Quella volta in cui il cielo baciò la terra

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Mentre la sta baciando, gli viene in mente che forse, a pensarci davvero bene, del mondo capovolto in cui è costretto a vivere da qualche tempo a questa parte, gli importa poco o nulla.

Il silenzio che tiene loro compagnia non è il solito nemico in cui pensieri dolorosi o pressanti fanno il loro concerto, ma sembra anzi attendere trepidamente di essere interrotto dal rumore di un amore che sta iniziando solo ora a prendere consapevolezza di sé stesso.

Una fitta nebbia inizia ad abbracciarli, ponendo i due al centro di un quadro impressionista, dove i colori autunnali si mescolano in toni caldi e freddi, diventando così sfumature che non perdono però la loro essenza.

D'improvviso il ragazzo, accortosi della nuova maschera che la natura aveva deciso di indossare, discosta la testa, ammettendo imbarazzato di aver paura di quel periodo dell'anno, di sentirsi a disagio se ciò che lo circonda non è chiaro e limpido, di temere l'indeterminatezza, voltandosi perciò indietro nel tentativo di cercare la strada percorsa per arrivare fin lì, a quel momento.

Ma lei, portando delicatamente le sue mani sul viso di lui, lo accarezza con la speranza di fargli percepire che, nonostante tutto sembri all'apparenza così sfocato, in realtà le cose non sono mai state così davvero a fuoco, e come la paura di perdersi faccia solo parte della meravigliosa danza che è l'innamorarsi:

- "Guardami, sono qui: tutto può sembrarti così incerto, puoi perfino sentire di perdere i tuoi confini, di mescolarti in qualcosa che non ti è mai appartenuto, ma la verità è che puoi ritrovare te stesso semplicemente guardandoti nei miei occhi, dove la tua immagine non sarà mai distorta o sbiadita, perché io ti vedo, ti vedo davvero"

Poi, dopo aver tirato fuori dallo zaino azzurro una macchina fotografica digitale, la ragazza indica un grosso albero che impone fiero la sua figura, l'unica riconoscibile nitidamente nel mezzo del prato bagnato che i due stanno percorrendo mano nella mano ormai da un paio d'ore:

- "Alla fine, nulla succede per caso: prendi per esempio quell'albero, così distinguibile pur in mezzo ad un caos che nasce dal puro desiderio del cielo di unirsi ancora e ancora una volta alla terra, attraverso le nuvole basse, come esse fossero l'unico modo per rivivere attimi di felicità primordiali di un tempo che forse non c'è più.

Ecco, ora guardalo attentamente, poi chiudi gli occhi, e immaginati di essere come questa mia macchina fotografica, quando deve prepararsi allo scatto perfetto. Quando, prima di definire l'oggetto del desiderio, passa attraverso momenti in cui tutto sembra essere indefinito, senza contorni e senza identità: solo attraverso quei pochi istanti siamo in grado di imprimere nettamente nella nostra mente ciò che crea in noi passione, ciò che abbiamo voluto fermamente rapire nei nostri ricordi.

Senza la nebbia, non avremmo fatto caso alla bellezza di quest'albero, alla sua forza invincibile di restare vestito di colori felici nonostante il tempo gli imponga di spogliarsene, poiché il paesaggio sarebbe stato così nella norma che, probabilmente, non avremmo fatto caso all'atto di resistenza che il nostro amico sta compiendo, nel tentativo di non scomparire nel tutto di una natura nel suo aspetto più madido e autunnale.

E quindi, come nella mia fotografia, così nella tua mente ora conserverai la sua immagine finché sentirai la necessità di un punto cardinale che ti aiuti ad orientarti in quella babele che è la vita".

Dopo aver finito di parlare, afferrandogli la mano, la ragazza invita dolcemente, ma in modo deciso, il giovane a seguirla.

Così i due s'incamminano in mezzo a campi imbiancati di brina con l'unico obbiettivo di tenersi compagnia finché tutte le paranoie e le ansie non sarebbero sparite.

Lui, che l'avrebbe comunque seguita ovunque avesse deciso di andare, s'affida totalmente a lei, come trasportato da un fiume in piena che non ne vuole sapere di aver freni o argini, e pensa rumorosamente fra sé e sé:

- "Fanculo gli alberi, voglio che sia lei il mio punto di riferimento.

E al diavolo questa paura di smarrirsi, perché sento davvero di potermi permettere di farlo con lei, sento crescere in me la voglia di perdermi nelle sue parole, nei suoi occhi..."

La ragazza interrompe improvvisamente ogni suo pensiero, irrompe nella sua mente, e lo abbraccia così forte che il battito del cuore dei due per un attimo sembra un'unica stupenda sinfonia. Allora lui, che si ritrova nuovamente tanto vicino a lei, sente premere dentro di sé un desiderio irrefrenabile di baciarla: così i due, in piedi in mezzo ad un letto di nuvole, si concedono un lungo bacio che infrange il silenzio.

Le loro sagome si distinguono nella nebbia, ma esse non hanno limiti o confini, essendo come fuse in una danza che le intreccia, e le fa sembrare perfette così.

E, mentre la bacia, gli viene in mente che forse, a pensarci davvero bene, del mondo capovolto in cui è costretto a vivere da qualche tempo a questa parte, gli importa poco o nulla, poiché l'unica cosa che conta davvero, è che dove le labbra di uno finiscono, debbano necessariamente iniziare quelle dell'altro.

Solo così, nel mondo, anch'esso fosse completamente avvolto nella nebbia, lui avrebbe sempre trovato il suo posto.


(Disegno a cura di Chiara Inebria)

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