L'ultima nennella

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«Terra agliuttm!» Due semplici parole scivolarono dalla bocca sottile, morsicata da una schiera di denti bianchi seppur lievemente irregolari, e vibrarono nell'aria calda. Il gemere stridente degli scuri pizzicò la pelle lucida, cosparsa di una crema che alleviasse l'arsura del sole, e le orecchie si drizzarono, nella certezza che la madre stesse per affacciarsi e mortificare la propria dignità, unica costante della loro convivenza.

«Statte accort, nennella!» La figura avvenente della cinquantacinquenne si protese dal davanzale, la procace scollatura era poggiata sul marmo screziato, una mano tratteneva la persiana e l'altra finì nella lucente chioma nera per sistemare una forcina.

A passo fiero, Beatrice incedeva a capo innalzato tra gli edifici crepati che si ergevano nel vicolo, laddove si affacciava il basso in cui abitava con la donna, sfarfallando le dita per salutare e mettere a tacere Elvira, l'irruente e chiassosa madre. La strada si spianò al suo passaggio, gli scugnizzi accalcati nella tortuosa via si ammassarono ai due lati e l'inchiodarono tra scherno e beffe. «Nennella, è arrivato il ciclo?» Assordanti e sguaiate risate zittirono finanche Pino Daniele che, dai vetri abbassati di un rottame a quattro ruote, li apostrofava come Lazzare Felici.

Beatrice innalzò gli occhi al cielo, nonostante non riuscisse a immergerli nel terso azzurro senza aver dapprima visto il bucato sventolare per aria, eretto su corde che partivano da un palazzo e abbracciavano il dirimpettaio. Ugual sorte delle iridi grigioverde toccò al dito medio della ragazza, issatosi con fierezza verso l'orizzonte, seppur rivolto ai cafoni vicini.

Scrutò a pupille dardeggianti la salvezza, ossia quell'angolo di strada che l'avrebbe allontanata dal vicolo, immergendola nell'altra faccia della città. Sospirò di sollievo quando le punte delle sneakers si poggiarono sull'asfalto rovente della via che portava un nome diverso da quella in cui abitava, si diede uno slancio e iniziò a planare, gaia, tra pedoni urlanti e veicoli ingorgati. Sorrideva nonostante un ricordo mortificante punzecchiasse la memoria, aizzato da chi l'aveva appena schernita. Doveva tornare con la mente alla felice adolescenza per rimembrare l'episodio, a quando viveva con la famiglia nel quartiere collinare e ritornava nel vicolo solo per fugaci visite ai parenti materni. Era accaduto alla comunione della cugina Lucia, la giornata volgeva al termine e lei stringeva i denti, mancava poco e si sarebbe liberata dall'invadente oppressione delle zie.

L'imprevedibile, però, si unì all'allegra e rumorosa compagnia e il menarca arrivò interferendo con quanto più bramasse la dodicenne che era stata: l'anonimato. Mammà, invece, si premunì di informare ogni commensale che la figlia era diventata signorina e la giovane Beatrice divenne attrattiva principale della giornata.

Errante, girovaga, la giovane si era plasmata al mutamento della propria pelle con stoica rassegnazione. La dipartita del padre era stata fonte del cambiamento; donna Elvira, un tempo regina dei quartieri, aveva scialacquato, tra carte e vizi effimeri, i lasciti del marito. Ci aveva provato, il celeberrimo soprano Ernesto Iannelli, a elevare lo status della giovane donna di cui si era invaghito, ma invano.

Elvira aveva cambiato casa, quartiere, trascinandosi svogliata e spenta sul parquet di un attico a Posillipo, ma lasciando il cuore in un vicolo dove lei era la diva, e non il marito. Era arrivata, poi, la tragedia, inaspettata e cruda, e il loro matrimonio si era logorato tra le accuse. Ernesto si era consumato ed Elvira smarrita. E Beatrice era diventata adulta nel duplice delitto, seppur non ne avesse conoscenza.

L'attico era stato svenduto, prima che la banca lo pignorasse, per supplire ai debiti di gioco di Elvira, laddove la donna soffocava il proprio peccato. Aveva trascinato la figlia nella casa paterna e per Beatrice significò il dissolversi dei sogni di gloria, dall'abbandono del conservatorio privato dove studiava lirica alla rassegnazione di non poter frequentare neppure l'università.

Il bacio dello scorpioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora