Capitolo Due- Il tè di Harry

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Il tè di Harry

L'acqua era fredda. Ghiacciata, perfino. Louis, però, nuotava. Faceva le vasche, ed era arrivato a cinque.

Louis odiava l'acqua fredda, ma nuotava e faceva le vasche e sapeva che non aveva bisogno di dare a questo una motivazione, perché quando nuotava non pensava.

Louis credeva che fosse un buon modo per evitare i problemi, qualunque tipo di problema avesse. Non che fosse realmente un problema.

Insomma. Non aveva nulla a che fare con Harry Styles. Nulla. Non aveva a che fare con l'amicizia che c'era tra lui e Lilly, non aveva a che fare con tutte le dicerie che spifferavano su di lui, non aveva a che fare con nulla se non con il suo lavoro.

Lui era lì per quello. Il lavoro. Perciò, dannazione, non doveva nemmeno starsene a nuotare.

Però. Però era così. E quando si fermò al bordo della piscina, e vide una jeep sbucare dalla strada che portava all'isola, seppe anche che tra i suoi problemi, presto, ci sarebbe stato Harry Styles, perché se voleva scoprire l'isola, il suo possessore doveva permetterglielo.

Dalla lontananza lo vide con le mani sul volante, ma Harry non si accorse di lui e sparì dalla sua vista poco dopo.

Louis fece altre due vasche.

***

Lilly e Louis uscirono, quella sera. Louis decise che per quel giorno avrebbe evitato qualsiasi contatto con l'isola, che gli metteva più inquietudine del solito.

Lilly lo aveva portato a un bar molto calmo e silenzioso che si trovava a qualche chilometro lontano dal Resort. Gli aveva promesso che si sarebbe rilassato e che avrebbero parlato anche di come stavano andando gli scavi.

Louis, inutile dirlo, sperava non parlassero solo di quello. Erano seduti a un tavolo lontano dall'entrata e Lilly aveva in mano una pinta.

"Scusa, ma quanti anni hai?"

Lilly alzò il sopracciglio. "Come? Evidentemente sono abbastanza grande per una birra." Louis sbuffò. "Ne ho ventiquattro, grazie."

"Te ne davo molti di meno. Tipo, non so, venti? Diciannove?"

Lilly rise. "Non ricordo nemmeno più com'è avere diciannove anni."

"Vuoi dirlo a me? Sono più vicino ai trenta che ai diciotto."

"In tuo supporto c'è il tuo bel faccino da damerino a farti sembrare più giovane."

Louis sfoggiò il suo sorriso più abbagliante, decisamente troppo, e si sistemò dritto sulla sedia. Insomma, sapeva di essere un bel ragazzo, aveva conquistato l'autostima, l'aveva avuta, continuava ad averla e sperava di morirci con essa. Autostima di tutto quello che comprendeva se stesso, niente escluso. Quindi era contento di sentirsi adulato in aiuto ai suoi desideri di morte.

"Ho più una faccia da attore, non mentire."

"Un cantante, magari. Sei pieno di te, ma gli attori sono su un livello diverso di... umiltà."

Louis inarcò un sopracciglio. "Ho incontrato Tom Holland, se vuoi saperlo. Un vero angelo."

"Per te sono tutti degli angeli, è ovvio quando devi rivolgere lo sguardo sempre verso l'alto."

E okay, quello no. Louis sopportava le battute. Quello no. Ecco, ci potrebbe essere stata una piccola bugia, quella che la sua autostima fosse completamente intatta e lo sarebbe stata a vita. Era vero. Per carità. Solo che l'altezza era una cosa un po' diversa.

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