Pagina 7

27 1 0
                                    

Fede perduta

"Una città incantevole, non è vero?" 

Zero si girò verso il suo maestro, comparso al suo fianco grazie a un teletrasporto installato in cima alla torre ovest del Palazzo Ducale. 

"Sapete sempre dove sono, deve essere un dono il vostro." Rispose il giovane contraccambiando il sorriso rivoltogli dall'uomo. Eliar portava bene i suoi cinquant'anni, e continuava a conservare quel portamento fiero che gli conferiva il rispetto di molti individui dei piani alti. Duchi della città compresi. 

"La verità è che ormai ti conosco fin troppo bene, figliolo. O forse mi è stato solo detto che una delle guardie ti ha visto dirigerti qui." Commentò il chierico con tono sardonico, avvicinandosi al parapetto da cui si poteva godere di una vista a trecentosessanta gradi di Baldur's Gate. "Il Duca Eltan mi ha detto che hai rifiutato la carica che ti è stata offerta." 

Zero incrociò le braccia sul petto, guardando dritto davanti a sé il sole che si inabissava nel Mare della Spada. Non era stata una decisione facile, ma sapeva che era quella giusta e, di colpo, il sorriso sul suo volto si affievolì. Inspirò a fondo l'aria pregna dell'odore di cibo, proveniente dalle cucine del palazzo e dalle taverne e osterie situate nei dintorni e che, mescolata ai suoni e alle musiche dei girovaghi in strada, rendeva l'atmosfera suggestiva. 

"La politica non fa per me, maestro. Non sono l'uomo adatto a prendere quel tipo di decisioni... vorrei poter girare la Costa prima di mettere radici qui." Commentò espirando pesantemente.

Eliar raddrizzò la schiena, congiungendo le mani dietro di essa e iniziò a camminare lungo il perimetro della Torre. 

"Lo immaginavo." Disse soltanto e Zero, tenendosi alla balaustra in mattoni con una mano, lo guardò con aria colpevole.

"Ho deluso le vostre aspettative." Asserì greve, ma Eliar, al contrario di quanto potesse aspettarsi, iniziò a ridacchiare sommessamente.

"Deludermi?" Sussurrò incredulo, come se parlasse più con sé stesso che con il suo allievo. "No, questo mai, mio caro ragazzo. Non ho scelto di prenderti con me senza aver prima ponderato al meglio le mie decisioni, per questo sei il mio studente prediletto... So che farai grandi cose."

«Va tutto bene, spilungone?»

Zero abbassò lo sguardo sulla piccola halfling, arrivatagli a fianco con il suo solito buonumore. Perso com'era nei ricordi non aveva fatto caso a lei, ma ora sentiva anche gli occhi di tutto il gruppo puntati su di sé mentre faceva da guida attraverso le vie e le piazze di Baldur's. Era una città irriconoscibile, le cui case e palazzi, un tempo sfarzosi, ora si ammassavano diroccati gli uni sugli altri, a creare un paesaggio di morte e distruzione. Una vista straziante, che gli causò un forte bruciore allo stomaco, soprattutto nel momento in cui i suoi occhi cerulei si posarono sul tetto semi crollato del tempio di Tymora. La sua casa, distrutta da Netheril.

«Sì, Remí, va tutto bene.» Disse apatico, ma la verità era ben altra. Non sentiva più quella spensieratezza che aveva quando era partito per mettersi in viaggio, perché, ovunque si girasse, vedeva un piccolo pezzo della sua vita sgretolarsi come polvere, che veniva portata via dal vento impetuoso della guerra. Con un cenno della testa indicò agli altri di seguirlo all'interno del palazzo e, poggiata una mano sulla spalla della piccola donna, si rimise rapidamente in cammino.

Giunto in prossimità della porta prese un profondo respiro per calmarsi e scacciare via quei dubbi nati dal suo primo colloquio con Beshaba, che erano tornati a farsi prepotenti nella sua mente non appena era salito sull'ultimo gradino. Credeva che si sarebbe sentito al sicuro al Palazzo della Signora, dove aveva passato buona parte della sua vita, ma, forse, nemmeno Eliar era in grado di sanare quel senso di smarrimento che avvertiva. Se solo non si fosse sentito così lontano dall'essere all'altezza della situazione...

Dancing lightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora