L'arrivo di Louis
Aeroporto di Londra
"Se mi avessero detto che mi avrebbero mandato dagli Yukon Men gli avrei piantato un asso. Forse due."
Louis trascinava la valigia le cui ruote puntualmente gli si incastravano nel retro delle scarpe, e marciava a passo spedito verso il suo gate, perché l'altoparlante invogliava i passeggeri ad accorrere prima di perdere il volo.
"Hai fatto di peggio", gli ricordò Niall.
"Il deserto non è il peggio. Il bosco lo è. 'Fanculo ai boschi e a queste fottute scarpe", ringhiò, "se solo fosse possibile camminare a piedi scalzi per tutta la città già le avrei buttate in un forno."
"Sei più lamentoso del solito." Louis schivò due o tre persone che gli stavano venendo addosso e li insultò a bassa voce. "E poi che schifo", disse Niall in un alto acuto, "camminare a piedi nudi? Le docce non ti servirebbero a niente per i germi che avresti ai piedi, forse non riusciresti nemmeno più a muoverti."
"Come se il tuo naso fosse più pulito", borbottò Louis. Si tenne il telefono stretto tra una spalla e l'orecchio e aggiustò la cinghia della valigia mezza rotta, poi ne afferrò il manico e riprese a camminare, con la valigia che sbatteva sulla sua coscia. Intravide la sua porta e si dedicò a trenta secondi di corsa in cui salutò Niall e gli chiese di prendersi cura di Cleo.
"Tranquillo, è in buone mani", gli aveva assicurato prima di staccare.
Staccare. Avrebbe voluto anche lui staccare, magari le teste dei suoi capi. L'eccitazione di un viaggio spesso sovrastava la sua paura dei luoghi sconosciuti, perché le scoperte, i reperti, la soddisfazione... Ma le foreste, chissà per quale motivo, lo facevano sentire come in uno spazio ristretto.
E allora Lesley gli chiedeva "ma che lavori a fare per il British Musuem?" e rispondeva ogni volta che non lo sapeva, e continuava a lavorare per il British Musuem.
Poi Berry e Klaus, che stavano all'entrata del museo a gironzolare quasi fossero agenti dell'FBI, le mani nelle tasche e gli occhiali discutibili abbassati sui loro visi, ammiccavano nella sua direzione quando provava a entrare nell'edificio.
"Lewis!" esclamava Berry, che era sordo o no Louis non l'aveva mai capito, "mi fa piacere che sei ancora fra noi!"
Klaus, al suo fianco, se la rideva di nascosto. "Ho sentito che vogliono affidarti qualcosa di importante."
A dirla tutta non si sbagliava, Klaus. Gli aveva omesso la parte del bosco, ma aveva ragione. Perciò ecco, ora stava prendendo un volo per il Canada.
"Ti divertirai. C'è da mettersi le mani nei capelli, però sono certo che la storia ti piacerà", gli aveva assicurato Lesley.
Non era affatto contento, ma non poteva rifiutare un incarico del genere, quindi si sedette al suo posto e osservò la terra sparire da sotto i suoi piedi.
***
Nuovo Brunswick
Non sentiva più le gambe, formicolavano e lo facevano zoppicare per tutto il corridoio dell'aeroporto del Nuovo Brunswick. Che poi, cosa diavolo era il Nuovo Brunswick? Mai sentito prima.
A ogni modo c'era un autista che lo aspettava fuori. Questo uscì dall'auto e gli aprì la portiera, poi il bagagliaio. "Lei è il signor. Tomlinson?"
"Il Signor. Morto, vorrà dire. Mi stanno cadendo le gambe."
L'uomo, si rivelò poi essere Dalton, gli prese la valigia dalle mani e la sistemò come meglio poté. "Quando arriveremo?"
Dalton rise rauco, forse divertito dalla sua impazienza. "Il Resort si trova a tre ore da qui. Si metta comodo", gli raccomandò.
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Oak Island
FanfictionLouis, per colpa del suo lavoro da archeologo al British Museum, viene spedito a Oak Island per indagare sul tesoro nascosto dell'isola, ma qualcuno non è molto contento del suo arrivo. O forse sono solo apparenze.