Capitolo 1.2

633 61 3
                                    

"Sunghoon?"

La stanza era buia.

Non c'era nemmeno una misera luce a dargli un po' di calore e freschezza; le tapparelle rimanevano serrate e le finestre sigillate.

Si percepiva un forte tanfo di chiuso e stantio, mentre l'umidità rimasta all'interno si posava sulla pelle, rendendola appiccicosa.

Il naso del ragazzo si attorcigliò su sé stesso, cercando in un qualche modo di ritrovare un piccolo filo d'aria in quella che ora sembrava la tanta di un orso bruno.

Tra le ombre la sua figura si mosse da sotto le coperte, un ammasso di capelli corvini sul pallido volto segnato dall'insonne notte.

Sunghoon puntò gli occhi, stanchi, verso il suo amico che aveva appena fatto ingresso in quella stanza.

"Mh" lo salutò in un grugnito, cercando di mettersi dritto e appoggiando la schiena alla sbarra del letto.

Nel brusco movimento sentì la testa girare e aggrottò la fronte, mentre faceva sprofondare le mani sul materasso per ritrovare l'equilibrio.

"Ti va di uscire?" Heeseung, d'altro canto, non si squassò nemmeno per sbaglio.

Manteneva un'espressione sorridente, sebbene dietro a quei denti smaglianti si trovasse un velo più pesante del previsto di preoccupazione e difficoltà.

"No", fu secca la risposta seguita da uno sbuffo e da un fruscio di lenzuola.

Sunghoon si portò una mano agli occhi, sfregandoli appena.

Non era un giorno buono, pensò Heeseung, ormai abituato a quegli sbalzi di umore continui del suo migliore amico.

Dopo l'incidente la sua emotività era arrivata ai limiti, era come un continuo scendere e salire, una montagna russa che andava a tappe, girando e rigirando su sé stessa all'infinito.

C'erano giorni buoni, in cui Sunghoon era collaborativo, oppure giorni non troppo buoni, in cui il morale generale era più sotto dei cadaveri nel terreno, ed era tutto un insieme di lamentele, pianti e attacchi di panico continui, strazianti, che scemavano e si placavano solo dopo l'esaurimento di ogni energia.

E poi c'erano giorni come quelli, in cui tutta la rabbia repressa veniva buttata fuori con scatti d'ira e risposte secche e taglienti.

Quei giorni erano forse tra i migliori perché, per quanto fossero difficili da sostenere per chi gli era accanto, erano gli unici giorni in cui Sunghoon, effettivamente, lasciava uscire del tutto le sue emozioni nella loro più primitiva essenza.

"Non puoi continuare a rimanere qua e crogiolarti nella tua disperazione amico" Heeseung gli si avvicinò, lasciandosi andare e sedendosi ai piedi del letto, guardandolo dal basso e sospirando nel vedere quel cruccio divenire ancora più teso.

"E invece posso benissimo" così dicendo portò le gambe, sotto le coperte, all'altezza del suo petto, abbracciandole e posizionando il mento in mezzo alle ginocchia come per supportarsi.

Arricciò di nuovo il naso facendo una smorfia annoiata, vedendo il suo amico scuotere la testa contrariato.

"Puzzi, hai dei capelli orrendi e il culo flaccido ormai, se non esci da qua immediatamente giuro che ti prendo a forza" Heeseung si era rialzato e si era messo davanti a lui, in tutta la sua altezza troneggiante, mentre lo osservava con fare fin troppo concessivo.

"Va via Heeseung" sputò fuori Sunghoon in unica frase secca e coincisa.

Heeseung non si mosse e nemmeno esitò.

"Non me ne vado" ribatté a sua volta.

Sostenne lo sguardo tagliente e pungente dell'amico, in segno di sfida come due lupi che lottano per la dominanza.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora