Prologo

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Il telefono nell'ufficio squillò per la decima volta quella giornata e l'uomo in giacca e cravatta aveva evitato di alzare la cornetta ogni volta. Erano settimane che la banca gli inviava lettere ed email che egli leggeva e poi gettava via. Ora erano iniziate le telefonate ad ogni ora del giorno e della notte.

Choi Seungcheol, direttore dell'albergo Northern Heart, era alla scrivania con la testa fra le mani, incapace e stanco di fare qualsiasi cosa. Erano passati già cinque anni da quando aveva messo piede per la prima volta in Norvegia e da quando aveva acquistato un vecchio albergo che, poi, aveva fatto rinascere. Ricordava ancora le parole del precedente proprietario, un anziano uomo che si stava trasferendo per vivere la sua vecchiaia in un posto più tranquillo. 

-Ragazzo mio, quest'albergo nasconde più di quel che credi. Una leggenda, tramandata dai miei antenati, dice che questa terra era un luogo dove venivano praticate le assemblee dei druidi. Uno di loro era innamorato di una fanciulla, promessa sposa ad un altro druido. Si dice che quest'ultimo lo incastrò, compiendo un omicidio, ma non fu mai accusato perché riuscì a convincere l'assemblea della colpevolezza del suo rivale. Il druido innocente, condannato all'esilio e consapevole di non poter rivedere più la sua amata, gettò un sortilegio sulla terra dove sorgeva il suo villaggio. L'incantesimo non è mai stato sciolto e proprio sotto questo albergo c'è il punto in cui è più forte.- aveva detto il vecchio con fare sognante.

-E qual era questo sortilegio?- ricordava di aver chiesto scettico e sarcastico il ragazzo. Il vecchio aveva iniziato a ridere di gusto, probabilmente a causa della reazione del giovane.

-L'incanto lega per sempre due anime gemelle che si incontreranno nel luogo di potere dell'incantesimo. E' proprio qui che è più forte- aveva ripetuto rivolgendo lo sguardo al suo albergo e poi aveva continuato con un sorriso sghembo- Ragazzo, fa' attenzione, non vorrei che ti innamorassi e poi fuggissi lasciando il mio albergo a marcire!- Ed era scoppiato a ridere. Una risata così fragorosa che Seungcheol non aveva potuto fare a meno di non imitarlo.

Dopo cinque anni il giovane direttore riusciva ancora a ricordare quel giorno: il primo ricordo importante della sua vita nel nord Europa. La sua casa era in Corea e lo dimostravano i suoi occhi a mandorla che ormai erano circondati da un'ombra scura a causa dello stress. Anche i suoi sorrisi contagiosi, che dedicava al suo staff, celavano una stanchezza causata dalla disperazione di un uomo che, impotente, vedeva portarsi via i suoi sogni.

Il telefono squillò di nuovo, un rumore che era diventato insopportabile, tanto che Seungcheol si ritrovò a muoversi verso l'apparecchio e ad alzare la cornetta, solo per farlo smettere. 

-Salve, parlo con il signor Choi Seungcheol? -disse una voce, sbagliando anche la pronuncia del suo nome irritando ancora di più il ragazzo. Senza nemmeno aspettare una risposta la voce continuò -La chiamo per informarla che il conto dell'albergo è al verde, se non paga i suoi debiti saremo costretti a farle chiudere l'attività.- Finì, ma il suo interlocutore era deciso a non rispondere. Un silenzio tombale aleggiava nell'aria. - Lo so che sta ascoltando. Senta non la chiameremo più, né invieremo più posta. Ci dispiace metterla in una situazione del genere, soprattutto a Natale. Comunque il 27 dicembre la banca manderà un ispettore a controllare la contabilità, le prenotazioni e tutto ciò che potrebbe indicare un rilancio dell'albergo. Le ricordo ancora che ha tempo fino al 27 dicembre. Mi dispiace, buon Natale.- La chiamata terminò e il direttore quasi non se ne accorse fino a che il rumore sordo del bip del telefono non lo fece ritornare alla realtà.

Sospirò. -Cosa devo fare?!- disse tra sé e sé, chiudendo gli occhi e appoggiandosi alla sua scrivania. I conti non tornavano e i clienti erano pochi e di passaggio. C'era qualcosa che non andava, eppure il suo staff era diligente, l'albergo pulito e in ordine grazie agli addetti alle camere, Minha Hiroto e Vernon Chwe, la cucina era ottima, grazie al loro chef stellato, Felix Lee, e al loro sommelier, Jackson Wang, i giardini e gli allestimenti sempre originali grazie a Christopher Bang. Inoltre non ci si poteva lamentare della loro fidata guida turistica, Cleopatra David e nemmeno dell'impeccabile servizio dei receptionists, Seungkwan Boo e Lalisa Manoban. Il problema poteva essere nato quando due anni prima era stato inaugurato un mega albergo futuristico nella loro stessa zona, ma se anche fosse stato questo a causargli la bancarotta come avrebbero potuto rimediare? Sarebbe davvero finito tutto così? Doveva pur esistere un modo e lo avrebbe trovato di sicuro insieme ai suoi dipendenti, perché, in fondo, la sua deriva avrebbe causato anche la loro.

Si riavvicinò al telefono e compose il numero della reception. Due squilli e poi una voce allegra rispose. - Ehi, Boo chiama a rapporto tutti, vi voglio nel mio ufficio tra 10 minuti.- Seungcheol sentì l'altro trattenere il fiato, come se avesse notato che qualcosa di grosso stava per succedere. -Ok, capo.- rispose quello semplicemente. Iniziava la missione "Salva il Natale".

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