capitolo quinto

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Sentivo cose che non avevo mai sentito prima, cose impossibili, sensazioni anormali che non mi sarei mai immaginata di provare. Ero cambiata, non ero più la stessa e la cosa che più mi preoccupava era che non sapevo cosa stavo diventando.

Stavo seduta sul divano ad aspettare che Alec finisse la sua conversazione al telefono con suo nonno, per poi andare a casa sua. Lì ero sicura di trovare tutte le risposte alle mie domande, almeno così mi aspettavo. Non capivo di cosa stessero parlando al telefono, quei discorsi per me erano incomprensibili, le uniche parole che riuscivo a sentire, erano parole della quale non conoscevo il significato. Per il resto, il mio stato fisico non mi permetteva di ragionare e di sentire nulla. Gli occhi mi davano fastidio, la bocca mi faceva male e il mio stomaco aveva bisogno di mangiare, ma non del cibo, sentiva necessità di qualcos'altro, ma non riuscivo a capire cosa. Mi trovavo come in uno stato di trans.

-Okay, ora possiamo andare.- mi disse Alec, sorridendomi.

-Va bene.- Mi alzai e andai verso la porta.

-Aspetta.-

-Che c'è?-

-Potresti darmi quel bicchiere per favore?-

Non sapevo a cosa gli servisse, però lo presi subito, senza chiedere spiegazioni. Mentre avevo in mano il grosso bicchiere di vetro, mi venne un formicolio alle mani, che me le fece contrarre, così strinsi il bicchiere e dopo qualche secondo, lo ruppi schiacciandolo nella mia mano. Non riuscivo a credere a quello che avevo appena fatto. Come diavolo avevo fatto a spaccare un bicchiere con la mano? Ma la cosa più strana, fu quando mi uscì il sangue dal taglio che mi ero fatta. Appena lo vidi mi venne l'acquolina in bocca, come quando si ha un pasticcino alla panna sotto gli occhi. Non riuscii a trattenermi, avvicinai la mano alle labbra e cominciai a leccare il sangue. Sentendo il suo sapore, mi venne da chiudere gli occhi dal piacere e la sensazione di “sete” diminuì.

Riaprii gli occhi e guardai il mio taglio. Era abbastanza profondo, ma io non sentivo dolore. Come era possibile? Dopo pochi secondi la ferita cominciò a rimarginarsi da sola, fino a scomparire. Non credevo ai miei occhi, ero completamente senza parole, non avevo mai visto una cosa del genere. Alzai lo sguardo verso Alec che mi fissava come se quelle cose le vedesse tutti i giorni. Non era assolutamente stupito, anzi, sembrava quasi contento.

-Perché mi guardi così? Sembra che non ti faccia nessun effetto!- gli dissi

-Infatti non mi fa nessun effetto.-

-Ma come? Non hai visto quello che mi è appena successo?! Ho spaccato un bicchiere di vetro con la mano, la ferita è sparita, ho bevuto il mio sangue e mi è piaciuto! Come puoi stare così calmo?!-

Lui mi venne incontro e mi prese le spalle. -Claudia, questa cosa è del tutto normale per le condizioni in cui sei tu, non preoccuparti, okay?-

-No, non è okay! Come puoi definire questo normale? Il mio concetto di “normale” è esattamente l'opposto di questo!- Mi liberai dalla sua presa e tentai di calmarmi. -Okay, okay, lasciamo perdere e andiamo da tuo nonno!-

Lui si mise a ridere divertito, mentre io uscivo dalla porta come una bambina che faceva i capricci. -Aspetta, prendo le chiavi.-

-Le chiavi?-

-Sì, pick up.-

-Furgone? E ora mi stai dicendo che guidi?-

-Hey, ho diciassette anni, che ti aspettavi?- disse con sarcasmo, mentre faceva rimbalzare le chiavi nella sua mano.

Il pick up si trovava nel vialetto sul retro. Era colore rosso. Mi avvicinai e feci per aprire la portiera, ma Alec mi fermò, afferrandomi da dietro.

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