Giostre illuminate

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La luna illumina a malapena la stanza da letto e, dalla finestra aperta, si riescono a percepire solo i timidi rumori della notte.

Due ragazzi si trovano con le gambe incrociate come a formare l'infinito, mentre le loro mani si sfiorano a malapena, lasciando così vivo in loro il desiderio di assaporarsi intensamente.

Il ragazzo pare inquieto, non riesce a prendere sonno: in realtà, sono anni che ha accettato di vivere interamente le ore notturne per essere davvero in grado di ascoltare, nel silenzio, i propri pensieri assordanti.

Tutto quella notte sembra però diverso: infatti, egli crede d'esser pronto a liberare le emozioni intime che custodisce nei meandri della sua psiche, sentendo che la sola presenza della ragazza avrebbe poi funzionato da anestetico per tutto il dolore sprigionato dalle sue parole.

Raramente, nella sua vita, era stato in grado di abbandonarsi ai sentimenti, e difficilmente, riusciva a lasciar correre lungo gli zigomi piccole gocce di tristezza.

In quel momento però, sentiva la necessità che qualcuno asciugasse quelle lacrime, e soprattutto, aveva bisogno che quel qualcuno ne capisse davvero la causa.

Perciò il ragazzo, guardando, pur nella penombra, gli occhi della sua amata così nel profondo da farle sentire il bisogno di essere letto nell'anima, le dice:

- "Sai cosa mi tiene sveglio la notte? Cosa mi brucia nel petto?

Cazzo, non è facile spiegartelo, non è facile dirti che vorrei l'infinito e lo vorrei a portata di mano.

Mi manca l'incanto di quando eravamo bambini, di quando, con questo mondo, pensavamo di poterci giocare e mi mancano gli anni in cui i giorni erano attrazione, divertimento e soprattutto leggerezza.

Mi manca poterci ridere su, semplicemente riderci su, e poterci svegliare pensando che la vita non fosse altro che una giostra bellissima, e che ci fosse anche qualcuno disposto a pagarti il biglietto per permetterti di non scendere mai.

Purtroppo però, quando cresciamo, quel qualcuno se ne va, e spesso se ne va improvvisamente, senza darti una spiegazione, senza salutarti nemmeno, costringendoti così a lasciare la tua spensieratezza, senza nemmeno sapere il perché.

Sai, io sono sceso troppo presto da quella giostra, troppo velocemente, e cadendo mi sono fatto anche male. Ma in fondo, la vita è così: l'illusione diventa disincanto, la giostra prende velocità e tutto diventa tornado, costringendoti ad abbandonarti a quello che succederà.

Poi, ti risvegli senza più fede, disorientato, e nei tuoi occhi non si legge più felicità.

I tuoi sogni vengono ridimensionati, ma dentro sei ancora il bambino di prima: la voglia di fantasticare su quello che succederà rimane, come rimane la volontà di vedere cieli infiniti, di colore diverso, abbracciare città, montagne e mari.

Tutti i sogni rimangono, ma si scontrano con il cinismo di chi non vuol più farsi male, non di nuovo, non così, e allora vivi le tue giornate combattendo con i denti e con le unghie per poter realizzare i tuoi vecchi sogni diventati in miniatura: combatti per non dovere aver limiti, ma lo fai con la consapevolezza che in realtà non dipenda davvero da te, perché senti che forse, la giostra, non funzionerà mai più.

I giorni scorrono così tutti diversi quanto monotoni: conosci persone nuove, mentre hai nel cuore quelle vecchie, ti innamori, ma senza fiducia, perché sai che nessuno più ti spingerà verso ciò che vuoi.

Anzi, magari qualcuno ci proverà, ma sai che sarà temporaneo. Odi e ami, ami e odi.

Poi arriva la notte e con lei cala un silenzio tale da obbligarmi a tappare le orecchie, sentendo i pensieri far troppo rumore, e tutto quello che ho dentro, brucia: fuoco vivo.

In questo modo tornano i sogni, torna la voglia di sentire profumi diversi, torna in mente la canzone che chi faceva girare la giostra, cantava per farmi addormentare.

E torna in mente, vivo, il ricordo del mondo sfocato nelle sue luci, visto da quella giostra. Tutto danzava, mentre nelle orecchie sentivo: <<Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare>>.

La voce del ragazzo si fa sempre più debole, e poi d'improvviso, si rompe in un pianto liberatorio: lentamente, e poi sempre più forte, tante piccole lacrime iniziano a scorrere lungo la guancia del ragazzo e, nel silenzio della notte, quando toccano terra, esse esplodono fragorosamente, come non volessero più essere solo segreti custoditi dolorosamente.

La ragazza, in modo delicato, e con il dorso della sua mano, accarezza il viso dell'amato, facendogli così trovare la forza di continuare:

- "Io sognavo, ma non dormivo, proprio come ora: sogno e non dormo, perché qualcosa mi brucia nel petto.

Ma cazzo, come faccio a spiegartelo? Come faccio a spiegarti cosa mi tiene sveglio la notte?

Io ci provo, ma qui il silenzio fa troppo rumore, non mi sentiresti.

Chiudi gli occhi, e seguimi con l'immaginazione, forse conosco un posto: ti piacerà.

È tanto tempo che non ci vado, e in questo posto, da piccolo, sono caduto.

Non ci ho più portato nessuno da quando... beh, non è facile dirlo.

Siamo arrivati, qua c'è meno rumore, riesci a sentirla, questa canzone?

Vedi le luci, mentre tutto intorno a noi gira, diventare linee infinite, così alla nostra portata?

Allunga la mano, prova a prenderle, sono sicuro che ti sentirai protetta, proprio come mi sento io quando mi rifugio nei tuoi occhi".

Così finalmente, le mani dei due si congiungono in una stretta che pare, per qualche secondo, essere indissolubile.

In questo modo, legati ora in tutti i sensi che l'animo umano riesca a comprendere, i due si adagiano lentamente sul letto.

Il ragazzo, aprendo per qualche secondo gli occhi, contempla la bellezza di un amore nato al chiaro di luna. Poi, delicatamente, e con la poca voce rimasta, le sussurra all'orecchio:

- "Sono così stanco, ora: ti va di dormire con me?".


(Disegno a cura di Andrea Bianchi)

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