Capitolo Tre- L'avvertimento di Harry

67 2 0
                                    

L'avvertimento di Harry

"Cazzo, cazzo, cazzo."

La prima cosa che Louis aveva fatto appena spalancati gli occhi era aver realizzato di aver lasciato lo zaino al campetto di calcio. Quindi alle cinque del mattino si era imbottito di un giubbotto più grande di lui e aveva corso per esattamente tre chilometri e mezzo, la luce della luna che gli faceva risplendere la schiena.

Quando si fermò il cuore rimbombò in tutto il suo corpo, il petto era in fiamme e le orecchie fischiavano. Si guardò attorno e cercò l'albero al quale aveva appoggiato lo zaino.

Trovò l'albero, ma non lo zaino.

Cadde in ginocchio e si prese la testa fra le mani, disperato. Tastò il marciapiede solo per assicurarsi che non fosse un'illusione e che magari una barriera protettiva non gli stesse facendo vedere lo zaino. Ma nulla. Non era lì. L'avevano rubato.

"Dannazione!" gridò, e si conficcò le unghia nei palmi che dopo sbatté a terra. "Cazzo."

Sbatté la testa sul tronco e prese un grande respiro dopo quelli che gli parvero minuti insaziabili. Non aveva nemmeno portato i chiodi al museo e avrebbe dovuto dire a Lesley che aveva perso tutto.

Reperti, dannazione.

Coi denti stretti cacciò un altro grido e si portò le gambe al petto, stringendole con le braccia e posando la testa sulle ginocchia.

Chiuse gli occhi.

Si svegliò un'ora dopo con una mano che lo stava scuotendo dalla spalla. Saltò in aria e colpì malamente un tronco. "Ahia", borbottò. Alzò lo sguardo e non ci posso credere. "Non ci posso credere."

Harry lo fissava dall'alto, i boccolosi ricci gli ricadevano gentilmente sulla fronte e le tempie e indossava una maglietta e pantaloni sportivi; come le ultime volte che lo aveva incontrato non pareva mostrare emozioni particolari.

"Che ci fai qui?"

Harry sollevò le sopracciglia, quasi a ridere per la domanda. "Sei tu che stai dormendo a terra."

"Beh, okay, è vero." Tese il braccio. "Mi aiuti ad alzarmi o...?"

Harry gli afferrò la mano con la sua più grande e calda e lo mise in piedi con una velocità incredibile.

"Che ore sono?"

"Le sei e quattro."

Louis sospirò e si osservò i piedi, perché guardare in alto lo accecava. Seguì un silenzio così imbarazzante, con loro due messi uno davanti all'altro e ogni tanto dei corridori mattutini che passavano accanto. Harry non gli chiese perché aveva dormito a terra e Louis non gli fece capire nulla sul motivo, perciò non avevano niente da dirsi.

"Stavi tipo... correndo?"

"Sì."

"Alle sei del mattino?"

"Sì."

"Fantastico", deglutì.

Disagiodisagiodisagio.

Oak IslandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora