XIII

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Taehyung batteva nervosamente il piede a terra da così tanto da aver definitivamente perso la concezione del tempo. Perso nel suo piccolo e scuro mondo di ansia e paranoia, il moro si mordicchiava l'unghia del pollice fissando un indefinito punto della stanza come se da un momento all'altro sarebbe potuta apparire, sospesa a mezz'aria, la risposta a tutte le sue preoccupazioni.

"Taehyungie, dai... Jimin stravede per te, che senso ha rodersi il fegato in questo modo?"

La voce di Seokjin, seduto sul divano davanti a lui e precedentemente intento a leggere una rivista di matrimoni, arrivò chiara e cristallina alle sue orecchie, ma non alleviò minimamente la sua più che disperata condizione.

"Di Jimin mi fido, hyung. Sono quegli altri due a crearmi qualche disagio." Rispose storcendo l'angolo della bocca e continuando a guardare fisso dinanzi a sé.

"Credo seriamente che tu debba darti una calmata. Neanche Namjoon ha così paura che qualcuno possa portarmi via da lui."

"Questo perché sono sicuro al mille per mille che chiunque ti riporterebbe indietro nel giro di un paio d'ore." Rispose prontamente Namjoon, lasciandosi cadere a peso morto accanto al suo futuro marito che, adesso, lo fulminava con sguardo omicida.

"Grazie per il tuo contributo, Kim Namjoon, prezioso come sempre. A proposito, spero ti piaccia questo divano visto che ci dormirai."

Dopo aver ringhiato contro al suo fidanzato, Seokjin riportò l'attenzione sul piccolo di casa, addolcendo inevitabilmente di conseguenza lo sguardo.

"Tae... sono andati solamente dal parrucchiere insieme. Taemin e Jongin sono qui da più di una settimana e non hanno mai accennato nulla riguardo la questione della compagnia di danza. Perché dovrebbero farlo adesso?" cercò di farlo ragionare il maggiore.

Taehyung boccheggiò a vuoto, ingurgitando aria in assenza di parole sensate e logiche con cui controbattere. Seokjin aveva ragione, totalmente e innegabilmente. Eppure le sue giustificazioni così sensate non riuscivano a scalfire la sua agitazione. Era dal momento in cui aveva incrociato lo sguardo di quei due circensi che Taehyung conviveva con un costante stato di ansia e disagio, come un terribile presentimento che da lì a poco qualcosa di brutto sarebbe successo.

Da quando aveva preso l'abitudine di dormire stringendo Jimin tra le braccia, il minore non soffriva più di insonnia. Crollava addormentato nel giro di poco, magari dopo aver fatto l'amore, cullato dal respiro caldo del suo ragazzo sul collo. Eppure da una settimana l'insonnia era tornata. Si svegliava in piena notte, trafelato, spaventato da incubi che poi non ricordava ma che gli lasciavano addosso i segni indelebili di una paura che non se ne va. In quei momenti neanche le carezze, neanche i baci di Jimin riuscivano a calmarlo. E quindi Taehyung non poteva far altro che restare sveglio, aggrappandosi al suo piccolo sogno che, intanto, dormiva indisturbato e inconsapevole tra quelle lenzuola che l'altro sperava lo ospitassero per sempre. Quando la mattina dopo Jimin apriva gli occhi, trovava quelli dell'altro intenti a fissarlo, contornati da pesanti borse scure ma illuminati da così tanto amore che non poteva evitare di baciarlo. Jimin si preoccupava, Taehyung lo sentiva in ogni bacio fugace o in ogni carezza apprensiva. L'idea di turbarlo o di farlo stare male, creava nel moro un infinito turbinio di pensieri che sfociavano sempre nel disperato tentativo di mascherare le proprie insicurezze.

Ma a quanto pareva, Jimin era davvero bravo a leggere le persone, o quanto meno era bravissimo a leggere Taehyung. Il biondino aveva passato intere serate a cercare di rasserenarlo, ad accarezzargli i capelli e a sussurrargli che andava tutto bene. Jimin non capiva il reale motivo celato dietro il comportamento dell'altro. Taehyung non gli aveva parlato di cosa avesse sentito durante il primo incontro con Jongin e Taemin, non gli aveva confessato quanta paura avesse di vederselo portare via.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 29, 2020 ⏰

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