VII

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Taehyung rientrò in casa come una furia, inciampando su quel maledetto tappeto che Jin aveva insistito tanto per mettere all'ingresso e che odiava con tutto sé stesso. Il rumore della sua rovinosa caduta e le imprecazioni che ne susseguirono attirarono addirittura l'attenzione di Namjoon, ancora impegnato a lavorare nel suo studio.

La porta dello studio si aprì, rivelando la testa castana dello hyung che lo guardò con cipiglio confuso.

"Perché stai lottando con quel tappeto? Più ti dimeni più lui stringe, dovresti saperlo. Riesce a percepire la tua paura." Disse con tono sarcastico uscendo dalla stanza e avvicinandosi all'altro ragazzo.

"Mi servono le chiavi del tuo pick-up." Rispose Taehyung ringhiando, riuscendo finalmente a calciare via quel mostro che gli si era avvinghiato alle gambe.

"Il pick-up? Perché?"

"Andiamo hyung non fare domande! Vado di fretta."

Il moro si alzò in piedi, leggermente affannato, e fronteggiò il suo coinquilino che nel frattempo aveva incrociato le braccia.

"Come hai detto, è il mio pick-up. Non lo lascio nelle mani di un ragazzino maldestro e indisponente senza una ragione."

Taehyung sospirò, cercando di regolarizzare il respiro e di calmarsi. Non avrebbe ottenuto nulla se prima non avesse spiegato al maggiore quello che aveva intenzione di fare.

"C'è Jimin, sotto nell'atrio, che mi aspetta. Gli ho promesso che l'avrei portato a fare un giro in macchina e a mangiare qualcosa lungo il fiume Han. Ti prego, hyung. Sono sicuro che amerebbe il tuo pick-up."

Lo sguardo di Namjoon si illuminò malizioso e le sue belle fossette apparirono a decorare un sorriso furbo.

"Oh, ma certo! Jimin amerebbe il mio pick-up. E dimmi, paperotto, questa promessa ha a che fare con queste labbra gonfie che ti ritrovi?"

Taehyung amava i suoi hyung, veramente. Senza di loro non sarebbe sopravvissuto un giorno. Ma il suo amore era direttamente proporzionale all'odio che provava nei loro confronti quando decidevano di impicciarsi della sua vita sentimentale come se avesse ancora avuto quindici anni. Certo, alla fine erano sempre stati loro a dover raccogliere i pezzi del suo cuore quando le cose non erano andate per il meglio, ma adesso la questione era ben diversa. Lui era cresciuto e non aveva più tanta voglia di giocare alla posta del cuore.

"Sì hyung, esatto, riguarda proprio questo. E se adesso per favore puoi darmi le chiavi posso sperare di ripetere la bella esperienza di oggi pomeriggio." Rispose iniziando a perdere la pazienza.

Namjoon rise e si avvicinò al mobile dell'ingresso, prendendo da un piattino di ceramica un mazzo di chiavi evidentemente vecchie e consumate.

"Mi raccomando, fai attenzione. Soprattutto ai cerchioni posteriori sai che sono difet-"

Prima ancora che potesse finire la frase, Taehyung afferrò le chiavi e si lanciò fuori dalla porta di casa, ringraziando l'altro a gran voce e ignorando le sue proteste affannate.

Jimin era esattamente dove lo aveva lasciato, seduto sull'ultimo gradino della rampa di scale che portava all'atrio del condominio. Aveva le braccia avvolte attorno alle gambe e il viso poggiato sulle ginocchia, mentre con fare assorto osservava i piedi muoversi alternatamente su e giù. Taehyung stentò quasi a riconoscere il ragazzo che poco prima lo aveva ipnotizzato con i suoi modi sensuali e affascinanti. Ma anche quella versione non gli dispiaceva.

"Eccomi." Disse soddisfatto facendo tintinnare le chiavi davanti al viso assorto del biondino.

Jimin si alzò e si rassettò i vestiti, poi lo guardò sorridendo.

I sogni nascono sui tettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora