1: L'asta del dolore

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Yume aprì piano gli occhi, ancora umidi di lacrime di qualche ora prima. Si guardò intorno, in una stanza mai vista e spoglia, dove c'era solo lei, legata e immobile. Ricordi confusi sbucarono nella sua mente e iniziò a pensare a come fosse finita lì. 

Doveva semplicemente recuperare una giacca, l'aveva lasciata in un bar dove lei, Shiro e Kyoko erano andati alcune volte. Una delle cameriere che lavoravano lì sembrava conoscere i gemelli, non sapeva bene come, ma era evidente che il loro essere ghoul c'entrava qualcosa. Spesso aveva trovato vari espedienti per rimanere sola con Shiro e Yume aveva capito che era fermamente ossessionata da lui. 
Di conseguenza era ovvio che era lei la sua peggior nemica, la rivale in amore. Yume sospirò, pensando a quanto era stata ingenua a crederle quando aveva ricevuto la sua telefonata, a decidere di andare al bar e prendere la giacca che aveva dimenticato. Come un'idiota era caduta nella sua trappola.
Quella donna la aspettava lì e, non appena Yume si era distratta l'aveva tramortita con un solo colpo.
Ora si svegliava in una stanza spoglia, da sola e senza sapere cosa ne sarebbe stato di lei.
Una piccola luce si accese nella sua testa, ricordando che Shiro sapeva che era andata in quel bar e che sicuramente si era accorto che qualcosa non andava. L'avrebbe cercata, a costo di buttare giù la città e l'avrebbe trovata, ne era certa.
Sempre che non l'avessero uccisa prima.

Shiro deglutì l'amaro che gli stava risalendo dallo stomaco, guardando immobile l'enorme palco dove Uta mascherato e i suoi dannati clown facevano stupidi spettacolini per intrattenere il folto pubblico. Uta gli aveva parlato spesso di quell'asta, una specie di mercato di umani da vendere ai ghoul, chi per mangiarli e chi per usarli in modo orribile come animaletti da compagnia, o peggio.  Aveva capito che Yume era finita in quello schifo quando, insospettito dalle innumerevoli chiamate senza risposta, era andato  in quel bar dove aveva trovato solamente la giacca e il telefono di Yume, accompagnati da una palettina numerata da asta. Era un segnale. Se la ami, vieni a prenderla.
Sapeva quanto Maki, l'ibrida che lui e Kyoko avevano tempo prima liberato dal laboratorio, fosse ossessionata da lui, ma non aveva idea che  potesse arrivare a prendere Yume e farle del male. L'unico piano che aveva in mente era di riprenderla prima che qualcuno di quei viscidi ospiti dell'asta potesse farlo prima di lui, ma qualcosa accadde prima che riuscisse a muoversi.

La porta si aprì violentemente e un'alta figura entrò. Yume si alzò e indietreggiò spaventata, poi notò dei capelli bianchi che spuntavano da sotto il grosso cappuccio nero. <<S-Shiro?>> lui si abbasso la maschera e sorrise, sollevato di vederla viva. Dopo un breve, ma intenso abbraccio la slegò. <<Il CCG ha attaccato l'asta. Dobbiamo uscire in fretta.>> si voltò, pronto per uscire, ma poi si fermò.
<<Mi dispiace per ciò che stai per vedere.>> mormorò con sguardo basso, senza riuscire a girarsi verso di lei.
Yume gli prese dolcemente la mano e si avvicinò piano.
<<L'importante è che usciamo da qui. Insieme.>>
Corsero fuori dalla stanza, mano nella mano, cercando di non inciampare nei corpi, ghoul e umani, sparsi per i corridoi e non scivolare sul loro sangue, che ricopriva i pavimenti.
<<Non fermarti!>> gridò Shiro ogni volta che sentiva Yume rallentare. Sapeva quanto quello spettacolo fosse orribile da vedere per lei, ma non poteva permetterle di fermarsi a guardare.
La sua mente cercò di concentrarsi sulla via di uscita, nel disperato tentativo di non pensare al dopo, a come avrebbe dovuto spiegare a Yume il perché di tanta cattiveria, morte e dolore.
E non ci sarebbe riuscito.

Shiro si sedette stancamente sul letto, accanto a Yume che dormiva pacificamente.
Erano riusciti a sfuggire al CCG senza essere scoperti e, anche se Maki si era messa in mezzo, lui non aveva esitato a combatterla, fino a lasciarla morente. Il tutto con Yume spettatrice immobile e muta, finché non erano tornati nell'appartamento di lui.
Lei si era sdraiata per poi addormentarsi, mentre lui aveva pulito i vestiti dal sangue, preparato un grosso borsone nero e ora aspettava, preparandosi mentalmente un discorso, il più difficile di sempre.
<<Shiro.>> lo chiamò Yume con voce impastata dal sonno. Lui non rispose, non la guardò nemmeno, ma rimase seduto a torcersi le mani nervosamente.
<<È stata una notte dura.>> riuscì a dire, poi sbuffò, chiedendosi che diavolo stesse dicendo.
<<Lo so.>> rispose lei, sfiorandogli una spalla. <<Stai bene?>>
Lui fece un lungo sospiro, e le parole sembravano bloccarsi in gola, ma si sforzò di vomitarle fuori.
<<Se io non fossi un ghoul, tutto ciò non sarebbe successo. >>
<<Che stai dicendo?>>
Lui la ignorò.  <<Uta mi ha chiesto tante volte di partecipare a quell'asta e ho sempre rifiutato. Se non ti avesse rapito Maki, forse lo avrebbe fatto lui, così da trascinarmi lì.>>
Yume non seppe come rispondere, si limitò a rimanere in ginocchio dietro di lui, fissandogli la schiena.
<<E se il CCG non avesse attaccato non so nemmeno se sarei riuscito a salvarti. Se ti avesse comprato qualcuno di quei ghoul?>>
Lei si guardò intorno, notando la grande borsa accanto a lui.
<<Vuoi andartene?>> disse tremante.
<<Non posso metterti ancora in pericolo. Preferisco saperti al sicuro che stare qui a rischiare la tua vita.>>
Yume si avvicinò piano, come se lui fosse in animale selvatico da non spaventare, e gli cinse dolcemente le spalle, abbracciandolo.
<<Shiro, non lasciarmi.>>
<<Non renderlo più difficile di così, ti prego.>>
Una soffice lacrima scese piano dagli occhi di lui.
<<Senti, io so cosa sei e accetto il tuo lato ghoul. So che vuoi proteggermi, ma non è questa la soluzione.>>
Lui non rispose, troppo intento a guardare il vuoto e trattenere le lacrime.
<<Se Uta ti avesse voluto tra i suoi, avrebbe fatto ben peggio che rapirmi. >>
Lo strinse ancora più forte.
<<Io non sono stupida. So bene che arriverà un momento in cui il tuo lato ghoul ti porterà via da me. Ma sono anche sicura che non sia adesso.>>
Lui si voltò piano, guardandola in quei teneri occhi nocciola, che lo avevano rapito dal primo momento che li aveva visti.
<<Se questa notte succederà qualcosa, allora capirò che dovrai andare.>>
Gli prese il viso tra le mani
<<Ma se invece non accadrà niente, rimaniamo qui tra le coperte e resterai con me, okay?>>
Lui si guardò intorno più volte, poi annuì silenzioso.
Si sdraiarono vicini, abbracciandosi piano e scivolarono lentamente nel sonno.

Quella notte fu calma e limpida, di riposo e dolcezza dopo una serata d'inferno.

Now the night is coming to an end
The sun  will rise and we will try again
Stay alive for me
[Truce- Twenty One Pilots]

Spazio autrice:
Non ce la faccio, li amo troppo
Mi era mancato scrivere di loro e sono contenta di questo capitolo, spero sia lo stesso per voi.
Alla prossima!

Hybrid: re-startDove le storie prendono vita. Scoprilo ora