1- Ti renderà felice?

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«Che ne dici amore, per te va bene?», chiede mia madre con quei suoi occhietti vispi e velati di lacrime.

Ah, mamma, quella che mi stai porgendo è la domanda più complicata del mondo. Sai com'è, non tutti i giorni una madre ti chiede se per te va bene trasferirsi in Florida da un momento all'altro.

In automatico mi metto a pensare a come sono arrivata fino a questo fatidico momento.

E quello che passa per la mia testa è tutto fuorché piacevole:

Tredici aprile di sei anni fa

Oggi diventerà la giornata più bella dell'anno, ne sono sicura. Devo solo aspettare che papà arrivi da quella porta e mi porti con sé a festeggiare il mio amato compleanno, il tredicesimo per l'esattezza. Come tutti gli altri anni io e lui andiamo al piccolo luna park del paese. 

Mamma in questo momento sta per andare a dormire, e per questo non la biasimo, con il lavoro da infermiera che fa deve essere estenuante stare in piedi tutta la notte ad assistere a delle persone malaticce. Bleah! Io odio essere malata, perché se mi ammalo non posso muovermi  tanto e devo prendere quelle schifezze chiamate medicine che mamma mi somministra. Davvero un inferno per una bambina di tredici anni!

Solo alzando lo sguardo noto che papà è in clamoroso ritardo. Strano, penso, lui non è mai in ritardo

Non so per certo quanto sia difficile il lavoro da pompiere, ma lui mi ha spiegato che i suoi amici supereroi lo aiutano sempre, e mi dice sempre che l'acqua è la loro più cara amica.

I pensieri mi vengono interrotti da mia mamma che entra in soggiorno piena di lacrime e singhiozzi. 

La vedo correre verso di me e, appena accorcia le distanze, mi abbraccia fortissimo, come per darmi conforto per la terribile notizia che sta per sganciare. Avrei tanto voluto che quell'abbraccio durasse un po' di più, perché metà della mia anima morì con papà.

Non ho mai capito cosa gli successe quel giorno, mamma diceva sempre che ero troppo piccola per capire. Sono arrivata a diciotto anni e ancora non so cosa è successo, ma sinceramente preferisco restare nell'ignoranza, farebbe solamente più male saperlo.

Da quel giorno di merda - scusatemi il francesismo - ho passato ogni secondo delle mie giornate ad aspettare davanti alla porta d'ingresso che mio padre comparisse e mi dicesse che era tutto uno stupido scherzo. Ma il mio papà diceva sempre che uno scherzo era bello solo quando durava poco. Ho smesso di sperare dopo quasi un anno, e la consapevolezza che lui non sarebbe più tornato da me uccise l'altra metà della mia anima.

Da stupida quale sono ho fatto di tutto per occupare la mente con attività dove richiedessero la massima concentrazione. 

Ad oggi ho appreso una miriade di cose: come pattinare con i rollerblade e sul ghiaccio; come mettere ko un avversario con la boxe, testimone il sacco che ho in garage; come pitturare paesaggi che Monet spostati proprio; come tendere un arco, passione innescata da quando vidi The Brave, Robin Hood ed Hunger Games; e come ho quasi smesso di cantare, a quanto pare mi si incrina la voce ogni volta che ci provo. 

Senza gli insegnamenti di papà non riesco a concentrarmi, lui sapeva sempre come prendermi con la sua badiale enciclopedia mentale di canzoni, per non parlare della sua maestria con la chitarra, lui era meglio di Angus Young o di Freddie Mercury, almeno per le mie orecchie da bambina era così, forse per me era addirittura il migliore del mondo. 

Ma non ho mai smesso, e mai smetterò, di fare dolci. Lui non poteva mangiarli a causa di quel maledettissimo diabete, quindi li mangiavamo sempre e solo io e la mamma. 

Just The Way You AreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora