Louis e Harry collaborano
Louis era nel letto di Harry. Di nuovo. E non in quel senso.
Le coperte erano così morbide, il materasso prendeva la forma del suo corpo avvolto come un involtino e il cuscino era tremendamente bello e comodo.
Amava il letto di Harry, se lo sarebbe portato a Londra se avesse potuto. Doveva chiedergli che marca fosse.
Ma comunque, anche se i pensieri del mattino lo rincitrullivano, questo non significava che non dovesse farsi qualche domanda circa cosa ci facesse lì. L'unica cosa che sapeva era che la testa gli pulsava leggermente e che lo stomaco brontolava, o per la fame o per il bisogno di rimettere.
Voleva davvero alzarsi, ma era come bloccato. Amava quel cuscino. Lo amava.
Però doveva abbandonarlo.
Sollevò piano la testa e alzò di poco le coperte per vedere in che stato fosse e se avesse fatto una cazzata con Harry. Niente del genere. Non era nemmeno sicuro gli piacessero i ragazzi.
Non aveva più la pittura sul petto, aveva addosso la giacca che Harry portava ieri, era affibbiata fino al collo e gli teneva caldo il giusto perché sotto non aveva una maglietta. In pantaloni erano gli stessi.
Diede una piccolissima sbirciata più in là, ma non c'era nessuno in casa. Così si tolse le coperte di dosso, le sistemò per non far sembrare il letto un campo di battaglia nonostante non avesse mai imparato a rifare un letto, e a piedi scalzi camminò per tutta la roulotte.
Harry non si nascondeva da alcuna parte.
Si portò una mano ai capelli, li scombinò, cercò uno specchio che trovò nel bagno e si sciacquò il viso. Sorpassò la cuccetta del cane che c'era in cucina, le diede per sbaglio un calcio leggero e si sporse dall'unica finestra sopra il lavabo e il forno.
Harry stava piantando dei fiori. Dei nuovi fiori perché alcuni non erano sopravvissuti.
Sbadigliò e non provò neanche ad arrotolarsi le maniche della giacca; era molto grande, ma gli piacevano gli abiti che gli stavano grandi.
Aprì la porta cigolante della roulotte e fece i tre gradini senza andare oltre, sennò avrebbe calpestato la terra.
"Harry?"
Harry, che gli dava la schiena, piegato mentre scavava una buca abbastanza grande per dei fiori, si voltò.
Louis non doveva essere un bello spettacolo, sopratutto per l'occhio nero e i brutti tagli, perché Harry lo fissò a lungo. Alla fine si alzò, lasciò il fosso incompleto e gli andò incontro.
Louis si fece prendere abbastanza dal panico. Forse voleva dargli un calcio? Alla fine avrebbe capito, gli aveva invaso casa per la seconda volta. Allora salì un gradino all'indietro, giusto per prevenzione.
"Non dovresti essere qua fuori", gli disse Harry, scosso. Salì i gradini e si fece troppo vicino, poi toccò il petto di Louis con il proprio, ma solo perché si era allungato per afferrare la maniglia, aprire la porta e spingere Louis dentro. Quasi non cadde a terra.
"Perché-"
"Gli investigatori", tagliò corto Harry.
"È la tua isola, non possono stare qui."
Harry non lo guardò nel frattempo che si avvicinava a un ripiano della cucina. Prese una piccola scatola e la posò sul tavolo. Louis osservò attento i movimenti.
"È più complicato di così."
Louis non insistette oltre, a quanto pare lo stava infastidendo, o qualcosa del genere, e non capiva come. Gli dava fastidio, sopratutto ora che sembrava avessero risolto. Sembrava, appunto.
STAI LEGGENDO
Oak Island
FanfictionLouis, per colpa del suo lavoro da archeologo al British Museum, viene spedito a Oak Island per indagare sul tesoro nascosto dell'isola, ma qualcuno non è molto contento del suo arrivo. O forse sono solo apparenze.