Capitolo 2

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15° Compleanno

Merlin compie diciannove anni ma al momento il suo compleanno non è propriamente in cima ai suoi pensieri.
Non ha ancora terminato di correggere il saggio per il professor Matthews e la scadenza è fissata per l'indomani, quindi Merlin ha spento il cellulare e si è barricato in camera, con il preciso intento di evitare distrazioni. Il campus è ormai praticamente deserto, Merlin è uno dei pochi che non è ancora tornato a casa per le vacanze, persino il suo compagno di stanza è ormai via da ben quattro giorni ma per Merlin è un bene, perché ha l'alloggio tutto per sé e questo è un lusso di cui non riesce spesso a godere.
Merlin continua a leggere e rileggere il suo lavoro. Non sa perché ma non ne è soddisfatto.
Il professor Matthews è un osso duro e Merlin non è esattamente sicuro che il vecchio docente abbia una buona opinione di lui.
Merlin ha sempre l'impressione che lo stia soppesando, valutando, come se le sue capacità, i suoi risultati e la sua stessa persona non lo convincessero fino in fondo.
Ed anche se non lo ammette, la cosa lo innervosisce molto.
Per questo sa di non poter sbagliare.
Le parole del saggio continuano a scorrergli davanti agli occhi, così familiari che ormai sarebbe in grado di ripeterle a memoria.
Non per la prima volta da quando ha iniziato l'università, Merlin sente la mancanza di suo padre.
A volte gli piacerebbe che lui fosse lì ad incoraggiarlo, a dirgli che sta facendo bene e che è orgoglioso di lui.
Non che sua madre non lo faccia già abbastanza per tutti e due... Ma lei è sempre lì... E quelle parole può dirgliele ogni giorno. Da suo padre invece quelle parole lui non potrà più ascoltarle, ed è tremendamente ingiusto, e Merlin ci pensa continuamente.... Perché è nella natura umana desiderare ciò che non si potrà mai avere.
A quel pensiero lo sguardo gli cade, veloce e colpevole, sulla cornice poggiata a pochi centimetri dalla sua mano. Sulla foto che Morgana ha scattato a lui ed Arthur la sera della festa di diploma.
Dalla foto, Arthur lo guarda divertito, come se ridesse dei suoi sforzi di levarselo dal cuore.
Merlin abbassa la cornice quasi per protesta, rivolgendo il volto sorridente di Arthur verso il legno della scrivania. Non è il momento giusto per pensare a lui.
Non è mai il momento giusto per pensare ad Arthur.
Merlin riprende a correggere il suo lavoro e stavolta è talmente concentrato che nulla riesce a distoglierlo dallo schermo del computer.
Neanche i passi che si fermano davanti alla sua porta e di certo non il cigolio della maniglia che si abbassa.
Non sente neanche la bassa risata che vibra alle sue spalle.
- Quando Gwaine me l'ha detto, non ci volevo credere... –
Le parole però gli arrivano forti e chiare, e Merlin stavolta non può non udirle.
In un secondo salta letteralmente sulla sedia e si gira di scatto, in direzione della voce.
Non ha certo bisogno di voltarsi per sapere chi è, ciononostante si volta comunque, un riflesso incondizionato.
La voce di Arthur ha sempre quell'effetto su di lui.
Il suo amico è lì, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia intrecciate sul petto ed un sorriso divertito sul volto.
Nel vederlo Merlin abbassa gli occhi un secondo, in un gesto così fugace da sembrare un miraggio, perché la vista di Arthur gli dà sempre un senso di vuoto allo stomaco, e più tempo intercorre tra una visita e l'altra e più ha bisogno di un momento per riabituarsi a lui, soprattutto se gli compare davanti all'improvviso, come ora.
Il rendersene conto, non rende affatto le cose più facili.
A dirla tutta, lo fa sentire molto stupido.
Arthur entra sicuro nella stanza, riempiendola con la sua sola presenza.
Allarga le braccia, guardandosi intorno incredulo, poi si avvicina a Merlin, le mani sui fianchi, come se si preparasse a sgridare un bambino molto, molto indisciplinato.
- Merlin, amico... Che stai facendo? –
- Se hai parlato con Gwaine, come tu stesso hai detto, sai benissimo cosa sto facendo... –
- Oh sì, so tutto del tuo saggio. Ma comunque continuo a non spiegarmi la situazione. Quindi ripeto: Merlin - che - stai - facendo? –
Merlin odia quando Arthur si mette a scandire le parole.
Anche perché di solito è più difficile ignorarlo quando assume quel tono autoritario.
Meglio tentare una ritirata.
Con una piccola spinta, Merlin fa ruotare veloce la sedia verso il computer, tornando a dare le spalle a quel sorriso sfrontato, e inizia a battere sulla tastiera come se fosse terribilmente impegnato.
- Arthur, non ho tempo di giocare con te ora. Devo finire di correggere questo benedetto lavoro, sono in incredibile ritardo, e Matthews mi farà saltare il collo domani, se non consegno in tempo. –
Poggiando una mano sullo schienale della sedia di Merlin, Arthur si piega lentamente sulle ginocchia, e lo costringe piano a girarsi verso di lui, il viso quasi alla sua stessa altezza, gli occhi fissi nei suoi.
- Merlin – gli dice condiscendente, come se temesse che l'amico non fosse totalmente in sé - tu sei lo studente più brillante di tutta la facoltà. I professori baciano il suolo dove cammini e Matthews di certo non fa eccezione. –
Merlin si fa scappare uno sbuffo sarcastico, accompagnato da una scrollata di spalle.
Arthur però non si lascia scoraggiare.
- E questo tuo saggio. – Aggiunge, allungando un braccio oltre le spalle di Merlin e abbassando lo schermo del portatile con un gesto fluido della mano – Sarà perfetto, proprio come tutti gli altri. Lo so io. Lo sai tu. E domani lo saprà anche Matthews. L'unica cosa che devi fare ora, è cambiarti quella maglietta vecchia di tre giorni, uscire da questa stanza, e seguire il tuo migliore amico in quello che sarà il compleanno più incredibile di tutta la tua vita. –
Merlin sapeva che era lì che Arthur sarebbe andato a parare. Stava aspettando quelle parole da quando l'aveva visto comparire. Ma non si sarebbe arreso senza combattere.
- Hai detto così anche l'anno scorso... – Lo diverte sempre rammentargli la sua più grande disfatta.
- Se l'anno scorso è andata come andata, non è stata colpa mia. –
- Devo ricordarti l'incidente delle barche? –
- Quella non è stata una mia idea! È stata Gwen che... –
Ma Arthur non finisce la frase. L'argomento Gwen è sempre motivo di leggero imbarazzo tra loro, perché Arthur non gli ha mai parlato fino in fondo del perché sia finita tra loro e Merlin non si è mostrato particolarmente curioso di sapere.
Gwen del resto è ancora amica di entrambi, anche se il fatto che ora studi all'estero non permette a nessuno dei due di vederla quanto vorrebbero.
- Arthur, davvero, oggi non posso venire con te. –
Glielo dice col suo tono più serio, e per un meraviglioso, triste secondo, Merlin è quasi sicuro di averlo convinto.
Poi vede la mascella di Arthur contrarsi ed i suoi occhi diventare più scuri.
E allora capisce di aver perso.
Quando Arthur ha quella luce negli occhi, c'è davvero poco che lui possa fare.
- Merlin Thaddeus Emrys, io non ti permetterò di restartene chiuso da solo in una stanza, a studiare, nel giorno del tuo compleanno. Tu ora ti vesti e vieni con me. Hai cinque minuti. –
Così dicendo Arthur si alza ed esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Cinque minuti più tardi, Merlin si sta ancora cambiando ed ha le braccia alzate sopra la testa, i gomiti incastrati nel tessuto della maglietta pulita, quando Arthur riapre la porta di scatto.
Merlin fa appena in tempo a girarsi e a far sbucare dalla t-shirt la sua zazzera arruffata che Arthur, tutto soddisfatto nel vederlo così obbediente, gli dice con un gran sorriso: - Sbrigati imbranato! Ho una sorpresa per te... –

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