Ad Un Passo

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Sono talmente agitata da sentirmi mancare il respiro.
Credo che sono sul punto di avere una crisi di panico.
È non perché io abbia paura o cosa.
Ma sono talmente emozionata da non riuscire a trattenere nulla.
Sorrisi, lacrime e parole sconnesse.

- e se dovessi cadere?

Dico a Leyla che nel mentre sta cercando di chiudermi il vestito.

- Sanem cara, non succederà nulla di tutte le cose che hai detto.

Deren cerca di tranquillizzarmi ma io non ci riesco proprio.

- e se dovessi dimenticarmi tutto?

- impossibile sorella, con la memoria fotografica che ti ritrovi non corri nessun pericolo.

Annuisco ripetutamente.

- per favore Sanem, rovinerai i capelli se continui a muovere in questo modo la testa, e io non finirò mai di chiudere il vestito.

Cerco di stare ferma per quanto mi è possibile.
Sono iperattiva, Lo ammetto.
Ma ne ho tutti i motivi per esserlo.
Ho sognato fin troppo questo momento, e troppe volte sono stata sul punto di realizzare questo sogno che poi è caduto in frantumi.
Se dovesse andare qualcosa storto ne potrei morire.

- Sanem, uccellino, guardami e respira insieme a me.

È la voce dolce di Denize che cerca di farmi calmare.
Dopo il rito di fidanzamento come da tradizione sono caduta in una sorta di panico.
Le paure che credevo aver cancellato sono ritornate a padroneggiare tanto da disturbare anche le mie notti.
Quindi sotto insistenza della mia famiglia preoccupata ho dovuto chiedere consulto ad un psicologo, ed è lì che ho conosciuto Denize.
Lei è ancora alle prime armi, e aveva iniziato da poco a lavorare quando quel giorno l'ho incontrata.
Ero nella sala d'attesa ed una improvvisa crisi di panico, ha attirato la sua attenzione.
Prontamente si è fiondata ad aiutarmi.
Ha cercato di calmarmi e poi siamo uscite per fare una passeggiata.
Mi ha spronata a parlare e senza nemmeno accorgermene mi ero calmata, così ho iniziato a raccontarle tutta la mia storia e del perché ero arrivata a quel punto.
Non sapevo assolutamente che era una psicologa, avevo pensato e mi aveva fatto credere che era anche lei una paziente.
Quindi senza l'influenza che fosse un dottore ho iniziato a confidarmi con quella che credevo una sconosciuta che come me soffriva della mia stessa patologia.
Quando poi ero pronta a rientrare mi disse che non era necessario andare alla seduta.
Che le mie paure erano normali visto quello che avevamo dovuto passare per arrivare finalmente alla felicità.
Avevo bisogno solo di metabolizzarle e finalmente sarei stata libera da questi fantasmi.
Solo dopo scoprì chi era e la ringraziai, mi disse che era nuova da queste parti e non conosceva nessuno, così mi proposi di aiutarla a cercare un posto dove vivere e le presentai la mia grande famiglia.
Da quel momento è diventata una cara amica tanto da volerla al mio fianco nel giorno del mio matrimonio.
E adesso eccoci qui.
Nel mio meraviglioso abito bianco ad un passo dall'uomo che amo più della mia stessa vita.
Sono due giorni oggi che non ci vediamo.
Ho trascorso giorno e notte a casa dei miei genitori lontano da lui.
Ci siamo scambiati vari messaggi e chiamate.
Mi disse che l'attesa avrebbe aumentato il desiderio, ma a me bastava stargli lontano anche per un secondo per desiderarlo da morire.
Sono talmente emozionata che ogni parola o gesto, è un buon pretesto per piangere.
Non so quante volte ho dovuto rifare il trucco da quando mi sono svegliata, e credo che lo dovrò rifare altre migliaia di volte.

- Sanem, figlia, posso entrare?

La voce di mio padre mi riporta alla realtà.

- certo papà, entra pure.

Lo vedo sbucare da dietro la porta e nel vedermi, i suoi occhi si riempiono immediatamente di lacrime.
Io sono costretta a fare forza per non scoppiare a piangere ancora.

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