1 anno e mezzo dopo
"Come sta?" il dottor Jung, un bravo ragazzo posato e cortese, stava seduto davanti al tavolo della sala da pranzo di casa Park; c'era una tazza di tè fumante tra le sue mani e, mentre parlava con voce affranta, gli occhi dei genitori di Sunghoon, spenti, lo osservavano.
"Non esce dalla sua camera, nemmeno per mangiare e rifiuta qualsiasi proposta" la signora Park era dimagrita notevolmente.
Il suo viso era ora pelle ed ossa, mentre il pallore delle sue gote era accentuato dai lunghi e spettinati capelli, che le sfioravano il volto, e da quelle grosse e profonde occhiaie violacee che sembravano ormai un marchio abitudinale della sua giornata.
Se Sunghoon stava male, lei ne era il riflesso.
Superare mesi e mesi di terapia era dura, ma vedere il proprio figlio auto infliggersi un dolore continuo e straziante era qualcosa capace di prosciugare l'anima a qualsiasi persona che, intorno a lui, paresse volergli bene.
"Almeno mangia?" il dottore era incerto nel porre le sue domande.
Sapeva la gravità della condizione in cui il giovane ragazzo si era ritrovato, ma sperava che, con la costanza e la vicinanza di chi davvero desiderava donargli il cuore, sarebbe in qualche modo riuscito a scalare quella tortuosa vetta che era quel suo trauma e quel blocco mentale.
"Poco e niente, il minimo e indispensabile per non stare male e solo se forzato" il signor Park era seduto accanto alla moglie e rispecchiava, come una copia fatta a macchina, la sua medesima espressione che riproduceva un dolente mix di abbandono, disperazione e mancanza di speranza nel prossimo futuro.
L'incidente di Sunghoon aveva rovinato la vita di tutte quelle persone e, per quanto tentassero di tendergli una mano in cerca di bilaterale aiuto, finiva sempre che il ragazzo si richiudeva ancora di più in sé stesso.
"Dottore cosa possiamo fare?" c'era disperazione nella voce della signora Park.
Una supplica continua a cui tutti i presenti erano ormai abituati.
Si sentiva persa, disperata, priva di qualsiasi ragione se non quella di trovare, a qualunque costo, un modo per risollevare il figlio e rimetterlo dritto lungo la via che era quella della sua vita.
"Non lo so, arrivati a questo punto le abbiamo provate tutte, rifiuta la terapia ed è maggiorenne, non posso obbligarlo a venir ricoverato"
Il dottore lasciò andare le mani dalla tazza, portandosele alle tempie e appoggiandoci sì sopra, lasciando che i gomiti gli facessero da supporto sul tavolo.
Sospirò, cercando di trovare in una situazione talmente intricata, la punta di inizio e di fine di quel gomitolo che erano le possibili decisioni da prendere per procedere.
Si parlava della salute di una cara persona e quell'impotenza generale aveva mandato sull'orlo del baratro tutti i presenti che oramai non vedevano più la luce alla fine del tunnel, come un'eterna notte senza stelle né luna.
"L'unica cosa che possiamo fare è provare a sbloccarlo, magari i suoi amici..."
"No, il suo amico, Lee Heeseung, è stato qua più volte negli ultimi mesi, ma non è riuscito ad ottenere più di quello che abbiamo ottenuto noi" la signora Park era una donna molto volenterosa e piena di speranza, almeno lo era sempre stata, fino a che non si era ritrovata davanti all'inevitabile consapevolezza che in certe situazioni la speranza, sebbene fosse l'ultima a morire, era destinata a spegnersi e a giacere tra le proprie macerie.
"Non piange nemmeno, non si sfoga è completamente..." il signor Park tentò di trovare la parola più corretta senza dover espandere troppo quella frase che già faceva male di suo, "Apatico"
STAI LEGGENDO
Interlude - Before The Sunrise | Jakehoon
Fanfiction"Quando la luce si spegne e i ricordi tornano alla mente, è in quel momento che tutto torna a fare male, che tutte le memorie del passato tornano a tormentarmi e tutte le insicurezze che sono sempre riuscito a tenere distanti si abbattono definitiva...