𝟐𝟐

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ADDISON

«Voglio sapere perché l'hai baciato!» Logan urlò e la sua voce si disperse dentro l'abitacolo della sua auto.

«Perché mi andava, che diavolo di domanda fai?»

Portandomi via dalla festa di Miriam, non aveva fatto altro che dimostrare a se stesso e a tutti coloro che avevano spostato la loro attenzione su di noi, che non fosse altro che un idiota.

«Da quando baci chiunque?» chiese ancora.

L'auto svoltò a destra e imboccò l'entrata del parcheggio.

«Non dire cazzate.»

«Non devo dire cazzate?» rise. Non ebbi bisogno di voltarmi per intravederlo scuotere freneticamente la testa. «Quello ti ha ficcato la lingua in bocca!» urlò ancora, parcheggiando alla rinfusa al centro dell'enorme spiazzale.

Mi venne quasi da ridere per il tanto nervosismo. «Ogni fottuta volta che dobbiamo litigare, mi porti in questo parcheggio del cazzo!» urlai, sganciando la cintura di sicurezza per liberarmi.

Sapevo bene quanto fastidio gli desse il mio scappare via in quei momenti, detestava il fatto che lo lasciassi dentro la sua auto come un perfetto idiota a parlare da solo. Ma be', se non altro quella sera lo era diventato sul serio.

«Be', scusa!» urlò, scendendo dall'auto. «È l'unico posto dove possiamo urlare senza attirare l'attenzione!» lo sportello si richiuse malamente a causa della forza esercitata dalle mani di Logan, mentre a passo svelto aggirò l'auto e io non riuscii a fare a meno di sussultare nel momento in cui le sue mani mi afferrarono dolcemente per i polsi. «Quel deficiente non si deve permettere», ringhiò, trascinandomi contro al suo corpo sodo. Richiuse lo sportello alle mie spalle, facendomici appoggiare con la schiena. «Sai chi hai baciato?»

«Cole, Logan! Ho baciato Cole, non farebbe male a una mosca», lo spintonai, liberandomi dalla presa delle sue mani sui miei polsi.

«Tu non eri lì l'anno scorso», il suo tono finalmente si calmò, ma si mantenne ugualmente arrabbiato... il che mi fece quasi rabbrividire, perché non era da lui.

«Di che stai parlando?»

«Alla festa di fine anno, quel maledetto stronzo», sospirò, stringendo le mani in due pugni. «Quel figlio di puttana è andato in giro a dire che ti aveva scopata nel bagno della palestra», contrasse la mascella e io rabbrividii sul serio. «Ti ricordi il periodo passato con gli occhi di tutti puntati addosso?»

«Sì.»

«Ecco. Non l'ha presa bene quando mi sono presentato sotto casa sua», alzò gli occhi al cielo e fece un passo indietro, liberandomi del tutto.

Mi tornò alla memoria il graziosissimo occhio nero che sua madre gli aveva curato con un pacco di verdure surgelate, quel giorno, Logan si era giustificato raccontando di aver preso una gomitata durante gli allenamenti di football... come se fosse possibile dare un colpo sul viso a un ragazzone alto due metri... mi ero costretta a credergli, eppure eccola lì la verità: aveva fatto a botte con quel coglione, l'aveva fatto per me.

«Tu sei pazzo», risi.

«Che cazzo ridi, Addison!? Quel cretino ricomincerà a dire in giro cose sul tuo conto!» urlò, dando un calcio a una lattina vuota e abbandonata sull'asfalto. Il suono metallico echeggiò nel silenzio del parcheggio e per qualche istante divise le nostre voci.

«Ma chi se ne frega! Dici sul serio, Logan?» sgranai gli occhi.

«Nessuno... guardami, Addison», tornò presto davanti a me, piegando le ginocchia per annullare la differenza d'altezza tra noi. Quando il suo viso si fece notevolmente più vicino al mio, adagiò la punta delle dita sul mio mento e mi costrinse ad alzare lo sguardo sul suo. «Nessuno ha il diritto di dire cazzate su di te, specialmente se questo nessuno si chiama Cole. Finché avrò vita, Addison, li sterminerò tutti, dal primo all'ultimo. Hai capito? Non avrebbe dovuto metterti la lingua in bocca», sussurrò.

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