Fu una bella gita e quando tornai corsi al ristorante da mio padre.
Entrai per salutarlo ma non mi aspettavo un'accoglienza così.
Non capivo erano tutti tristi, soprattutto mio padre era veramente giù.

"Ciao papà, tutto a posto?...che é successo, siete tutti depressi"

"Ciao tesoro, come é andata...comunque il padre di Jacob, Fred ha avuto un infarto. Solo che é stato molto forte, e non é neanche il suo primo" mi disse con tristezza. "Adesso é in ospedale, speriamo si riprenda, non é in condizioni ottimali"

Non ci credevo. Era una persona davvero speciale, e lo era diventato sempre di più negli ultimi tempi. Posai la borsa per terra e corsi fuori. Penso di non aver mai corso tanto, arrivai sudata all'ospedale, e in oltre mi ero anche sporcata le scarpe di fango passando dal parco.
"Scusi sa dirmi di Fred Holland?
Chiesi all' infermiera col fiatone.
"Si, é ricoverato in terapia. Non posso darle informazioni personali a meno che non sia un parente. Comunque può aspettare nel corridoio a destra, se gira di nuovo ci sono delle sedie"
La ringraziai e di fretta raggiunsi la sala. In realtà non lo conoscevo così a fondo ma era davvero speciale, soprattutto per mio padre. Era di nuovo felice e Fred si comportava sempre bene con me. Era davvero comico e riusciva a far sorridere chiunque anche nei momenti tristi.
Il peggio é che mi dispiaceva per Jacob. Chissà come si sentiva...anzi no, sapevo benissimo cosa stava provando.
Arrivai alle sedie, stavo quasi per scivolare, e lo vidi.
Era li seduto, senza lacrime, probabilmente le aveva già finite. Muoveva il piede producendo un ticchettio quasi impercettibile e aveva gli occhi fissi sul pavimento bianco. Già stavi male, in più l'ospedale non ti rallegrava molto. Anzi peggiorava solo le cose. Era sempre grigio, freddo, con gente che tossiva e questa luce quasi accecante che ti faceva rimanere sveglio. Lo so, perché ormai ne ero diventata esperta.
Sono stata anche in una clinica privata, di certo meglio arredata di un qualsiasi ospedale, ma la sensazione di vuoto era uguale, la stessa. In realtà potrebbero farlo di mille colori ma ti trasmetterebbe le stesse sensazioni.

Mi sedetti vicino a lui, non sapevo cosa dire, non sono brava nelle situazioni di conforto.
Rimise la schiena verso il muro e mi guardó. Riuscivo a vedere il nulla nei suoi occhi, quasi solo ombre scure. Diciamo che entrambi sapevamo quello che sarebbe successo ma nessuno voleva spiccicare parola.
Lo abbracciai. Fu l'abbraccio più bello che abbia mai dato. Senza accorgermene stava piangendo.
Non faceva rumore, piangeva soltanto, con il viso fra i miei capelli, e io che lo stringevo forte. Non voleva neanche che gli scendessero le lacrime, andavano da sole.
In lontananza vidi la madre arrivare dalla sala, era sconvolta, aveva il trucco colato e il fazzoletto fra  le mani.
Sapevo tutto ormai. Lei mi fece un sorriso di conforto mentre avevo ancora suo figlio tra le braccia.
Ricambiai il gesto, sorridendo con gli occhi lucidi anche a Jacob che ormai non provava più niente.

Alla fine seppi che era già stato avvertito più volte, un'altro problema al cuore e poteva rimanerci secco...e  purtroppo capitò.

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Pochi giorni dopo ci fu il funerale, non pioveva neanche quel giorno nella soleggiata Santa Monica.
Ci furono diversi discorsi. Jacob disse un semplice e sincero "Grazie".
Il quella parole erano racchiusi mille racconti e frasi. Ci fu anche un piccolo ricevimento, solo qualche amico intimo e familiari.
Ero sul divano e non trovavo più il ragazzo.
Uscii fuori e lo vidi li, seduto sul bordo del muretto che portava al giardino, con una bottiglia in mano e gli occhi sempre fissi al nulla.
Mi avvicinai e mi offrì il whisky, ne bevvi un pó e mi sedetti vicino a lui.
Appoggiò delicatamente la testa sulla mia spalla e io la poggiai su di lui.
Aveva tagliato un pó i capelli, stava bene.

"É svanito tutto...via andato, finito"
Incominciò lui.

"Cosa"

"Mi sento come se avessi sprecato tempo, tutti quei giorni potevo passare del tempo con lui invece andavo in giro a fare il coglione. L'ho deluso tante, troppe volte. Non ero come mi conosci adesso Sofi. Partivo la mattina e tornavo a casa il giorno dopo....giusto per sfamarmi senza pagare e rubare ai miei i soldi. Ero una causa persa. Ho fatto tante di quelle cazzate che non immagini"

"Non penso ti vedesse come una delusione. Sai, una volta mi ha detto che ti voleva bene e che noi due formavano una bella coppia. Sai era molto fiero di te." dissi cercando di tirarlo su di morale. Lui fece un accento di sorriso.

"Solo che é questo il problema. Finalmente mi stavo rimettendo in riga, avevo trovato un lavoro, stavo più in casa e avevo te.
E lui non può vederlo. Volevo davvero renderlo fiero. Ho passato la mia adolescienza facendo minchiate, saltando scuola e facendo pensare ai miei che forse era meglio non avere un figlio. Tutto per una stupida prova capisci. Una piccola sola siringa. Era diventata la mia rovina ma io ancora non lo sapevo e non lo capivo. Non so quante volte mi sono buttato giù da ponti, o almeno ci provavo ma puntualmente non ci rimanevo secco. E più vivevo più continuavo a distruggermi. Pensavo di non avere ragioni per vivere, e invece avevo molte persone che mi amavano, che mi tiravano fuori dai guai anche se ero inrecuperabile e che venivano alle 4 di mattina a prendermi nella stazione di polizia perché ero stato arrestato. Mio padre....tutto lui. Nessuno mi amava come lui. Non si sarebbe mai arreso, mentre io lo ero già dal principio."

Avevamo entrambi gli occhi rossi, e ad entrambi non serviva aggiungere parole. Ci guardammo e bastó quello per capirci. Lui sapeva la mia storia, e adesso io sapevo la sua.
Dissi solo queste semplici parole.

"Adesso non sei solo....hai me"

Ci sorridemmo con le lacrime agli occhi e la giornata finí li.
Non mi ricordo altro, ma quella sera sono andata a letto con la convinzione di aver trovato una persona che a lungo andare sarebbe diventata speciale, ma era solo l'inizio.

Under The RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora