Capitolo 4

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18° Compleanno

Merlin esce dall'ascensore guardando la sagoma di Arthur che si allontana nel corridoio scuro.
Il cuore gli batte a mille ed il colletto stretto della camicia certo non aiuta.
Tutta colpa di Arthur naturalmente, che quel pomeriggio aveva insistito perché indossasse il suo miglior completo. E fa niente se per convincerlo aveva scelto una scusa di una tale banalità da risultare quasi tenera e che la diceva lunga sulla fiducia che riponeva nell'ingenuità di Merlin... Merlin ha finto comunque di credere alle sue baggianate perché sapeva bene il perché di quel suo volerlo tirare a lucido.
Quella era la sera del suo compleanno. La sera della festa a sorpresa. La sera della resa dei conti.
Merlin litiga col primo bottone della camicia mentre cerca di seguire Arthur nel buio. È un brutto vizio di Arthur quello di non accendere mai la luce per le scale quando rientrano a casa, forse perché si è abituato al fatto che Merlin lo faccia per lui.
O forse in realtà Arthur è davvero un essere soprannaturale (come Merlin ha sempre sospettato), ed oltre ad essere sfacciatamente bello in quel suo completo scuro, riesce anche a vedere al buio. Beh, purtroppo per lui, Merlin invece è un essere tristemente normale, quindi si avvicina all'interruttore e illumina a giorno il loro lungo corridoio, rifiutandosi categoricamente di fare ciò che si prefigge da ormai due giorni senza poter neanche guardare Arthur in faccia.
Arthur è già davanti la porta. Merlin sta quasi per raggiungerlo quando lo sente rispondere frettolosamente al telefono, quasi bisbigliando, e Merlin è pronto a scommettere che di qualunque cosa si tratti, riguarda la grande sorpresa. Si ferma a metà strada, in ascolto, sperando che Arthur non se ne accorga e, per sua fortuna, quell'asino è infatti troppo preso dalla conversazione per notare alcunché. Merlin lo vede girarsi velocemente, fino a dargli le spalle, e portare una mano vicino alla bocca per schermare di più la sua voce. Merlin trattiene inconsciamente il fiato. Arthur sembra arrabbiato, anche se cerca di nasconderlo. Le parole "Come non l'hai trovato?" gli arrivano chiare all'orecchio, nonostante Arthur avesse cercato di non ringhiarle troppo forte. Di sicuro doveva esserci Gwaine dall'altra parte dell'apparecchio, Arthur non usa quel tono con nessuno se non con lui, cosa che Gwaine, bontà sua, trova chissà perché esilarante...
"Stanno parlando del biglietto", si dice Merlin colpevole, e si chiede se Arthur a quel punto non si stia già facendo delle domande... Perché Arthur è sì un asino, ma non è di certo stupido...
Arthur chiude piano la telefonata e si gira verso di lui, aspettandolo pazientemente sulla porta... I suoi occhi, ancora vagamente arrabbiati, sono così azzurri da sembrare davvero di un altro mondo, e Merlin si sente sciogliere sotto quello sguardo.
Forse accendere la luce era stato un grosso errore.
Forse, tutto sommato, era meglio il buio.
Merlin si avvicina piano al suo amico di sempre chiedendosi se in futuro sarà ancora in grado di guardarlo così. Solo immaginare di no è abbastanza da farlo sentire male.
Eppure deve andare avanti.
Perché ci ha riflettuto per ben due giorni per arrivare alla conclusione che non avrebbe passato l'ultima sua sera a Londra con Arthur, circondato da amici benintenzionati e sorridenti che gli avrebbero augurato "Buon compleanno" e "Buon viaggio" (Arthur doveva aver già messo tutti a parte della grande notizia) senza avere la minima idea di quello che gli si agitava nel cuore, del dolore che sembrava penetrargli a forza nelle ossa, né del sentimento che da quella sera non sarebbe più stato soltanto suo.
Sì perché alla fine Merlin ha deciso di dire tutto ad Arthur, di confessargli ciò che da cinque anni gli pesa sulla coscienza e sul cuore. Perché si è reso conto che l'onestà è ormai l'unica cosa che può ancora salvare la loro amicizia. L'unica carta che gli è rimasta in mano.
Perché se per miracolo Arthur avesse potuto accettare quell'amore come una delle altre stranezze di Merlin... Come il suo essere maldestro o il suo borbottare... Allora forse... Col tempo...
Amici. Solo amici.
Finalmente. Di nuovo. Come una volta.
Quindi deve dirglielo adesso.
Deve allungare il braccio e fermarlo dall'aprire la porta.
Deve far sì che resti ad ascoltarlo.
Il biglietto aereo, quello che ha rubato dal comodino di Arthur quella mattina, brucia come una torcia nella tasca interna della sua giacca.
Merlin vi poggia sopra una mano, come per darsi coraggio, come a dirsi che se fosse andata davvero male, avrebbe sempre avuto un posto dove fuggire.
Poi prende un gran sospiro e si costringe a guardare Arthur negli occhi.

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