persone in questione, avrebbe capito solamente grazie uno sguardo più attento. Non ci sarebbe voluto molto, serviva solo cogliere l'attimo in cui le loro emozioni assalivano la loro mente, lasciandoli incapaci di trattenerle, celarle alle persone ma soprattutto a loro stessi.

Lev era seriamente tentato di alzarsi ed andarsene dicendo a Yaku che lui lo stava aiutando, non Hēza. Ma comunque pensò al suo capitano, che sopportava tutti loro da tempo ormai, e si convinse ad imitarlo. Fece un respiro profondo e poi finse un sorriso, decidendo di interrompere la chiacchierata dei due: « Yaku-san!, l'allenamento! » Calò il silenzio al tavolo, tutti guardarono quel primino decisamente alto. Yaku in particolare si soffermò sul viso candido e allungato al punto giusto di Lev, come rendendosi conto di quello che stava accadendo.
Subito rivolse uno sguardo ad Hēza, per prendere il porta pranzo e poggiarlo sulle cosce, poi sorridendo alle matricole disse, prima di andarsene: « Impegnatevi! » Quel gruppetto annuì, salutarono i due, e poi Yaku aspettò che Lev iniziasse a "guidare" la sedia. Rimase così qualche secondo, poi girò la testa e vide che quel Gigante era scomparso. Deglutì e poggiò le mani sulle ruote, e cercò di auto convincersi di potercela fare. E così iniziò a muoversi, cercando di mostrarsi tranquillo agli occhi di tutti.
Dov'era Lev? Perché se n'era andato? Che fosse perché aveva parlato tutto il tempo con Hēza? Sicuramente era così, doveva scusarsi il prima possibile.

Yaku non era il migliore della classe, nemmeno un genio, ma certamente era sveglio e sapeva fare "2+2". Così decise di andare a cercarlo, nonostante sapesse benissimo che quella maledetta sedia non gli era amica. Sospirò e cercò di camminare ancora, almeno fino alla uscita della mensa, sperando di incrociare Kuroo, Kai o un qualsiasi membro della Nekoma, se non proprio Lev. Mancava poco, ma non sarebbe riuscito a raggiungere l'uscita, più o meno mancava qualche metro, così su due piedi decise di fermarsi: mostrandosi calmo, snodò la cravatta rossa, e finse di starsela aggiustando, senza attirare attenzione, ma semplicemente compiendo un gesto che potesse sembrare quotidiano.
« Accidenti a quel Gigante! » disse Yaku, aggiustando la cravatta fingendosi impegnato.

Lev strinse le mani sulla cinghia della borsa, preso dall'indecisione. Aveva sentito quella lamentela del suo senpai, ed era agitato, non sapeva che fare, vedeva Yaku da dietro l'angolo, effettivamente non era andato nemmeno tanto lontano. Inutile negarlo, Yaku era stato piuttosto scortese con lui, non lo aveva calcolato tutto quel tempo, Lev voleva risposte di uno come lui, uno tenace, forte, determinato, un vero virtuoso del suo ruolo, il libero. Voleva capire come essere come lui. Ridacchiando su Yaku che era incredibilmente adorabile mentre si aggiustava la cravatta, uscì allo scoperto facendo finta di nulla.

Inizialmente, Yaku sorrise alla vista di Lev, finalmente non era solo in mezzo alla mensa. Poi corrucciò le sopracciglia e con il suo solito tono da demon-senpai domandò: « Oi Lev! Dov'eri finito? » Sembrava un papà arrabbiato con quello sguardo severo, le braccia conserte e un broncio che nascondeva un sorrisetto. « Ehm che ti importa? » rispose Lev, fermandosi a qualche passo da lui. « Sei sparito, potevi almeno avvisare parlavo ancora con Hēza-chan! » disse, con le gote leggermente arrossate. Il sorriso sul volto di Lev si spense leggermente, era rimasto solo un accenno, si sentì un idiota, non voleva che accadesse questo. Voleva solo.. cosa voleva da Yaku? Non lo sapeva nemmeno lui.

« Si, si, ora andiamo o faremo tardi. » disse Lev, con un tono piuttosto diverso dal solito, arrivando a "prendere il comando" della sedia, per poi portarla in silenzio, un silenzio pesante, che però non durò tantissimo: « Lev? » Inaspettatamente, Yaku richiamò l'attenzione della matricola, che piuttosto sorpreso chiese: « Si? »
« Ti devo delle scuse. Dovevamo pranzare insieme, e tu non hai nemmeno pranzato. » disse ammettendo il suo errore e aprendo il porta pranzo che aveva poggiato sulle cosce; prese un fazzoletto e vi mise dentro dell'omusubi. « Mangia, idiota. » Lev era piuttosto confuso, ma prese volentieri l'omusubi dalla mano di Yaku, con le guance piuttosto rosse.
Allora Yaku non era stato distratto tutto il tempo? Aveva dato uno sguardo a Lev ogni tanto? Sentì il suo cuore fare un tuffo, forse due. « S-si che mangio! Grazie mille Yaku-san! » rispose, quasi ingozzandosi. Era contento, che Yaku fosse stato gentile con lui. Certo, non poteva negare che era un gesto dovuto, però era stato bellissimo. Il suo cuore batteva all'impazzata, se non fosse stato per la sua reputazione che doveva rimanere quel che era, avrebbe iniziato a saltare per il corridoio, a correre portandosi appresso Yaku. "Perché tutto questo, però?" Si chiese, riprendendo a portare la sedia, dando ogni tanto un morso al pranzo.
"Perché?" Guardò i capelli corti e leggermente mossi di Yaku, erano belli, sembravano morbidi, e quel colore era incredibilmente gradevole alla sua vista. Come Yaku nel complesso. Perché pensava tutto questo? Che forse quello che voleva da Yaku non fossero dritte per la pallavolo, ma semplicemente avrebbe voluto passare tempo con lui? Parlare, ascoltarlo per tanto tempo? Voleva questo? Voleva essergli vicino, essergli importante?
Era strano pensarlo. Ma bello.

[ Angolino imbarazzante ]
I FIUMI, STO PIANGENDO PERCHÉ LI AMO TROPPO AAAA, GOMEN. Nella vita cercatevi qualcuno che vi guardi come Lev guarda (i capelli di) Yaku. Ah bimbi picciniiii aaa, la smetto.

Quindi, questo capitolo lo ho scritto un po' questa mattina, un po' verso le 16 lmao, e un po' adesso, quindi sarà super confuso, ma HEY dovevo postare :). Quindi niente, voilà spero vi piaccia e di aver spiegato bene quel che prova Lev, CUCCIOLO DA PROTEGGERE, PLEASE. In più, sì Lev e Yaku non sono i due protagonisti ottusi del tipo: "oDdIo Mi PiAcE?1?1? NaHhHhH", non sono così stupidi dai.

Coomunque, volevo dirvi che sono genderfluid (he/she/they), e quindi niente, chiamatemi Wabisabi, se preferite Wabi! Attualmente mi sento un ragazzo ihih, ma in caso cambio l'ordine dei pronomi nella bio (il primo quello che preferisco :3).
Grazie mille mwah

Okay, mi eclisso perché mi fa malissimo la pancia e sto morendo addio.

- Wabi

KOMOREBI || YakuLevDove le storie prendono vita. Scoprilo ora