1• Spiraglio di luce

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C'è un preciso istante in cui realizzi di trovarti dentro un sogno, è quel momento in cui vorresti continuare una determinata azione ad esempio: correre, saltare, afferrare un oggetto o semplicemente dare quel bacio, ma qualcosa ti blocca. Il caso vuole che quel qualcosa sia proprio la sveglia che inizia a suonare e da lì a poco i tuoi occhi si apriranno e ti ritroverai a fare i conti con l'inizio della solita giornata della tua solita e insignificante vita o forse no.

Allungo il braccio cercando di trovare quel dannato interruttore mentre la sveglia continua a suonare. Dalla finestra accanto al letto in questa piccola stanza tutta verde entra una luce fioca quasi fastidiosa, apro gli occhi, prendo il telefono, sono le 7:30 e tra poco più di un'ora e mezza inizierà un nuovo capitolo della mia vita.
Sento profumo di caffè, mi precipito subito in cucina.

«Caffè con schiuma di latte e una spolverata di cacao amaro, proprio come piace a te per iniziare bene la giornata.» Giulio mi porge la tazza con un ampio sorriso e il suo solito sguardo buffo ma rassicurante come solo un vero amico sa fare.

«Grazie.» l'afferro ancora assonnata ricambiando il sorriso.

«Senti quest'aria nuova che invade  tutta la casa oggi? Questo senso di libertà ? Siamo universitari è finito il periodo delle prese in giro alle medie , delle gomme appiccicate dentro il portacolori, e degli aeroplani di carta mandati da Michele brunetti con faccine stupide.» avverto dal suo tono di voce tutte le speranze riposte in questo nuovo inizio, la sua espressione è simile a quella di un bambino mentre apre l'uovo di cioccolata fiducioso che all'interno ci sia la sorpresa che aspettava da tempo.

«E se ci fosse qualcuno come Michele brunetti anche in facoltà?» Rispondo con tono sarcastico mentre bevo un sorso di caffè.

«Non essere sempre così pessimista Lia, oggi è un giorno nuovo, iniziamolo con il piede giusto.»

Adoro questo di Giulio, al contrario mio vede sempre uno spiraglio di luce, riesce a trovare una parola di conforto quando serve. Ci conosciamo dall'età in cui si smette di essere bambini, quando iniziano i problemi, quando si è curiosi e vogliosi di crescere. In tutti questi anni mi è sempre stato vicino ed io ho fatto altrettanto con lui e oggi sono felice di iniziare questo nuovo percorso insieme, da migliori amici a coinquilini a colleghi di università. Forse ha trasmesso a me la sua vena di positività, almeno per dieci minuti.
Gli do un bacio sulla guancia e corro a prepararmi.

Il mio nome è Natalia, ma tutti mi chiamano Lia. Ho da poco compiuto diciannove anni e da circa due settimane mi sono trasferita qui a Firenze per studiare medicina. Non amo tanto parlare di me, forse perché nemmeno io mi conosco poi così tanto bene, o semplicemente perché non c'è molto di cui parlare. Sono una ragazza semplice e con la testa sulle spalle per avere la mia età, forse nemmeno tanto bella. Non ho mai avuto un ragazzo, e come ogni bambina sono sempre stata innamorata di mio papá, e il suo affetto nei miei confronti mi è sempre bastato. Ho una sorella pazza che sta per sposarsi e una nonna che considero come il mio diario segreto, la mia spalla destra, il mio sostegno, a lei devo tutto.

«Fa presto Lia, o perderemo l'autobus.» cerca di ricordami Giulio mentre sento le sue urla provenire dal bagno.

«Con questi jeans sembro grassa, con quei pantaloni troppo magra, non ho niente da mettermi.» Piagnucolo, nella speranza di ottenere qualche commento positivo, "Tanto chi mai dovrebbe accorgersi di te" ecco la mia vocina interiore, sempre presente a rendere le scelte difficili ancora più difficili, si può spegnere in qualche modo? Esiste un tasto, qualcosa che mi permetta di metterla offline quando il suo parere non è gradito? Che condanna avere una mente troppo rumorosa per le persone poco sicure.

«Hai un fisico perfetto, qualunque cosa indossi ti sta divinamente, non occorre lamentarsi.» mi raggiunge nella mia stanza e fa una smorfia,abbassa gli occhi e ribatte: «E poi chi ti toglierebbe mai gli occhi di dosso da quel lato b, vedrai che saranno tutte invidiose di te.» Vorrei davvero riuscire a credergli, e anche se i suoi complimenti mi lusingano la mia autostima è sempre meno di zero.

«Se ti piacessero le donne saremmo già sposati io e te.» scoppiamo a ridere, e alla fine indosso la prima cosa a caso che mi capita tra le mani.

Giulio è omosessuale. Ricordo quando da bambini a scuola nelle scale dell'aula magna i ragazzini si riunivano per scambiarsi le carte di Yu-Gì-oh e dragonball, passando l'intera ricreazione tra di loro maschi, invece a Giulio piaceva parlare, ascoltare canzoni d'amore e inventare passi di danza con noi ragazze. Credo che l'abbia sempre saputo di non essere come gli altri. Ha cercato di non mostrarsi troppo per non andare contro la mentalità troppo bigotta dei suoi genitori, ma io ho visto nascere e compreso questo lato di lui. È il suo modo di essere che lo caratterizza, così spontaneo, fresco e con un grande cuore disposto ad amare e a lasciarsi amare.

Contro tutte le nostre aspettative siamo riusciti ad arrivare in facoltà senza fare troppo tardi.
La vita sembra frenetica qui.
Mi sento come il primo giorno di scuola superiore, curiosa e impaziente di scoprire con chi scambierò i miei appunti, con quali persone farò amicizia , con chi invece avrò uno scontro causa caratteri diversi, quale materia amerò, e quale invece odierò tremendamente. Sono elettrizzata all'idea che questa sarà la mia quotidianità per almeno sei anni.
Mi guardo intorno, le matricole si riconoscono a primo impatto, sono tutte un po' come me e Giulio, messe in un angolo cercando di non esporsi troppo, con lo sguardo perso nel vuoto ma con gli occhi pieni di speranza.

«Terra chiama Lia» mi schiocca le dita davanti gli occhi fino a farmi sobbalzare.
Non mi ero accorta di essermi incantata, anche se a dire il vero capita spesso di stare trai miei pensieri

«Sto solo cercando qualcuno con cui poterti rimpiazzare, non disturbarmi» ridacchio.

«Buona fortuna allora, chiunque accanto a te durerebbe non più di cinque minuti, sei troppo complicata» sorride e si passa una mano tra i capelli pieni di gel.
"Complicata" ripeto a me stessa, sinceramente non credo di esserlo poi così tanto, la verità è che mai nessuno si è posto il problema di comprendermi fino in fondo, le persone tendono sempre a fermarsi alle apparenze perché scavare dentro costa fatica. Lo guardo facendo una smorfia e prendendolo sotto braccio ci dirigiamo verso l'aula per seguire la prima lezione.

Biologia. Inauguriamo così questa prima ora di questo primo giorno. Poteva andarci peggio.

«Potete chiedere alzando la mano, senza scomporvi e senza troppo rumore, a me piace il silenzio.» Comincia così il discorso il nostro nuovo professore.
«Per me siete numeri, per voi sono professor Zanetti.»
Giulio mi lancia un'occhiata ed io ricambio alzando gli occhi al cielo. Iniziamo bene!

Prendo dalla borsa l'agenda tutta rosa che mi regalò nonna Ada prima della mia partenza.
Un pomeriggio mentre sistemavo la valigia confusa su cosa mettere al suo interno, nonna Ada mi disse: "Non ci si abitua mai a far volare lontano pezzi del nostro cuore" mentre con la sua mano mi accarezzava il viso.

«Vedi bambina mia, arriva un momento nella vita in cui si cresce, cambiano le prospettive. Un giorno credi che il tuo mondo siano i giochi, le coccole della mamma, le litigate con i fratelli e invece un attimo dopo ti ritrovi da sola a fare i conti con il futuro che ti attende, e a noi non resta altro che spiarti da lontano, e accompagnarti con un sorriso o tendendoti la mano quando ne avrai più bisogno in questo viaggio da donna. Anche se lontane fisicamente il mio cuore sarà sempre a un millimetro dal tuo.» i suoi occhi li ricordo bene, erano gonfi di lacrime.

Porgendomi un regalo aggiunse: «Qui potrai scrivere ciò che ti passa per la testa, che sia qualcosa di bello o altrettanto di triste, puoi immaginare di parlare con me, sarò il tuo diario segreto.»

I miei genitori si separarono quando io avevo solo cinque anni. Troppo piccola per comprendere quale tarlo si fosse insediato nel loro rapporto, e troppo ingenua per capire che niente sarebbe tornato come prima. Mamma si trasferì e poco dopo aver ottenuto i documenti di divorzio, si risposò, lasciando me e mia sorella da sole con nostro papà e con l'amore incondizionato di nonna Ada, che non ci negò mai un momento di pace e spensieratezza. Due elementi che ci accompagnarono per tutta l'infanzia e adolescenza.

Accarezzo l'agenda come se stessi facendo lo stesso con lei e scrivo due parole sulla prima pagina: "Grazie nonna".


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